«Sei pazza! E tutta questa preoccupazione perché tu dovevi vederlo baciare un'altra?!» urlò Shady preoccupata. Eravamo a mensa e stavamo mangiando.
O meglio, Vittoria e Shady stavano mangiando, io stavo solo torturando un po' la macedonia sotto ai miei occhi.
«Basta Shady, non parliamone più.» disse Vittoria vedendomi mortificata.
«No Vitto, perché deve capire che non può scappare senza dire nulla! Ci ha fatto preoccupare.» disse Shady con voce rauca.
«Ho capito, come te lo devo dire?!» affermai nervosa alzando lo sguardo.
Non avevo ancora parlato quel giorno.
Shady e Vittoria mi guardarono sorprese.
Ero tanto acida, tantissimo.
D'un tratto un ragazzo si sedette accanto a me sorridendo.
«Tu saresti?» chiesi nervosa.
«Michele, molto piacere.» disse porgendomi la mano. L'afferrai e la strinsi.
«Federica mentre loro sono Shady e Vittoria.» risposi acida.
Lui annuì e sorrise.
«Volevo solo chiedervi se conoscete qualcuno disposto a darmi qualche lezione di pianoforte.» affermò sorridendo.
«Oh, Fede lo suona da quando è molto piccola!» disse Shady ingenuamente.
Negli occhi di Michele si accese una luce e mi guardò. Frizzai Shady con lo sguardo: perché parlava sempre?!
«Ti va?» chiese sorridendo.
«Ehm..possiamo provare.» dissi sorridendo.
Lui fece un sorriso grande come una casa e mi ringraziò.
«Sei gentilissima Federica.» affermò lui annuendo.
«Ci vediamo fuori scuola.» dissi secca.
Lui annuì e poi si alzò andandosene.
«Ok, non è bellissimo però può essere un piccolo rimpiazzo.» disse Shady malvagiamente.
«Smettila.» affermai alzando gli occhi al cielo.
«Lo aiuterò solo perché vedo che ci tiene molto. Sarà per poco.» continuai alzandomi.
«Sì certo.» affermò Shady con sguardo malizioso. Vittoria rideva e si copriva il viso con le mani.
Scossi la testa e, dopo aver preso le mie cose, me ne andai in classe.
Camminare lungo quei corridoi mi faceva stare male. Pensavo a lui quando li affrontava in maniera orgogliosa e convinta. Mi teneva dal collo e ci sorridevano tutti. Ora invece ero tornata quella di prima: quella triste che camminava a testa bassa, che stava attaccata alle pareti per la paura di essere giudicata.
Mi sentivo piccola piccola senza di lui.
Vedevo tutto grigio, non sapevo nemmeno per quale motivo mi alzassi al mattino, con quale forza riuscivo ad arrivare a fine giornata.
Mi sentivo male, tantissimo, e tutto per colpa della persona che amavo più al mondo.
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Fiksi Penggemar[COMPLETATA] Riccardo: "Non c'è bisogno di dediche. Non c'è bisogno di grandi parole, non c'è bisogno di ripeterti in continuazione quanto io ti ami. Lo sai. Lo sai bene. Tu sei uguale a me, io sono uguale a te. Io mi rivedo in te, tu ti rivedi in m...