Tu c'eri per me, io ci sono per te

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Entrai a scuola e andai verso il mio armadietto per posare i libri.
Vidi molte ragazze piangere e disperarsi a terra. Galline!
Andai verso la mia classe quando vidi Alessio disperato e accanto a lui le mie amiche.
Andai subito verso di loro. Mi inginocchiai.
«Cosa è successo? Preso un brutto voto?» domandai sorridendo.
«Togliti quel cazzo di sorriso dalla faccia!» disse lui alzandosi e facendomi cadere a terra.
Non ci vidi più: mi alzai da terra e corsi verso di lui. Shady e Vittoria cercarono di fermarmi ma io non mi contenni. Ero stanca di ricevere sempre maltrattamenti e delusioni dalle persone! Tirai uno schiaffo in piena faccia ad Alessio. Lui mi diede uno spintone facendomi cadere nuovamente a terra. Cercai di rialzarmi quando d'un tratto qualcuno mi prese e le mie amiche calmarono Alessio.
«Perché non mi hai difeso invece di fermarmi?!» urlai addosso ad Andreas.
«Fede, Alessio è disperato. Non attaccarlo ancora di più.» affermò lui prendendo la mia borsa da terra e porgendomela.
«Ma non mi ha detto neppure il perché!» continuai io furiosa.
«Non ti ha detto niente nessuno?» chiese lui stupito.
Scossi la testa in senso negativo.
«Oh merda! Beh...come posso dirtelo...ieri sera Giulia...» venne bruscamente interrotto.
«Giulia è morta!» urlò Alessio dietro di me.
Mi voltai di scatto e lo vidi ridotto male.
«Scusami.» dopodiché lo abbracciai e iniziai a piangere anche io. D'un tratto mi venne un flash: Riccardo. Mi staccai da Alessio, gli diedi qualche bacio sulla fronte e chiesi alle mie amiche di prendere appunti per me.
Corsi più velocemente possibile a casa di Riccardo. Appena arrivai davanti alla porta di riki suonai più volte fino a quando non venne Raffaella ad aprire.
«Lo hai saputo?» fu la prima cosa che mi disse appena mi vide. Annuì.
«Vieni dentro, ha bisogno di te!» affermò lei facendomi entrare.
Mi tolsi il giubbotto e le scarpe per non sporcare il pavimento siccome quel giorno pioveva.
«Posso andare da lui?» chiesi quasi scappiando il lacrime. Annuì. Andai al piano di sopra e, appena mi trovai davanti alla porta della sua camera, attesi un attimo. Stavo facendo davvero la cosa giusta?
Non feci tempo a pensarlo che già avevo bussato e avevo ricevuto un secco "sparisci mamma" da parte di Riccardo.
Aprì la porta e lo guardai.
«Spero di poter rimanere io.» affermai vedendolo in lacrime.
«Fede!» disse alzandosi.
Entrai e chiusi la porta.
Ci abbracciammo forte forte e incominciammo a piangere forte e singhiozzando entrambi.
«Tu non mi devi lasciare fede, mai!» affermò singhiozzando.
«Non ti lascerò mai andare Riccardo.» dissi stringendomi sempre più forte a lui.
I suoi occhi erano un mare in burrasca.
«Ti va di raccontarmi cos'è successo?» gli chiesi quando fummo seduti sul letto.
Annuì.
«Suo papà non si è mai fidato di me infatti la portava e la prendeva lui dalle feste. Ieri sera un ubriaco ha saltato il semaforo e...beh ecco gli ha uccisi sul colpo.» affermò lui scuotendo la testa.
«Quando sono tornato qui a casa me l'hanno subito detto e...non ce la facevo a crederci.»
«So cosa provi. Hai dentro quel fuoco che ti arde, pensi di non poter stare senza di lei e vorresti pestare la prima cosa che ti capita.»
Mi avvicina di più a lui e ricominciai a piangere.
«A me hanno detto di dimenticarlo, di distrarmi, di divertimi e di lasciarmi andare.
Non li ho mai ascoltati e sai perché? Ho capito che ricordare non vuol dire cancellare ma ricordare senza soffrire e lo stesso dovrai farlo anche tu.» dissi accarezzandogli la mano.
Lo guardai negli occhi.
«Tu c'eri per me, io ci sono per te.»

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