Tutti mi seguirono fuori. Mi sentivo male, tradita.
La mia migliore amica mi aveva tenuto nascosto la cosa più importante della sua vita.
Ancora non ci credevo. Il dolore mi lacerava il petto e non riuscivo a togliermi dalla testa quelle immagini di lei su quel palo.
Corsi fino a che non mi cedettero le gambe, poi mi fermai.
Guardai dietro di me, non c'era nessuno. Sospirai, fin troppo presto. Allison mi aveva raggiunta, e subito dietro di lei, Daniel e Dylan.
Li guardai facendo dei passi indietro e puntandogli un dito contro.
"Voi sapevate tutto e non mi avevate detto niente!" Dissi tra le lacrime e le urla.
Daniel provò ad avvicinarsi a me ma io me lo scrollai di dosso.
"Stammi lontano cazzo!" Lo fulminai con lo sguardo e vidi nei suoi occhi che qualcosa ero riuscita a spezzare.
"Fino a ieri pensavo a quanto mi ritenevo fortunata ad avere degli amici come voi, e mi fate questo ? Mi avete tradita tutti, cazzo!"
Singhiozzai.
"Alyce, mi dispiace..." disse la ragazza che credevo mia amica. Scossi la testa veloce.
"Non fingere neanche che ti dispiaccia." Dissi in modo freddo e secco.
"Possiamo parlarne tutti a casa" azzardò Dylan.
"A casa ? Ma sei serio cazzo, io non voglio più vedervi!" A quel punto mi girai verso Daniel.
"Tu" dissi "tu dovevi dirmelo! Mi fidavo di te e tu mi fai questo?!" Lui si avvicinò piano, come se si stesse avvicinando a un cane rabbioso.
"Non spettava a me dirtelo piccola" disse lui.
Beh, aveva ragione.
"Comunque sia avresti potuto almeno mettermi all'erta, oppure dirmelo lo stesso!" Stavo andando fuori di testa.
Allison come al solito non parlava, Dylan era immobile. Anche lui si era reso conto dell'errore che aveva fatto a non dirmi niente.
Senza proferire parola, mi girai dall'altra parte e me ne andai. Li sentii chiamarmi, ma non mi girai neanche per un attimo.
Faceva così male cazzo. Non dovevano farmi questo. Il mio cuore si era già frantumato, ora, era diventato solo un mucchio di polvere inutile.
Chiamai un taxi e mi feci portare all'albergo più vicino.
Non mi portai nulla dietro, ci avrei pensato più in là. Adesso più che mai, volevo stare sola.
Quando arrivammo a destinazione scesi dal taxi e mi diressi dentro l'hotel.
Quando salii in camera rimasi sbigottita. Era davvero bella! Non me lo sarei mai aspettata.
Mi sarei trovata bene qua. C'era un grosso balcone che dava sulla strada, il letto era a due piazze, quindi davvero grande per una sola persona.
L'armadio era attaccato al muro, era di un marrone scuro, ma era molto ampio. Dentro la camera c'era una porta, sicuramente era il bagno. Andai a vedere e infatti fu così.
Era abbastanza grande, aveva una doccia grandissima e anche una vasca!
Mi tolsi le scarpe e mi diressi a letto. Che giornata faticosa. Guardai l'ora, erano le 23:00 passate, provai a chiudere gli occhi nella speranza di addormentarmi.
Ovviamente, non ci riuscii.
Erano le 04:00 quando decisi di alzarmi dal letto. Mi misi addosso la coperta in più che era deposta nell'armadio e andai sul balcone.
La città era ancora sveglia. New York mi è sempre piaciuta molto. Era la prima volta che riuscivo a vederla di notte da quando mi stabilii li. Incominciai a pensare a cosa dovevo fare. Ormai non avevo più niente qua, non avevo nessuno. Mi balenò in testa l'idea di tornare a Londra, ma la scacciai subito.
C'erano troppi ricordi legati a mio papà in quella città. Incominciai a pensare a lui.
A quando, da piccola giocavamo insieme con le costruzioni, a quando, pur di vedermi felice, smetteva di guardare le partite di football per giocare al dottore.
Mi mancava tremendamente. Mi scese una lacrima, e poi un'altra, finché non iniziò un pianto di dolore come non avevo mai fatto.
Il cuore mi faceva male, mi sentivo persa. Sola.
Mi asciugai le lacrime con la coperta e mi diressi dentro. Provai a distendermi di nuovo a letto.
La mancanza di Daniel si sentiva, ormai ero abituata a dormire con lui. Questo letto era troppo grande per me, era troppo freddo e vuoto.
Non riuscivo davvero a capacitarmi di tutto ciò.
Quando finalmente riuscii a prendere sonno, il telefono squillò.
Merda.
Presi con forza il telefono, quando lessi il nome trasalii. Daniel mi stava chiamando.
Ci misi tutta la mia buona volontà per non rispondere, è così fu. Misi giù la chiamata e mi voltai dall'altra parte.
Squillò ancora. E se gli fosse successo qualcosa ? No. Se la sarebbe cavata da solo. Non potevo rispondere.
Alla decima chiamata spensi il telefono. Guardai l'ora, erano le 7:00, dovevo andare a scuola, ma sinceramente non ero proprio in vena di vederli, stavo troppo male.
Mi lavai la faccia e i denti con gli spazzolini che ti danno in albergo, meglio di niente.
Mi misi i vestiti di ieri e mi legai i capelli in una treccia. Mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile. I miei occhi erano gonfi e ancora rossi, i miei iridi erano spenti, non traspariva nessuna emozione, il muro di era rialzato.
Scesi di sotto e andai a fare colazione.
Presi due brioche vuote e un succo di frutta.
La sera prima non avevo mangiato, quindi mi divorai entrambe le brioche, stavo per bere il succo, ma una voce me lo fece andare di traverso.
"So che è qui!" Disse urlando Daniel alla ragazza della reception.
La ragazza era terrorizzata. Si mise battere entrambi i pugni sul tavolo e si girò dall'altra parte.
Aveva le occhiaie, era così strano.
Non potei fare a meno di guardarlo, era bellissimo.
Quando alzò lo sguardo i suoi occhi color ghiaccio mi individuarono, li spalancò.
Merda. E adesso ?Spazio autrice.
Ciao ragazze! Come avrete letto, Alyce ha deciso di prendersi una pausa e di stare lontana dai suoi amici.
- cosa ne pensate ?
Domanda molto importante!
- domani, volete un capitolo visto dalla prospettiva di Daniel ?
Rispondete a queste domande nei commenti e fatemi sapere con una 🌟 se il capitolo vi è piaciuto!
STAI LEGGENDO
L'amore più giusto è quello sbagliato
RomansaCOMPLETA Esiste, esiste la persona fatta per noi, quella giusta, quella che porta il nostro stesso segno, quella persona che quando si congiungerà a noi, ci renderà finalmente completi. La storia di Alyce e Daniel, l'uno l'opposto dell'altro, eppure...