21.Una perfetta trincea.

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«Jane? Non si sentirà sola?»

«Non dire idiozie. Lei è abituata a stare da sola»

«Si, ma vorrei esserne sicura non si sa mai che-»

«Chiudi quella bocca e dalle fiato solo per dire cose sensate»
Mi mordo la lingua propensa a saltargli al collo per togliergli quello sguardo saccente che non sopporto.
Io parlo quanto mi pare e piace, che sia chiaro.

Ritorno ad essere la donna ragionevole che sono, fingendo di avere al mio fianco un beduino con cui non condivido nient'altro che l'esistenza sulla Terra.

Attraversiamo il vialetto sterrato in totale silenzio, avvicinandoci a passo spedito alla vettura rossa parcheggiata proprio lì in cui individuiamo due figure: un uomo e un ragazzino a trasportare dei borsoni.

«Ciao Jeremias...» saluta Lucas mettendo fine al nostro gioco del silenzio.
Jeremias è un ragazzino, alto quanto me, con qualche brufolo di troppo sparso qua e là sul viso su cui si intravedono i primi cenni di peluria più scura. Per la barba la strada è ancora molta lunga, ma se avesse continuato così nel giro di pochi anni avrebbe fatto concorrenza allo Yeti.
Ad occhio e croce dovrebbe avere sedici anni, considerata la fase bubbonica che sta attraversando.

«Zio Luke» ricambia Jeremias con un'alzata di spalle ritornando nel suo mondo.
Ne approfitta per posare le borse a terra e tirar fuori il suo iphone ultra moderno.
Mi ricorda Dylan quando si credeva il migliore di tutti, anche se credo che per gli uomini è sempre difficile uscirne, hanno questa continua ossessione di essere il centro dell'universo, come se facessero le prime donne, ma al maschile.
Jeremias al massimo per il momento può attingere solo alla controfigura di Frodo.

«Jer aiutami con quelle valige muovit- Oh, Lucas sei tu»
Si volta lui: Carlos Rodriguez in persona.
Esattamente non so quale dei fratelli sia il più bello.
Fanno a gara a chi si conquista il podio dell'uomo dell'anno.

Mi tocca sforzarmi per riuscire ad essere quanto più naturale possibile, il che è un controsenso perché per essere naturale non bisogna imporselo, tipo come ora.
Non dovrei fingere che non sia un figo pauroso, tuttavia non ho intenzione di distruggere l'ottimo lavoro fatto finora.
Eppure gli occhi sono fatti per guardare: Carlos ha la prestanza fisica di Salvador con il sorriso di Emily.
Tra i tre è quello che assomiglia di più ad entrambi i genitori.
È leggermente meno alto di Lucas, più adulto, l'accenno dei capelli bianchi sottolinea il suo avanzamento dell'età, che solo ora scopro non dispiacermi per niente.
Un po' come Richard Gere che per quanto invecchi rimane sempre nella storia un uomo sexy.

Carlos, è una rivisitazione di Richard Gere con indosso una camicia a righe su misura da cui è facile identificare la sua silhouette robusta, ma ugualmente scolpita, rispetto al fratello che sosta al mio fianco.
La giacca blu, dall'aspetto costosa, perfetto per un broker di un importante azienda finanziaria, la quale dà un tocco raffinato.
Mi lascio cullare dalla visione paradisiaca smettendo di essere in collegamento con l'ambiente esterno.
Lucas parla, non so di cosa, probabilmente roba divertente per il modo in cui Carlos sorride. La sua dentatura bianca... cavolo sto apprezzando l'industria finanziaria e il suo ottimo lavoro di odontoiatria.
Seguo i due uomini come se fosse un film in bianco e nero con i sottotitoli.

«...giusto Martha?»

Sei bellissimo Carlos portami con te...

Mi arriva una gomitata che mi distrae.
Sbatto le ciglia impressionata, notando sei occhi puntati verso di me.

«C-cosa?»

«Ma che ti prende?» mi fissa.
Eh?

«Stavo dicendo a mio fratello che sei molto contenta di partecipare al pranzo di nostra madre, giusto?»
Annuisco perplessa.
Mi prende in giro?
Non ho niente contro Emily ma sarei voluta scappare dall'inferno in quest'istante e lui mi tiene intrappola come un topo in gabbia.

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