Capirai

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Presi la valigia e corsi in aeroporto.
Mi imbarcai sull'aereo. Dovevo seguirlo, sentirmelo dire in faccia che non mi voleva più. In quel momento ci avrei creduto e avrei accettato la situazione, ma solo se me lo avesse detto in faccia che gli facevo schifo, che ero poco meno di un cane per lui.
Quando fui sull'aereo venni presa da un sonno profondo. Ero tanto stanca, avevo pianto tutto il giorno. L'attesa era straziante. Non facevo altro che controllare l'ora per vedere quanto tempo restava prima dell'arrivo. Odiavo essere immobilizzata in quei sedili per più di due ore. Non mi davano l'indipendenza che volevo.
Quando arrivai, presi la valigia e, dopo aver preso un taxi e aver detto il luogo in cui volevo recarmi, arrivai in questo college gigantesco.
Appena entrai vidi moltissimi ragazzi e ragazze in uniforme. Erano tutti molto carini e composti. Mi piaceva moltissimo vedere quella scena.
Dopo aver cercato a vuoto, incontrai una ragazza che parlava italiano e quella ragazza fu la mia salvezza.
«Hey ciao. Scusami se ti disturbo. Ehm..sono nuova qui. Dove vanno i ragazzi quando arrivano?» le chiesi guardandola supplicante.
«Ehm..ti accompagno io se vuoi.» disse sorridendo. Sorrisi anche io ed annuì.
«Sei motto gentile, grazie.» risposi io.
«Come ti chiami?» le chiesi mentre camminavamo lungo il portico della scuola.
«Ehm, io sono Ella.» disse sorridendo.
«Io sono Federica. Come mai parli italiano?» le continuai a chiedere cercando di distrarmi da ciò che potevo trovarmi davanti agli occhi.
«Mia madre è italiana mentre mio padre è di Los Angeles.» disse sorridendo.
Ella era una ragazza molto carina. Era bionda, aveva un fisico snello e un viso angelico. I suoi lineamenti erano perfetti.
«Eccoci arrivati. Buon soggiorno Federica.» disse sorridendo.
Annuì e poi la salutai.
Appena aprì la porta, entrai dentro ad un salone dove c'era una reception. C'erano molte macchinette dove servirsi e moltissimi ragazzi con valige e giacche in mano pronti a prendere le chiavi del proprio dormitorio.
Mi misi sulle punte cercando di vedere Riccardo. Mi sentivo spaesata tra tutti quei colossi. Appena vidi una chioma castana folta, un paio di occhi azzurri ed un sorriso angelico, gli corsi incontro.
Lui incontrò il mio sguardo e per un attimo si bloccò. Poi si guardò intorno, afferrò una ragazza dai capelli biondi, si alzò ed iniziò a baciarla davanti a tutti. Mi fermai all'instante.
Non riuscivo a muovermi. Ero stata avvolta dalle sabbie mobili. Riccardo e quella ragazza facevano danzare le loro lingue e, tra un bacio e l'altro, sorridevano come se si fossero desiderati da troppo tempo ormai.
«Hey, che ci fai qui Fede?» mi chiese un ragazzo accanto a me.
Mi voltai e vidi Alessio guardare quella scena.
«Da quanto tempo va avanti?» domandai io in lacrime.
«Non so dirtelo con precisone. So solo che riccardo è tanto preso da Ginevra.» affermò sorridendo. Ginevra, era questo il suo nome.
«Sai, in aereo non facevano altro che baciarsi e tenersi per mano. Secondo me stasera dormiranno anche insieme.» disse annuendo.
«Non li trovi bellissimi?» mi chiese guardandomi.
«Alessio.» affermai io fredda.
«Dimmi fede.» disse sorridente.
«Ma vaffaculo!» urlai innervosita.
Mi diressi verso Riccardo, spostai la bionda con uno spintone e buttai Riccardo sulla sedia.
Gli tirai uno schiaffo in piena faccia facendo addirittura sentire un forte rumore nella stanza. Ci avevo messo tutto il possibile in quello schiaffo.
«Un giorno capirai.» affermai piangendo.
«Capirai che ti ho trattato meglio di quanto meritassi. Capirai che mi sono sforzata per far funzionare le cose. Capirai quanto io ti abbia amato e quanto mi importasse di te.» continuai tra i singhiozzi.
«E nel momento in cui capirai tutto questo, perché lo farai, non tornare da me, perché a quel punto avrò trovato quel qualcuno che noterà ogni piccola cosa che farò.» dissi secca.

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