CAPITOLO 8

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Rimasi immobilizzata davanti alla porta, Al intanto era già andata avanti.
Quando si accorse che non la seguivo, tornò indietro.
"Alyce, che succede?" Disse lei accarezzandomi il braccio. Non risposi.
Seguì il mio sguardo a vide Daniel e Brittany che si baciavano.
"Oh...Alyce, se vuoi possiamo andarcene" azzardò lei un po' titubante.
Avrei voluto tanto andarmene, ma non potevo fargli vedere che ci stavo male.
"No. Noi restiamo, lui non è niente per me."
Lei mi guardò "Brava Alyce!" Mi prese per mano, e, in quel momento Brittany si alzò e trascinò Daniel con se.
Non mi aveva ancora visto.
Poi però, Jessica, l'amica di quella Brittany, urlò per attirare l'attenzione di tutti.
"Uhhh, guardate un po' chi c'è" in molti si girarono nella mia direzione, anche Daniel. Rimase immobilizzato, Brittany se ne accorse e gli strattonò il braccio. Distolsi subito lo sguardo. Che schifo. Daniel, nonostante mi avesse visto, continuò comunque a seguire Brittany su per le scale.
Feci finta di niente, non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi arrabbiata.
Feci un sorriso falso. "Ciao Jessica" Al mi toccò un braccio, mi girai e vidi Dylan.
Gli corsi in contro.
"Dylan!" Lo abbracciai forte.
Lui guardò Al e si divincolò da me. Il sorriso mi morì sulle labbra.
"Che volete?" Disse lui continuando a bere il suo cocktail.
Al lo guardò triste. "Dylan, ci dispiace davvero tanto, non avremmo dovuto tenerti all'oscuro.."
disse lei, aveva gli occhi lucidi.
Prima che potesse scoppiare a piangere, decisi di parlare al posto suo.
"Non ti abbiamo detto nulla perché avevamo paura di come avresti reagito, non volevamo metterti nei guai, per favore Dylan capiscici"
Fece un lungo sospiro, ci prese per mano e ci abbracciò ad entrambe.
"Quanto vi voglio bene." Disse in un sussurro.
Al pianse di gioia per aver risolto con lui e io scoppiai a ridere.
"Ohh ma che belli, la coppietta è ritornata" Daniel comparse alle mie spalle con Brittany.
Ma che diavolo voleva ?
Lo ammonì dicendo "Torna a scopare con la tua troietta e lasciaci in pace"
Mi guardò male. Brittany rimase a bocca aperta ma io continuai.
"È inutile che mi guardate male, tu sei una Puttana e tutti lo sanno, e tu" mi girai verso Daniel. "Beh tu, sei semplicemente tu, non ho neanche parole per definirti"
In un millesimo di secondo mi ritrovai a terra rintronata.
Brittany mi aveva tirato uno schiaffo. Non l'aveva fatto sul serio, vero ?
Mi rialzai subito, la presi per i capelli e la sbattei più volte la faccia contro il muro.
"Ti risparmio la plastica facciale, troia!"
Sentii Dylan urlare il mio nome e mi corse in contro, mi prese per le braccia e mi appoggiò al suo petto.
Al era sbigottita, venne subito da me e mi abbracciò.
"Mamma mia Alyce, stai bene?"
Annuii. Avevo una scarica di adrenalina incredibile, volevo picchiarla ancora.
Mi divincolai e le corsi in contro, ma qualcuno mi si parò davanti.
"Daniel! Togliti dai piedi!" Mi mise le mani sulle spalle e mi spinse indietro. Caddi a terra e mi uscì sangue dal naso.
In una frazione di secondo Dylan si scagliò contro Daniel e lo fece cadere a terra.
"Brutto coglione! Non la devi toccare cazzo! Devi stargli lontano!"
"Ma che cazzo di problema hai eh?"
Daniel si alzò. E sputò a terra.
Ignorò completamente Dylan e si rivolse a me.
Intanto una piccola folla si raggruppò intorno a noi.
"Smettila Alyce! Devi lasciarla stare!" Mi disse lui. "Tu sei fuori di testa cazzo, mi fai impazzire, non ti voglio più vedere! Fuori da casa mia!!"
Quelle parole mi pugnalarono al petto come mille lame.
Mi divincolai dalla stretta di Dylan e mi diressi di corsa fuori dalla casa piangendo.
Mi aveva distrutta. Aveva ragione Dylan, dovevo stargli lontana.
Avevo sbagliato una volta, non potevo sbagliare la seconda.
Iniziai a correre lungo una strada finché non mi stancai e mi inginocchiai a terra piangendo.
Perché faceva così male ?
Una macchina si avvicinò a me, qualcuno scese da essa e mi corse in contro.
Capii subito chi era quando questa persona mi abbracciò in silenzio.
Strinsi Al ancora più forte. "Che cosa ho fatto di male Al ?"
Lei mi accarezzò i capelli. "Tu non hai fatto niente piccola. È solo un grandissimo idiota"
Annuii. Faceva male. Tanto.
A quel punto sentimmo il clacson della macchina di Dylan che suonava.
"Alyce, se non vuoi fare brutti incontri, entra subito in macchina" disse puntando il dito dietro di se. In lontananza vidi Daniel correre.
Al mi tirò il braccio. "Presto Alyce! Saliamo in macchina"
Mi alzai da terra, salì in macchina. Lo sentii urlare il mio nome. Chiusi gli occhi.
Ormai, non mi importava più.
Un mese. Passò esattamente un mese dall'ultima volta che rivolsi la parola a Daniel.
Lui venne da me quasi ogni giorno a chiedermi scusa, ma io lo ignorai sempre, infatti, dopo 2 settimane si stufò e, per non vedermi, smise anche di venire ai corsi in comune con me.
Era venerdì, e l'ultima lezione che avevo, era matematica. E io ero già in classe, come al solito in anticipo a ripassare la lezione della volta prima.
Quando suonò la campanella tutti entrarono.
Il professore di Matematica fece la sua lezione tranquillamente, fino a quando qualcuno non lo interruppe aprendo la porta.
Quando essa si aprì, il cuore incominciò a martellarmi nel petto.
Daniel varcò la soglia, aveva un aspetto quasi orribile.
Attraversò la classe il più lentamente possibile senza degnare il professore di uno sguardo mentre lui gli faceva la ramanzina per essere arrivato in ritardo.
Si mise accanto a me e io mi irrigidì all'istante.
10 minuti dopo mi toccò una spalla.
"Ehi.." disse lui. Feci appello a tutto il mio autocontrollo per non risponderli.
Lo sentii sbuffare. Poi, con la coda dell'occhio lo vidi strappare un pezzetto di foglio dal quaderno, ci scrisse qualcosa sopra e me lo passò.
Lo guardai, aveva lo sguardo perso, guardava tutto al di fuori di me. Aprii il biglietto e lessi quelle tre semplici parole.
'Mi dispiace piccola'.
Lo accartocciai. A quel punto sentii la sua sedia cadere, prese il banco e lo scaraventò contro il muro.
"Eh va bene cazzo! Fanculo!" Prese il suo zaino e se ne andò dalla classe.
Rimasi sbigottita, non mi sarei mai immaginata una reazione così.
Rimasi a pensarci fino alla fine dell'ora.
Uscita da scuola Dylan e Al mi stavano già aspettando.
Quando entrammo in macchina gli raccontai tutto.
Al mi guardò. "Secondo me ha capito l'errore Alyce, è davvero dispiaciuto a parer mio, penso sia ora di smettere di trattarlo male"
Dylan aggrottò la fronte. "Fa solo bene. Se lo merita"
Ero fra due fuochi completamente diversi.
Decisi di non rispondere.
Dylan ci accompagnò a casa dopo essere andati a mangiarci una pizza fuori.
"Buona serata ragazze" disse lui sorridendo.
Lo salutammo ed entrammo in casa.
Ci dirigemmo entrambe in camera mia.
Al si lanciò sul mio letto mentre io mi sedetti sulla sedia della scrivania.
"Sono così..." si fermò di colpo. "Lo senti anche tu ?" Disse lei.
La guardai. "Sentire cosa?"
Mi fece segno di stare in silenzio. In sottofondo sentii qualcuno chiamarmi.
Che stava succedendo ?
"Ma cos'è questa voce?" Dissi io.
Al si affacciò dalla finestra della mia camera.
"Oh madonna..." si girò di scatto. "Alyce c'è Daniel qua sotto!"
Mi alzai di colpo. Cosa?
Lo vidi la sotto, non ci capivo niente
"Alyce, ora voglio che mi ascolti."
Fece un sospiro. "So di essere uno stronzo e so anche che a volte ti tratto male, sono consapevole che molte volte dico cose che ti feriscono e prendo sempre alla leggera ogni gesto che tu stessa reputi importante.
Volevo solo che tu sapessi che quelle parole non le pensavo davvero.
Sei l'unica ragazza che abbia saputo tenermi testa e che abbia addirittura provato a tirarmi un calcio nelle palle, quindi spiegami, come posso stare lontano da te?" Fece un sospiro.
"Ora stronzetta scendi perché qua si gela"
Mi sorrise.
Al mi diede una leggera spinta "Cosa aspetti Alyce! Scendi giù e vai da lui"
Scesi di corsa le scale.
Appena aprii la porta mi fiondai fra le sue braccia.
"Dan.." dissi piangendo.
Mi guardò negli occhi. "Scusami Alyce, davvero, sono un coglione, non penso mai a quello che dico"
Gli sorrisi e lo abbracciai più forte.
Mi prese il viso fra le mani e mi stampò un bacio in fronte.
Stavolta fui io a guardarlo negli occhi.
Non gli dissi niente. I miei occhi parlavano da soli.
"Mi sei mancata tanto".
I nostri nasi si toccarono e lui sorrise. Mi accarezzò con la mano la guancia e si avvicinò sempre di più.
Sentimmo una macchina arrivare ma non ci avevamo fatto caso finché non sentimmo la sua voce.
"Alyce mi sono dimenticato..." si zittì.
"Ma che cazzo sta succedendo?"
Io e Daniel ci girammo, appena lo vidi, sbiancai.

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora