CAPITOLO 11

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PROSPETTIVA ALYCE.
Corsi, corsi fino a che non mi fecero male le gambe, ne avevo abbastanza.
Daniel mi ha dato la prova che di me non gliene è mai importato, non so perché mi faccia stare male, non ho mai sofferto così tanto.
Sentii dei passi dietro di me, era Daniel, mi stava seguendo, ma non era solo.
Dylan lo prese per il cappuccio e lo tirò indietro per fermarlo. Gliene fui grata.
Lo sentii urlare. "Lei non ha bisogno di uno come te Daniel! Ha già sofferto troppo per causa tua!"
Sentii le lacrime rigarmi le guance. Quanta verità c'era in quelle semplici parole.
Approfittai di questo scontro per andarmene via.
Era andato da Brittany, ancora non ci credevo.
Non capirò mai questo ragazzo così fottutamente dannato.
Quando arrivai a casa Al mi corse in contro e mi abbracciò. Non servivano parole di conforto, mi bastava averla accanto.
Mi accarezzò la schiena e mi condusse nella mia camera.
"Riposati piccola" mi disse lei dandomi un bacio sulla guancia.
Non mi ero accorta di essermi addormentata fino a quando non sentii Al urlare contro qualcuno.
"Basta Dan, devi lasciarla in pace!" Sentii un forte rumore. Ero davvero spaventata, ma non potevo lasciare la mia migliore amica da sola con quello stronzo.
Decisi di scendere. Quando mi vide, Dan mi corse incontro.
"Alyce, per favore.." non gli feci finire la frase.
"Sta zitto! Non ti voglio sentire. Non voglio sentire le tue false scuse, gira i tacchi e tornatene dalle tue amiche, io non ti voglio più vedere qua."
Mi stupii per le mie parole. Non ero mai stata così stronza.
Dan mi guardò con un odio incredibile, poi, sogghignò.
"Hai ragione, Brittany mi starà sicuramente aspettando a gambe aperte" disse lui.
Il mio cuore perse di un battito, ma non glielo feci notare, non avrei sprecato altre lacrime per lui.
Lo guardai con noncuranza e lo salutai con la mano, e con l'altra gli indicai la porta.
Sorrisi.
La sua reazione era quella che mi aspettavo, tirò un forte pugno al muro e se ne andò sbattendo la porta.
"Sei stata grande!" Al iniziò a saltellare.
Scoppiai a ridere, anche se dentro di me, non stavo poi così bene, ma non mi importava, non mi avrebbe mai più fatto male.
Quella sera Dylan venne a trovarci a casa e parlammo di tutto al di fuori di Daniel.
Ero così felice di essere ritornata sua amica, se non fosse stato per lui e per Al, a quest'ora l'avrei già perdonato.
Ridemmo e scherzammo tutta la sera e per la prima volta da quando mi sono trasferita qua, mi sono sentita spensierata.
Questa sorta di rottura con Daniel mi stava facendo bene. Non avevo bisogno di lui.
Mi bastavano i miei due migliori amici.
Il giorno dopo mi diressi a scuola da sola, Dylan e Al non erano venuti, ma non mi hanno detto il motivo.
L'entrata della scuola era già molto piena, e in lontananza vidi Daniel con Brittany e Jessica.
Anche lui mi vide, e, per avere una mia reazione, bacio prima una e poi l'altra.
Oltre al ribrezzo, non provavo nient'altro.
Entrai a scuola e mi diressi al corso di geografia che avevo in comunque con Dylan, ma lui non c'era, quindi rimasi da sola per tutta l'ora.
Quando suonò la campanella tutti si alzarono per andare in mensa, tranne me.
Io mi diressi in un parco vicino alla scuola.
Mi sedetti in una delle panchine e mi mangiai il mio panino in tranquillità, finché non sentii qualcuno sedersi vicino a me.
Mi girai e vidi il sorriso di Daniel. Ebbi un tuffo al cuore nel vederlo lì, ma nonostante ciò, rimasi fredda.
Lo guardai a sufficienza. "Cosa vuoi?" Gli dissi.
Lui alzò un sopracciglio. "Ti sei svegliata male stamattina ?"
Feci una risata sarcastica e diedi un morso al panino.
"Veramente sei tu che mi irriti, sei insopportabile"
Sorrise e si avvicinò ancora di più, allora a quel punto mi alzai.
"Quale parte della frase 'stai lontano da me' non ti è chiara ?"
Si alzò anche lui e si avvicinò ancora di più a me.
Mi sollevò il mento con le dita.
"Veramente non capisco il perché tu voglia che stia lontano da te, lo so che mi desideri"
Lo guardai. Odiavo la sua convinzione.
"Non mi metterei mai con uno come te"
Si allontanò di scatto e fece un sorriso sarcastico.
"Beh, quel bacio che mi hai dato conferma il contrario" a quel punto, non ebbi più il controllo del mio corpo e gli diedi uno schiaffo.
Rimase a bocca aperta mentre si massaggiava la guancia.
Me ne andai verso la scuola correndo.
È proprio un idiota, non lo sopporto, cerca sempre di farmi soffrire.
Il resto della giornata passò molto lentamente, Daniel non si presentò al corso di Matematica e ne fui contenta, non avevo nessuna intenzione di vederlo.
Quando uscii da scuola stava piovendo e io -ovviamente- non avevo portato l'ombrello.
Fantastico!
Una macchina mi si affiancò, era Daniel. Alzai il passo.
Scese dall'auto e mi tese una mano.
Fece segno con la testa verso il suo Escalade e mi disse "forza salta dentro" lo guardai male.
"Pensi davvero che io possa entrare in auto con te ?"
Lui sbuffò e chiuse gli occhi. Si avvicinò a me e mi ritrovai sulla sua spalla.
"Daniel lasciami!" Lui non rispose e lo sentii aprire lo sportello.
Mi appoggiò delicatamente sul sedile e mi allacciò la cintura.
"Adesso non si scappa più" mi sorrise.
Corse dal lato del guidatore e entrò sbattendo la porta.
Feci per uscire ma la porta non si apriva.
"Sul serio Daniel? La sicura per i bambini ?"
Ammiccò un sorriso.
"Te l'avevo detto che adesso non saresti più scappata" sbuffai rumorosamente e incrociai le braccia al petto.
Appoggiai la testa sul finestrino.
"Accompagnami a casa" gli dissi. Fece il saluto militare "si signore." Disse, e partì a tutta velocità.
Il viaggio proseguì in silenzio, ma poi mi accorsi che avevamo superato la casa di Al da un bel po'.
Mi girai nervosa.
"Dove mi stai portando?"  Gli dissi fulminandolo con lo sguardo.
Tenne gli occhi fissi sulla strada. "A casa" disse semplicemente.
"La mia casa l'abbiamo superata da un bel po'" si girò un attimo e mi sorrise.
"Non avevi specificato quale casa"
Rimasi a bocca aperta e lui scoppiò a ridere.
"Portami a casa!" Dissi cercando di aprire la porta.
"È inutile piccola, non riuscirai mai ad aprirla"
Sbuffai e mi arresi.
Ci fermammo davanti a una villa enorme. Sicuramente casa sua.
Scese dalla macchina e venne ad aprirmi. Quando scesi mi prese per mano. Guardai le nostre dita intrecciate intontita.
"È solo per non farti scappare" disse stringendola ancora di più.
Un brivido mi percorse la schiena.
"Hai freddo?" Mi chiese Daniel accorgendosi di quel brivido.
Scossi la testa.
Daniel tirò fuori le chiavi dalla tasca e, sempre con la sua mano stretta nella mia, aprì la porta.
Mi fece entrare, era arredata benissimo!
Il soggiorno era molto ampio e aveva una cucina molto moderna, era anche pulita, cosa che non mi sarei aspettata da lui. Il divano era ad angolo ed era nero, anche quello molto grande.
C'erano delle foto sue e dei suoi amici sparse per la parete.
Mi portò fino in camera senza mai lasciarmi la mano, quando aprì la porta rimasi sbigottita.
Era davvero bella! Era il doppio della mia, il letto era molto grande, rigorosamente nero.
La scrivania era piena di fogli sparsi e sulla sedia c'erano un sacco di vestiti.
Quando mi lasciò la mando mi sedetti sul letto.
"Perché mi hai portato qui ?"
Si avvicinò sempre di più a me.
Mi guardò serio con quegli occhi che mi piacciono tanto.
"Perché..." sospirò. "Non riesco più ad evitarti"
Mi si mozzò il fiato. E adesso ?

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora