Lei gli stava attaccata come una cozza mentre lui alzava spesso gli occhi al cielo ed era sempre distratto. Cercavo di non ascoltare quella specie di gallina umana, ma urlava per farmi sentire parola per parola.
«Riccardo mi ha baciata e in quel momento ho capito che siamo fatti l'uno per l'altro.» disse entusiasta.
Raffaella la guardava sorridendo ma si vedeva che lo faceva solo per Riccardo. Mio papà fissava me e Riccardo e rideva scuotendo la testa. Nanci messaggiava al telefono, mia sorella dormiva sulla spalla di Luca e viceversa, mia mamma e il papà di Riki si occupavano invece della gestione "filmino di Pasqua".
Era uno strazio mortale quel pranzo.
D'un tratto suonò il campanello.
Mi alzai ed andai ad aprire anche se non ero a casa mia.
«Che ci fai qui?» gli chiesi sorpresa.
«Perché non abbandoni questo strazio e vieni con me?» domandò Michele con due caschi in mano.
«Chi è questo?» chiese d'un tratto Riccardo alle mie spalle. Lo guardai in viso, che stava fissando il suo rivale con disprezzo.
«Michele Perniola, ma penso tu mi conosca già.» disse lui con sfida.
«Non ti conosco. Comunque sì, porteremo gli avanzi alla comunità. Ora puoi andartene?» chiese Riccardo nervoso.
Michele strinse il pugno e Riccardo afferrò la mia mano.
«Sei sempre il solito stronzo.» affermò Michele ridendo.
«E tu sempre il solito sfigato.» disse Riki.
Michele fece un sorriso e scosse la testa.
«Te lo dico gentilmente: o sparisci o ti picchio.» affermò Riccardo nervosamente.
«Smettila Riccardo. Torna dalla tua ragazza.» dissi ribattendo io.
«Sì, forse lei è meglio.» disse lui lasciandomi la mano e tornandosene un sala. Mi avevano ferito quelle parole, profondamente.
«Non posso venire con te.» affermai guardando Michele. Lui annuì e poi si avvicinò per darmi un bacio ma io mi voltai e il bacio scocchiò sulla guancia. Poi Michele se ne andò.
Tornai al tavolo. Riccardo era arrabbiato, si vedeva lontano un miglio.
«Quando hai detto di amarmi la prima volta?» gli chiese Ginevra ridendo.
«Hai rotto con questa storia Ginevra! Basta!» disse lui esasperato. Si alzò, si diresse verso l'uscita e fece sbattere la porta.
La bionda ci era rimasta molto male.
Di soppiatto, uscì anche io dalla casa, e corsi in casa mia, nella mia camera, con la certezza di trovarlo lì.
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You are worth it all
Fanfiction[COMPLETATA] Riccardo: "Non c'è bisogno di dediche. Non c'è bisogno di grandi parole, non c'è bisogno di ripeterti in continuazione quanto io ti ami. Lo sai. Lo sai bene. Tu sei uguale a me, io sono uguale a te. Io mi rivedo in te, tu ti rivedi in m...