CAPITOLO 52

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Il mattino dopo ero ancora fra le braccia di Brandon.
Non avevo dormito per niente bene, mi mancava tanto Dan, era così brutto dormire senza le sue braccia che mi stringevano a lui.
Mi alzai dal divano e mi stiracchiai guardando l'orario.
Erano le 06:30 del mattino, mi sarei dovuta alzare alle 07:00.
Decisi comunque di andarmi a fare un buon caffè sperando di svegliarmi un po'. Mi sembrava un incubo.
Mi sentivo così vuota e triste!
Andai verso il tavolo e, una volta seduta sulla sedia, mi bevvi il mio amato caffè in tutta tranquillità.
"Ehi bambolina." La voce di Brandon riecheggiò nell'aria.
Provai una sensazione strana, un vuoto.
"Ehi Brandon." Lui mi prese per i fianchi e mi diede un bacio in guancia.
"Come mai sei già sveglia?" Mi domandò lui.
"Non lo so, non riuscivo a dormire." Annuì comprensivo.
"Te la senti di venire a scuola oggi?"
"Si, non posso chiudermi nella mia bolla, fa male, tanto male, ma ci farò l'abitudine."
I suoi occhi neri mi guardavano con un intensità incredibile, mi sentivo quasi a disagio.
"Sei così forte bambolina." Disse lui.
"No, non sono forte, per niente."
"So che ce la puoi fare. Io credo in te. E te lo ripeto, sei forte.
Hai sempre pensato di non farcela, giusto? Ma pensaci bene. Ne hai passate di tutti i colori, hai sofferto molto e ogni volta che credevi di non andare avanti, qualcosa ti ha spinta ad alzarti in piedi e a continuare. Forse un po' a pezzi, forse più debole; ma guardati, sei qui ora.
Cel'hai fatta. E ce la farai sempre, anche quando penserai che di alzarti in piedi non ne avrai più le forze.
Ti rialzerai, sempre."
Nonostante combattessi per ricacciare indietro le lacrime, una ne fuoriuscì lo stesso.
In meno di un secondo mi ritrovai fra le sue braccia massicce.
"La mia bambolina innamorata." Mi baciò la testa.
"Troverai la pace piccolina."
"Ti voglio così bene Brandon." Dissi fra i singhiozzi.
"Anche io bambolina, anche io."
Ci staccammo da quell'abbraccio e andai al piano di sopra a fare una doccia.
Mentre l'acqua mi scorreva sul corpo iniziai a pensare a Dan.
Dio, come mi mancava. La sua voce, i suoi modi scontrosi e allo stesso tempo dolci, la sua risata, i suoi occhi di ghiaccio che mi fissavano come se fossi la cosa più bella del mondo...
Scoppiai in un pianto isterico.
Quanto faceva male. Sentivo il mio cuore lacerarsi lentamente, e ogni pezzetto di muro che prima si era distrutto, si stava innalzando.
Non mi sarei fidata mai più di nessuno, mi bastavano Allison, Brandon, Dylan e forse Jessica.
Forse lei era davvero cambiata. In un modo o nell'altro non potevo evitarla, era la ragazza di uno dei miei più cari amici, come potevo ignorarla?
Tutti meritavano una seconda possibilità, l'avrei messa alla prova.
Uscii dalla doccia e solo in quel momento mi ricordai di non avere nulla da indossare.
Merda.
"Brandon!!" Urlai dal bagno mentre mi infilavo nell'asciugamano.
"Ehi bambolina dimmi." Brandon fece capolino nella bagno e mi osservò attentamente.
Stranamente non mi sentivo a disagio, il suo sguardo era dolce, diverso, era lo sguardo di un fratello.
"Ho bisogno di dei vestiti tuoi, non ho niente da mettermi!"
Scoppiò a ridere e andò in camera.
Indossai i leggings del giorno prima e andai in camera sua in reggiseno. Non provavo vergogna, mi sentivo a mio agio.
"Tieni bambolina." Mi lanciò in faccia una felpa estremamente enorme tutta rossa con una tasca davanti, sulla schiena c'era il suo nome scritto.
La indossai. Era davvero enorme! Mi arrivava fino alle ginocchia.
"Sembri ancora più piccolina così." Sorrise Brandon.
"Che divertente." Sbuffai.
Lui scoppiò a ridere e uscì fuori dalla camera.
Mi guardai un attimo allo specchio cercando di rendermi presentabile.
"Bambolina è tardi!" Corsi al piano di sotto e mi fiondai nella sua auto.
Solo allora mi ricordai di avere due ore di matematica.
Merda.
Appena arrivammo Brandon mi cinse le spalle attirandomi a se.
"Buona fortuna bambolina." Mi stampò un bacio in fronte e si diresse verso il suo corso.
Attraversai il corridoio e respirai profondamente non appena mi ritrovai davanti alla porta dell'aula di matematica.
Quando entrai dentro, Dan era già seduto al suo posto. Sentii una fitta al cuore. Mi andai a sedere in un posto abbastanza lontano da lui.
Vedendo che non ero lì si girò a guardarmi e nei suoi occhi non trovai niente, nessuna emozione. Poco dopo tornò a guardare dritto davanti a lui indifferente.
Eravamo così vicini ma così lontani!
La porta si spalancò e Al fece capolino nella classe.
"Al!" Esclamai. "Cosa ci fai qui?" Mi venne incontro e si sedette accanto a me.
"Ho cambiato corso per starti più vicina, sai, Brandon mi ha raccontato cosa è successo fra te e Dan..." Sussurrò.
Io annuii.
La lezione incominciò ma io non ci prestai particolare attenzione, passai tutto il tempo a parlare con Al.
"Sai, ho riflettuto molto su una cosa..." Le dissi un po' titubante.
"Cosa?" Mi domandò lei.
"Sto valutando la possibilità di ritornare a Londra. Qui va tutto storto, e poi, ora che mia mamma è da sola, mi dispiace lasciarla lì."
"LONDRA?!" Urlò Al.
Mi sentii gli occhi di Dan addosso.
Le tappai la bocca con la mano.
"Sta zitta!" Esclamai.
Passammo io resto dell'ora in silenzio, e non appena uscii fuori dall'aula qualcuno mi affiancò.
"Londra eh?" Daniel era accanto a me. Il mio cuore iniziò a martellarmi nel petto, ma un altro pezzo di esso si ruppe.
"Si, Londra."
"Perché te ne vai?" Lo guardai.
Aveva davvero il coraggio di farmi una domanda simile?
"Non sono affari che ti riguardano." Brontolai alzando il passo.
Mi prese per il polso e mi fece voltare con la faccia verso di lui.
"Che ci fai con la felpa di Brandon addosso, Alyce?"
La stretta si fece più forte, era arrabbiato.
"Anche questi non sono affari tuoi."
"Dimmelo."
Mi alzò il mento con due dita in modo che potessi guardarlo negli occhi. Quel semplice tocco mi provocò mille brividi lungo la spina dorsale. Chiusi gli occhi.
"Alyce..." Mi chiamò lui.
"Perché devi farmi così male Dan?"
Mi lasciò la mano e mi fissò intensamente.
"Prima dici di amarmi, mi chiedi di vivere insieme a te,scherziamo insieme e poi d'un tratto cambi, diventi freddo, distaccato, dici tante cose che mi fanno star male, e io non capisco...perché?!"
Le lacrime spingevano per uscire fuori ma le trattenni, non sarei ceduta ancora.
"E pensare che eri tu che mi dicevi 'non voglio farti del male', beh, hai fallito. Un'altra volta."
Daniel non proferì parola, se ne andò e basta.
Corsi in bagno, -che ormai era diventato il mio luogo per piangere- e mi chiusi dentro.
Rimasi li finché non mi calmai, e, con un sospiro, uscii fuori.
La mia calma durò poco. James era davanti a me.
Indietreggiai e andai a sbattere contro il muro.
Lui alzò le mani in segno di pace.
"Vengo in pace, lo giuro."
"Cosa vuoi James? Perché mi perseguiti?"
"Stai bene Alyce?" Inarcai un sopracciglio.
"Mi stai chiedendo davvero se sto bene?" Fece un vago sorriso.
"Suppongo di sì."
"Beh, dovrei chiederlo io a te dato che sei ancora ridotto male."
Indicò con il pollice dietro di se. "La violenza fisica non è niente in confronto al dolore che le persone possono causare al cuore. Non sono io quello che è appena stato scaricato."
Non sapevo come prendere quella frase, e, sinceramente non capivo perché volesse aiutarmi.
"Non me lo ricordare, grazie."
Si avvicinò di più a me e io deglutii. "Hai paura?"
"Beh, hai tentato di stuprarmi, direi proprio di sì."
Si grattò la nuca imbarazzato. "Non sono bravo ad approcciare con le ragazze."
"Ho notato." Osservai rilassandomi leggermente.
"Penso di aver iniziato con il piede sbagliato."
Scoppiai a ridere.
"Non hai iniziato solo con il piede sbagliato, ma con tutta la gamba sbagliata."
Rise.
"Sei forte Walker."
Mi rabbuiai sentendo quella frase. Era la stessa che Dan mi aveva detto il primo giorno che abbiamo passato vicini di banco.
Perché tutto quanto mi ricordava lui?
"Ho detto qualcosa di sbagliato?" James sembrava preoccupato.
Mi affrettai a dire di no.
"No no, è solo che mi ricordavi tanto.."
"Cosa ci fa lui qui? Che vuoi da lei?" Brandon entrò dentro il bagno e lo prese per il colletto pronto a tirargli un pugno.
"No!" Esclamai facendolo fermare in tempo.
"Stavamo solo parlando, lascialo stare." Lui sembrò sorpreso, e anche io sinceramente, ma seguì comunque il mio consiglio.
"Allora ciao Alyce." Mi salutò James.
"Sparisci." Brandon gli diede un calcio nel sedere e lo fece andare via.
"Sei proprio un idiota." Scossi la testa sorridendo.
"Puoi dirlo forte bambolina."
Uscimmo fuori dal bagno e ci dirigemmo entrambi verso la mensa.
Brandon mi toccò la spalla. "Dimmi." Gli dissi. "Dylan e Jessica ti stanno chiamando, vuoi che andiamo?" Mi domandò lui.
Ci pensai su un attimo, e poi annuii.
"Ehi Alyce." Mi salutarono entrambi. Sorrisi a Dylan e salutai con la mano Jessica.
Iniziammo a parlare e notai che la ragazza di Dylan era molto più simpatica del previsto.
"Ehi ragazzi!" Al si sedette vicino a noi.
"Siamo tutti al completo ora!" Disse Jessica.
"Non manca Dan?" Domandò Dylan inconsapevole del tasto che avevo appena schiacciato.
Brandon si irrigidì. "A volte parli un po' troppo sai?"
Mi guardò e mimò uno 'scusa', gli sorrisi e lui ricambiò.
Mi voltai verso Al. "Domani devo fare i biglietti per tornare a Londra."
A quel punto Brandon si girò di scatto. "Te ne vai?" Il suo sguardo era perso, triste.
"Si, non ho più nulla da fare qua."
"Tu non puoi andartene."
"Mi dispiace Brandon." Si girò senza dire niente.
Sarebbe stata la persona che mi sarebbe mancata di più.
Mi appoggiai alla sua spalla e lui mi cinse in vita.
"Ti accompagno io all'aeroporto però, sia chiaro." Annuii.
Sentii una goccia cadermi sulla fronte e alzai lo sguardo.
"Stai davvero piangendo Brandon?" Dylan, Jessica e Al si girarono nella sua direzione.
"Sei la mia bambolina Alyce, con chi passerò le giornate ora?" Indicai con un cenno Al.
"Starai con lei." Sussurrai in modo che non mi potesse sentire.
Aggrottò la fronte. "Sai che non è la stessa cosa."
La campanella suonò facendo finire la chimica che si era creta.
"Vieni da me?" Mi domandò Brandon. Annuii e entrambi ci alzammo.
"Ciao ragazzi." Salutai tutti con un sorriso triste e loro fecero lo stesso.
Appena attraversammo il parcheggio la voce di Dan mi fece bloccare.
"Brandon." Chiamò.
Lui si girò a guardarlo. "Dimmi Dan."
"Ora.." deglutì. "Ora voi due state insieme?"
Ci indicò.
"Fratello, tu non hai idea di quanto lei sia innamorata di te, non potrà mai amarmi. Le voglio bene come se fosse una sorella, niente di più."
"È perché allora indossa la tua maglia?" Mi guardò inorridito.
"Non penso che io debba darti spiegazioni." Intrecciò la mia mano alla sua e mi a compagnò nella macchina.
"Fa male vederlo e non poterlo abbracciare."
"Lo so bambolina, il tempo però guarirà ogni ferita." Mi accarezzò la coscia e andammo a casa sua.
Rimasi chiusa in camera sua tutto il tempo a guardare serie tv cercando di dimenticare il dolore che provavo nel petto.
Chiusi gli occhi, e piano piano mi addormentai.
Tutta la settimana passò così, e poi eccolo, il venerdì.
Era ora di preparare le valigie e ritornare a Londra.
Avevo fatto i biglietti insieme a Al, avrei avuto il treno fra poche ore.
Dylan, Al e Brandon mi stavano aiutando.
"Devi per forza partire?" Dylan era davvero giù di morale, non me l'aspettavo.
"Purtroppo sì." Sospirai.
Abbracciai i miei due migliori amici.
"Buon viaggio Alyce." Mi dissero Al e Dylan.
Annuii e scesi le scale insieme a Brandon.
"Pronta bambolina?"
"No, ma devo andare."
Ci mettemmo in viaggio per andare all'aeroporto.
Arrivammo in poco tempo, mi aspettavo un viaggio più lungo.
"Mi mancherai bambolina."
"Anche tu Brandon, tanto."
Stavo per andare nel 'corridoio' che mi avrebbe portato sull'aereo ma una voce mi fermò.
"Non andare."

Spazio Autrice.
Ciao ragazze! Come avete visto Alyce ha deciso di allontanarsi un po' da New York per stare con sua madre. Ma come avete letto qualcuno la ferma.
- chi sarà ?
-Alyce prenderà mai quell'aereo?
- ci sarà un lieto fine per la sua relazione ?
Fatemelo sapere nei commenti e fatemi sapere con una ⭐️ se il capitolo vi è piaciuto!

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora