La cena

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Quella sera decidemmo di andare a cena con i Marcuzzo. Non pensavo fosse una buona idea stare in uno stesso tavolo con Riki e la sua famiglia. Avevo paura che sarebbe uscita la storia del nostro bacio. Mi terrorizzava. Avevo paura della reazione di mio padre e della famiglia di Riki.
Uscimmo di casa e li trovammo fuori che aspettavano sorridendo.
Io ero molto semplice.
Avevo un semplice vestito nero corto, coperto sulle spalle, le calze nere sottili e le dottor martines nere.
In automatico andai vicino a riki che mi guardò e sorrise.
«Sei bellissima Fede.» disse arrossendo.
«Grazie.» poi ascoltai il papà di riki.
«Dobbiamo andare con più di una macchina se vogliamo starci tutti!» disse Stefano contandoci.
«Papà io volendo posso andare in moto.» disse Riko sorridendo.
«Ok ma qualcuno deve andare con te. Chi ci vuole andare con lui?» rispose Stefano.
«Io.» dissi senza accorgermene.
La mia voce era uscita senza che io volessi!
«Allora andiamo principessa!» disse lui sorridendo.
Annuì.
Mi prese per mano e andammo in garage.
Mettemmo i caschi e poi salimmo in moto. Era una Dukati rossa molto bella.
Guidava molto veloce facendo spaventare più di una volta.
«Riki, vai più piano!» gli dissi urlando.
«Tu cosa mi dai in cambio?» mi chiese anche lui urlando.
«O lo fai o muori!» urlai.
Lui rise e diminuì la velocità.
Quando arrivammo al ristorante, scendemmo e, dopo essermi sistemata il vestitino, mi stavo avviando verso il ristorante quando lui d'un tratto mi prese dal polso e mi bloccò.
Mi portò sul retro che era un po' più appartato.
«Io ho rallentato, tu mi devi qualcosa.» disse ridendo.
«Cosa?» domandai sorridendo.
«Questo.» poi mi prese da dietro la schiena e mi spinse verso di lui facendo appoggiare le nostre labbra le une sulle altre.
Avevo gli occhi spalancati: non era possibile.
Quando ci staccammo lui mi guardò sorridendo e poi si leccò le labbra.
«Ma sei scemo?» gli chiesi ridendo.
«Lascia stare.» disse scoppiando a ridere.
«Che pirla che sei.» dissi mettendomi una mano sulla fronte.
«Dai andiamo!» affermò prendendomi per mano ed entrando al ristorante.
Appena arrivati a tavola tutti sorrisero nel vederci per mano.
«Ecco i fidanzati !» dissero tutti sorridendo.
Io sbiancai mentre riki divenne rosso pomodoro.
«Ma cosa state dicendo!» dissi innervosita.
Riki intanto mi fece sedere e poi si accomodò accanto a me.
Mi legai i capelli e poi guardai riko che mi stava fissando pesantemente.
«Ciao coda di cavallo!» disse ridendo Riko.
«Tu sei sempre più scemo lo sai?» gli dissi dandogli un piccolo schiaffetto sulla nuca.
Dopo circa dieci minuti ordinammo e, nell'attesa, incominciammo a parlare. Proprio nel momento in cui il cibo arrivò e noi incominciammo a magiare, i nostri genitori iniziarono a parlare di Nico e di che bel rapporto avevo con lui. Non riuscivo a mangiare, a muovermi. Guardavo fissa il vuoto e le lacrime stavano per uscire.
Riki se ne accorse e posò subito la sua mano sulla mia per rassicurarmi.
Io lo guardai e lui notò subito che stavo per scoppiare.
«Non ascoltarli. Parliamo di qualcos'altro noi.» disse pensando a qualcosa.
Non riuscivo a sopportare una cosa simile: tolsi la mano di Riki da sopra la mia, presi il tovagliolo che avevo sulle gambe e lo buttai sul tavolo. Poi mi alzai con una collera dentro pari alle stelle e corsi in bagno senza dire niente.
Appena entrai scoppiai a piangere e piano piano mi buttai a terra. Perché ora che lo avevo dimenticato me lo ritiravano fuori?
Non mi interessava se ero stata maleducata o cose simili: sapevano tutti che non dovevano parlare di Nico.
Improvvisamente la porta del bagno si aprì e mi buttai subito tra le sue braccia.

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