Quella persona sono io

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«Ho un'idea» disse Riccardo entrando in camera mia. La casa in cui avremmo abitato in quei giorni era molto bella: un attico su un palazzo altissimo. Era molto grande, ben arredato con uno stile molto moderno. Camera mia aveva un tema color cemento e una parete color rosa antico: la stanza dei miei sogni.  Mi alzai dalla sedia della mia scrivania e mi accomodai difronte a lui, sul letto.
«Tra mezz'ora andiamo a mangiare fuori, solo io e te.» disse sorridendo.
«Ci sto.» affermai mordendomi il labbro.
«Perfetto!» dopodiché mi diede un veloce bacio a stampo e si diresse verso la porta.
« È inutile dirti di farti bella, tanto la sei già.» poi chiuse la porta e se andò.
Sapeva essere così dolce a volte. Misi le prime cose carine che trovai e mi fiondai al piano di sotto trovando un'esemplare di Riccardo Marcuzzo in super ansia. Sorrisi e mi avvicinai a lui, gli presi la mano e sentì che era letteralmente in un bagno di sudore. Prendemmo un taxi e andammo al ristorante. Ci divertimmo molto quella sera. Ci distiamo di tutti i pensieri perché eravamo insieme.
«Fede io penso che tu abbia bisogno di continui abbracci, inaspettati, quelli lunghi che ti scaldano quel cuore che oramai è diventato di ghiaccio. Hai bisogno di una persona che ti prenda per mano e non la molli, hai bisogno di una persona che ci tiene a te. Hai bisogno di una persona che ti faccia aprire gli occhi, che ti salvi. Hai bisogno di una persona che si preoccupi per te, che ti faccia sentire importante perché tutti abbiamo bisogno di avere accanto una persona così. Una persona. Che ti faccia sorridere anche quando la voglia non c'è. Hai bisogno di qualcuno che abbia paura di perderti. Una che ci tenga a te, da andare contro il mondo per restare e proteggerti. Hai bisogno di una persona che ti accetti per come sei. Una che entri nella tua vita e non ne esca mai più.» affermò guardandomi. Abbassai lo sguardo e mi fu impossibile non piangere a quel parole perché era tutto vero.
«Quella persona sono io. Federica Carta, vuoi essere la mia ragazza?» mi chiese scoppiando anche lui in lacrime. Annuì. Mi diede un anello e me lo infilò nel dito. Ci alzammo e ci stringemmo forte.
«Ti amo.» dissi sorridendo poi mi gettai sulle sue labbra. Lo amavano più di ogni altra cosa e questo mi bastava.

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