CAPITOLO 2

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Fece un ghigno e disse "Io sono Daniel Carter".
Rimasi in silenzio per un attimo ancora attontita;
"Piacere Alyce Walker" ci guardammo senza dire niente, finché Dylan non interruppe quel momento.
"ehm, Alyce, meglio se andiamo via di qua" disse lui guardando torvo quel Daniel.
"perché?" Domandai io sorpresa. Da come si erano salutati sembravano molto amici, invece adesso si guardavano in cagnesco.
"Già Dylan, perché?" Daniel alzò un sopracciglio con la sua stessa espressione sul volto.
"Non ho tempo per spiegarti Alyce, meglio se andiamo".
Non capivo ancora cosa fosse successo, ma decisi di ascoltarlo.
Proprio in quel momento ci imbattemmo in Allison, era ubriaca fradicia.
Stava per cadere, e le corsi incontro per cercare di prenderla, ci riuscii, e le chiesi:" Al, merda, stai bene?"
Lei scoppiò a ridere.
"St-Sto bene..." fece una pausa e rise ancora "davvero". La mia faccia preoccupata non passò inosservata a Dylan, che mi diede una pacca affettuosa sulla spalla.
"se non ci sono problemi ti accompagno io fino a casa" Mi sorrise.
Annuii con convinzione, non avevo intenzione di rimanere da sola con Al ubriaca.
Dylan si mise Al sulla spalla e ci incamminammo verso la sua auto.
Montai sul sedile del passeggero e invece Al nei posti dietro.
Mi girai verso Dylan e notai che aveva un'espressione arrabbiata, ebbi la conferma quando guardai le sue nocche, erano completamente bianche. Un po' mi spaventava.
Perché d'un tratto aveva cambiato umore ? da quando aveva visto Daniel era diventato nervoso.
Proseguimmo il viaggio in silenzio, c'era tensione nell'aria, si poteva tagliare con un coltello.
Nel frattempo arrivammo davanti casa e svegliai Al che si era addormentata.
Dylan mi aiutò a portarla nella camera di sopra, e, decisi, anche se titubante, di invitarlo a restare per bere una cioccolata calda per sdebitarmi.
Ci sedemmo al tavolo e iniziai a parlare.
"Perché sei voluto andare via dalla festa così presto?"
Bevve un sorso di cioccolata prima di rispondere.
"Veramente non avevo più voglia di stare lì, e poi la tua amica stava male". Lo guardai con sospetto.
"Cosa c'è che non va con Daniel, perché hai voluto allontanarmi dai lui?"
Si bloccò per un secondo.
"che corso hai alla prima ora domani ?"cercò di cambiare discorso, allora in quel momento mi irritai.
"Rispondi alla mia domanda."
Chiuse gli occhi, e quando li riaprì vidi nel suo sguardo una nota di nervosismo.
"È una persona del quale non ci si può fidare Alyce, non è quello che credi che lui sia"
Rimasi senza fiato.
"Beh, ora devo andare, devo alzarmi presto domani" disse lui con un sorriso forzato.
"meglio se vado anche io, grazie per il passaggio".
ci incamminammo verso la porta.
"figurati".
Restai dietro di essa finché non sentii il rumore del motore della sua auto, una volta assicurata che se ne fosse andato mi sedetti a terra e mi presi la testa tra le mani.
Ero davvero stanca.
Mi incamminai verso la mia camera, mi struccai, -per quel poco che mi ero truccata-mi slegai i capelli, mi tolsi il vestito e mi misi il mio pigiama di pile rosa.
Una volta messa sotto le coperte, cercai di prendere sonno, ma niente, non ci riuscivo.
Perché Dylan voleva che stessi lontana da Daniel?
Questa domanda me la posi per tutta la notte, senza trovare mai una risposta.
E poi la sentii, la sveglia.
Quella maledetta sveglia, già la odiavo.
Mi alzai e mi diressi nella stanza di Al per vedere se stava bene, dormiva così serenamente che decisi di lasciarla riposare.
Andai in bagno e mi feci una doccia per svegliarmi del tutto, mi lavai i denti e mi diressi in camera per vestirmi.
Mi misi un semplice Jeans nero attillato strappato sulle ginocchia e una maglia del medesimo colore, mi misi una felpa bordeaux e raccolsi i miei capelli in una coda. Decisi di lasciare il trucco al naturale, perciò mi misi solo del burro cacao per ammorbidire le labbra. Indossai le mie amate Vans rigorosamente nere, presi lo zaino e mi avviai alla fermata del pullman.
Allison non c'era, perciò me la sarei dovuta cavare da sola.
Nel pullman mi ascoltai un po' di musica e iniziai a rileggere per la 5ª volta il libro di After.
Il viaggio durò meno del previsto e arrivai a scuola in anticipo.
Non c'era ancora nessuno, tranne Dylan e due ragazze che mi guardavano come se avessero appena visto un mostro.
Dylan mi venne in contro.
"Ciao Alyce, come stai ? hai dormito bene?" mi disse lui con un sorriso raggiante.
Come faceva ad essere così sorridente già dalle 8 del mattino ?
Gli sorrisi. "Beh, non c'è male, ho dormito molto bene, ero davvero stanca" mentii.
Le mie occhiaie confermarono il contrario, infatti non sembrava molto convinto, ma fece finta di niente e gliene fui molto grata.
"senti, ti va di andare a prendere un caffè al bar ? così ti svegli un po'" Chiese facendo una lieve risata.
Sorrisi anche io, aveva un sorriso davvero contagioso.
Ci andammo a sedere in un tavolo dove avevo la panoramica di tutti gli studenti della scuola, e in mezzo a loro vidi lui, Daniel.
Era con molte ragazze, e tutte sembravano cadere ai suoi piedi. Sembrava così a suo agio con loro, forse era per questo che Dylan mi ha detto di stare lontana da lui.
A quel punto Daniel si girò e mi vide. Feci uno sguardo indifferente e lui mi guardò con un sopracciglio alzato e una faccia a dir poco sorpreso dalla mia indifferenza.
Venni riscossa dai miei pensieri dalla mia migliore amica.
"Ehi Alyce!!" mi disse lei tirandomi uno spintone che mi avrebbe fatto cadere dalla sedia se non fosse stato per Dylan che mi prese per un soffio.
Lui mi sorrise.
"Buongiorno anche a..." non mi fece finire di parlare.
"Stronza! Perché mi hai lasciata a letto? Pensavi di andare al tuo primo giorno di scuola senza di me ehh" disse palesemente arrabbiata.
"Calmati Al, eri ubriaca ieri e non mi andava di svegliarti, sembravi così tranquilla mentre dormivi che non ho avuto il coraggio di svegliarti" il suo sguardo si rilassò un po'.
"oh..va bene. Comunque sia entriamo, sta per suonare la campanella" Affermò cerando di trascinarmi dentro scuola.
Come aveva previsto Al, la campanella suonò di li a poco.
Mi girai nella direzione di Dylan che per tutto questo tempo non aveva fatto altro che ascoltare la nostra conversazione.
"Vuoi venire con noi?" gli dissi io.
Gli si illuminarono gli occhi e si alzò senza dire una parola, annuii solo.
Ci siamo diretti verso l'aula. Io, Dylan e Al avevamo corsi differenti ma decisero entrambi di accompagnarmi al mio cosicché non mi perdessi.
Arrivati davanti alla porta dell'aula di matematica li ringraziai ed entrai.
La classe era molto grande, con due enormi lavagne e una cattedra gigantesca e banchi altrettanti grandi. C'erano 4 grandi finestre che illuminavano la classe, quindi le luci non servivano.
La maggior parte dei miei compagni di corso erano già arrivati, e io mi diressi negli unici due banchi ancora vuoti, quelli infondo.
Andai a sedermi in quello dove si aveva una visuale migliore della lavagna così potevo copiare meglio gli appunti.
Mentre scrivevo sentii la sedia di fianco a me spostarsi, e qualcuno sedersi.
Era lui.

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora