«Tra poco si andrà una settimana a Parigi.» disse la preside. Mi voltai subito verso Riccardo, che era seduto vicino ad Andreas, e gli sorrisi. Lui, al contrario, fece finta di non vedermi e si vedeva palesemente che aveva un'aria scocciata.
«Costerà poco e sarà esclusiva a quarte e quinte.» continuò. All'intervallo corsi da Riko.
Lo cercai nel corridoio ma non lo trovai.
Quando ormai disperata, mi sentì tirare dentro un ripostiglio.
Di scatto qualcuno chiuse la porta e mi mise la mano sulla bocca. Appena accese la luce sorrisi.
«Sei un rapitore ora?» gli chiesi ridendo.
«Volevo stare un po' solo con te.» affermò Riccardo mordendosi le labbra. Poi appoggiò le labbra sulle mie e, stringendomi salda a lui, iniziò a baciarmi con tanta passione.
Dopo poco mi staccai e lo guardai.
«Ci vai a Parigi?» domandai curiosa.
«Dipende dagli allenamenti. Tra tre settimane avremo la partita più importante della carriera e non posso di certo pensare ad una gita a Parigi.» disse alzando le sopracciglia.
«Non è solo una gita a Parigi. È la nostra gita, Riccardo.» dissi seria cercando di allontanarlo da me.
«Ti porterò a Parigi se mai non dovessi venire ok?» affermò ridendo.
Scossi la testa e gli tolsi le mani dai fianchi.
«Federica.» disse sbuffando.
«Pensa alla partita, tanto avrai altre occasioni per venire a rincorrermi.» dissi scendendo dal tavolo su cui ero seduta e uscendo da quel ripostiglio.
Presi la cartella e uscì dalla scuola per tornarmene a casa. Odiavo tanto quella situazione. Da quando stavo con Riccardo sembrava tutto aver cambiato piega. Eravamo più nervosi e non c'era più armonia.
Appena entrai in casa trovai mio padre che preparava da mangiare.
«Federica?» chiese dalla cucina.
«Sì, sono io papà!» urlai togliendomi le scarpe e la giacca contemporaneamente.
Andai in cucina e, appena lo vidi, sorrisi.
«Tutto bene?» mi chiese preoccupato.
Annuì.
«Come mai sei tornata prima?» domandò girando la carne.
«Perché tutte queste domande?» ribattei io nervosa. Lui mi guardò confuso.
«Dai, dimmi che è successo.» disse spegnendo il fuoco e sedendosi accanto a me.
«Nulla.» risposi non guardandolo.
«Ok, che ha fatto Riccardo?» continuò lui ridendo. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo.
«Faremo una gita a Parigi e lui non verrà perché deve allenarsi per la partita di calcio.» dissi nervosa.
«Capisco.» disse annuendo.
«Anche io ero così alla sua età.» continuò alzando le spalle.
«Ho capito ma rischia di mandare all'aria la nostra storia!» urlai sbraitando.
«Fede, devi capire anche ciò che preme a lui. È come se ti avesse imposto di smettere di suonare il piano!» disse mio papà alzandosi e continuando a cucinare.
Abbassai lo sguardo e ci ragionai. Forse aveva un po' di ragione.
«Non litigarci per questo. Tu vai a Parigi, io lo controllo per te, ok?» disse facendomi l'occhiolino. Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo.
«Io quando avevo la sua età feci lo stesso con una ragazza. La trascuravo molto cosa che invece Riccardo non fa mai. Ci sei sempre tu prima di tutto.» continuò lui sorridendomi.
«E poi che è successo? Vi siete lasciati?» gli chiesi tristemente.
«È diventata tua madre.» affermò con le lacrime agli occhi. Feci un sorriso gigante e lo abbracciai forte forte.
«Ti voglio bene papà, grazie.» dissi stringendolo a me.
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Fanfiction[COMPLETATA] Riccardo: "Non c'è bisogno di dediche. Non c'è bisogno di grandi parole, non c'è bisogno di ripeterti in continuazione quanto io ti ami. Lo sai. Lo sai bene. Tu sei uguale a me, io sono uguale a te. Io mi rivedo in te, tu ti rivedi in m...