CAPITOLO 43

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Daniel era dietro la porta di casa. Non persi tempo, presi le tanto odiate stampelle e scesi giù.
Sospirai.
Perché ero così agitata? Mi avvicinai alla maniglia e con grande ansia, la aprii.
Dan si fiondò dentro casa e mi abbracciò forte.
Non ricambiai subito l'abbraccio, ero ancora arrabbiata per il suo comportamento. Era stato davvero uno stronzo.
Notando la mia freddezza mi guardò negli occhi e mi trascinò piano in cucina facendomi sedere sulla sedia. Si sedette anche lui e si passò entrambe le mani sui capelli. Aspettai pazientemente delle scuse.
"Scusami." Sussurrò. Inarcai un sopracciglio. "Solo 'scusami'?" Domandai.
Lui alzò lo sguardo e tramite i suoi occhi vidi tutta la sua sofferenza.
"No.." Sospirò. Il suo pomo d'Adamo fece su e giù, deglutì rumorosamente.
"Scusami se non sono come mi vuoi, se sono la causa di ogni litigio, di ogni male, di ogni problema. Scusami se non sono abbastanza, se non sono come gli altri. Se non sono stato capace di soddisfare tutte le tue idee, le tue richieste, le tue voglie. Scusami se ho troppe pretese, troppi difetti, troppe cose che non sopporti e che non ti stanno bene. So che ti costa molto, anzi, ti chiedo troppo ma vabbè so che se vuoi, puoi, quindi ti chiedo di perdonare ogni mio sbaglio, ogni errore fatto e ogni errore futuro, ogni mio comportamento che ti ha dato fastidio, ogni mia richiesta, e se mi ami davvero e continuerai a farlo, mi accetterai e farai l'amore con ogni mio difetto." Disse tutto questo d'un fiato e io rimasi immobilizzata.
Una grande parte di me voleva perdonarlo, ma la parte più piccola -ma la più giusta- voleva spiegazioni. Per una volta decisi di seguire la parte più piccola di me. Non sarebbe scappato, non questa volta.
"Daniel, io ho bisogno di risposte, non puoi nasconderti nell'ombra di te stesso per sempre."
Lui annuii piano. "Hai ragione." Disse infine.
Avevo ragione? Mi aveva appena detto che avevo ragione?
"Non sono pronto a raccontarti tutto, ma è giusto che tu sappia almeno una parte di me."
Feci un segno di assenso, a me stava bene.
Mi prese in braccio e salimmo sulle scale diretti verso la mia camera.
Mi appoggiò sul letto e iniziò a tossire.
"Bene.." Si sfregò le mani sulle ginocchia. Non l'avevo mai visto così vulnerabile.
"Quando ero piccolo, vivevo con i miei genitori. Andava tutto così bene fino a quando mia mamma non morì in un incidente stradale quando avevo sei anni.
Dopo la sua morte mio padre cambiò. Iniziò ad ubriacarsi e molte volte, quasi tutte le sere, mi lasciava a casa da solo pur essendo molto piccolo. Tornava sempre ubriaco e ogni giorno mi picchiava dicendo che era mia la colpa della morte della mamma. Iniziò a picchiarmi senza sosta. Con cinture, ciabatte, mi lanciava le sedie addosso...Arrivò al punto di minacciarmi di abbandonarmi.
Non ho mai pianto, tenevo tutto dentro. Le mie emozioni, giorno dopo giorno se ne andavano e io incominciai a innalzare muri che nessuno riusciva a superare, fino a che non sei arrivata tu, ma di questo parliamo dopo.
All'età di diciotto anni andai via di casa, e fu in quel momento che incontrai Brandon. Come ben sai, lui è di due anni più grande di me, mi ha subito accolto a casa sua, era diventato un fratello, era la mia roccia, ed è solo grazie a lui se sono cresciuto così. Non sono fiero di me, sono arrabbiato con il mondo e mi odio, mi odio tremendamente. Tralasciamo la mia conoscenza con Nathan, non è importante.
Poi, un giorno, una ragazza dagli occhi blu venne a una festa e la vidi parlare con Dylan.
La sua innocenza mi attirava, i suoi occhi così dolci mi parlavano senza che neanche lei lo sapesse.
Ho iniziato a perseguitarla ogni giorno, lei era diventata una vera e propria dipendenza.
Però, la odiavo, Dio, come la odiavo! La odiavo perché lei, dal primo sguardo, era riuscita a rompere quei muri che avevo costruito negli anni, mi aveva fottuto il cervello.
Pensavo che fosse una ragazza come le altre, un gioco per me. Piano piano, però, mi ha portato nel suo mondo ed è riuscita a togliere gran parte delle cose brutte dal mio cuore oscuro e di ghiaccio per sostituirle con il suo affetto.
Quando la persi la prima volta capii che per me era tutt'altro che un passatempo. Si dice che non capisci quanto tieni a una persona fin quando non la perdi. Dio quant'era vero.
E li, finalmente capii, ero innamorato di lei, della ragazza dagli occhi blu.
Mi ero innamorato di Alyce Walker."
Mi guardava aspettando una risposta. I suoi occhi erano qualcosa di assurdo e credetemi quando vi dico che ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano io qualche battito lo perdevo.
Non avevo parole, mi aveva stupito.
La voglia di prenderlo a schiaffi era tanta,ma mai quanto quella di volerlo baciare.
Daniel riusciva a sorprendermi ogni volta, Dio, come lo amavo!
Gli andai in contro e mi sedetti a cavalcioni su di lui abbracciandolo forte. Mi prese per i fianchi e mi strinse a sua volta.
"Ti amo così tanto piccola, te lo giuro!" Disse sul mio collo.
Una lacrime mi scese lungo il viso. "Ti amo anche io Dan."
Questa sera era andata così. Lui aveva suonato al mio campanello e vederlo era stata una sorpresa meravigliosa. Avevamo passato tutta la notte nel mio letto a farci le coccole e il solletico, abbracciati, con le sue mani bollenti che mi accarezzavano la schiena e le cosce, in silenzio. A noi bastavano momenti come questi. Era stato indescrivibile.
Mi diede un leggero bacio sulle labbra e mi guardò con quegli occhi così penetranti.
Accarezzò piano il mio tatuaggio e sospirò.
"Cosa c'è Dan?" Gli domandai io. Chiuse gli occhi per un momento, e quando li riaprì erano pieni di desiderio.
"So che è non dovrei dirlo, ma ho una voglia matta di fare l'amore con te."
Quelle parole mi provocarono mille brividi al cuore.

Spazio autrice
Ciao ragazze! Come avete visto Dan ha rivelato una piccola parte di se, ma i segreti sono ancora molti.
-Cosa ne pensate?
-Vi è piaciuto questo capitolo?
-Cosa risponderà Alyce all'affermazione di Dan?
Fatemelo sapere nei commenti e fatemi sapere con una ⭐️ se il capitolo vi è piaciuto.

L'amore più giusto è quello sbagliato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora