Capitolo 27

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Ed il fatidico giorno arrivò, non senza qualche piccolo dubbio o ripensamento.

Volevo portarla nel mio mondo, ma non volevo che il mio mondo la contaminasse, ed in realtà la mia famiglia o qualche episodio del mio passato, avrebbero potuto rovinare la visione perfetta che lei aveva di me.

Ero davanti casa sua, avevo spento la moto e le avevo mandato un messaggio avvisandola del mio arrivo.

"Certo che vista così sei davvero una bomba... più del solito ovviamente" inizialmente mi spaventai per la voce che proveniva alle mie spalle, ma poi mi resi conto di conoscere questa adorabile e maliziosa vocina

"Nonnina" le sorrisi girandomi nella sua direzione "grazie, neanche tu sei niente male con questo foulard"

"Che vuoi farci... qualsiasi cosa indosso mi sta divinamente" disse e scoppiammo a ridere "però anche tu non scherzi, guarda che stacco di gamba che ti si forma quando sei in sella alla tua moto"

"La mia bambina mi aggiunge bellezza" dissi accarezzando la mia moto

"Si ma anche senza quella sei un bel bocconc..."

"NONNA!" la interruppe Andrea, che era uscita da casa e che non avevo assolutamente notato "smettila di provarci con la mia ragazza!"

"Sai che la trovo SEKKISI"

"Sexy nonna, si fice sexy" dice trattendo una risata "e comunque questo non toglie il fatto che devi smetterla" si girò verso me "e tu smettila di essere quello che sei" mi indicò interamente con la mano "e di dare modo alla vecchietta di riaccendersi come una miccia"

"La vecchietta ti potrebbe insegnare tante cose" sposta poi lo sguardo dalla nipote a me "anche a te cara, ma più sul pratico nel tuo caso"

Io rido senza riuscire a fermarmi mentre Andrea sbuffa divertita e schifata, e forse anche un po'imbarazzata dalla sfrontatezza della nonna

"Ooookay! Basta! Noi dobbiamo andare nonna quindi ti sal... ah cazzo ho dimenticato una cosa a casa, torno subito" fissa la nonna e le punta un dito contro "nel frattempo tu sta buona" adesso fa lo stesso con me "e tu..." mi fa una lastra "cazzo" dice esasperata e sospira "okay tu scendi dalla moto!"

Amavo l'effetto che le facevo a cavallo della mia fantastica moto.
Una volta, mentre parlavamo, mi ha raccontato cosa le passa per la testa quando mi vede sulla moto.
Tutti pensieri poco casti, ovviamente, e tutte cose che non possono essere ben spiegate a parole, perché non esistone neanche le parole giuste.

"Dove andrete?" mi chiede la nonnina mentre guardiamo andare Andrea di nuovo in casa

"La porto nella mia città natale" le dico continuando a guardare la porta in cui Andrea è appena entrata "e la mia famiglia" sospiro sulle ultime parole

"Da quanto ho capito non avete un bel rapporto"

"Perspicace come sempre nonnina" la guardo e le sorrido, anche se non era uno dei miei soliti sorrisi

"Beh però è la tua famiglia, sono le persone con cui hai condiviso la tua vita, persone con le quali sei cresciuta e persone con le quali sarai legata per sempre"

"Già"

"Sai... si dice che la famiglia non si sceglie e che bisogna accontentarsi di quella che si ha" mi sorride "ma per me è una cavolata" la guardo incuriosita "per me la famiglia è quella con cui stai bene, a prescinde dai legami di sangue. Non ti sto dicendo di allontanarti dalla tua famiglia, ma neanche di accontentarti. Semplicemente lotta! Lo vedo che ci stai male, quindi... anche se in minima parte, loro ti fanno stare bene, ma non come vorresti. Allora prendi tutto quello che hai dentro, tutto quello che non va e lotta, lotta per non accontentarti"

E chi è questa fantastica nonnina?! Dov'è finita la sua perversione?! Le sto per rispondere e anche per ringraziare, quando sentiamo la porta di casa di Andrea aprirsi

"Non accontentarti come faccio io che purtroppo posso solo guardarti da lontano" alza un po' la voce, ma so che silenziosamente ha capito che la volevo ringraziare, ma non voleva far capire nulla alla nipote, così le reggo il gioco

"In realtà siamo molto vicine al momento" le sorrido alzando un sopracciglio maliziosamente

"ANCHE TROPPO PER I MIEI GUSTI" urla Andrea mentre si avvicina con in mano una busta che prontamente mette in borsa, prima di avvicina alla mia moto "ti avevo detto di scendere dalla moto" dice sorridendomi e fingendosi arrabbiata.

"Ho preferito fare di testa mia" sto al suo gioco, ma il mio sorriso è malizioso.

"Come sempre"

"Come piace a te" mi avvicino e la bacio e certamente lei non si fa pregare

"Sei assurda" mi dice ancora attaccata alle mie labbra e sorridiamo insieme

"Okay gioventù" ci interrompe la nonnina "prima che mi prenda di invidia e gelosia è meglio se andate"

"Già, sali piccola" le dico facendomi un po'più avanti sulla sella, per darle spazio e subito lei sale, prendendo il casco che le avevo appena passato, la nonna ci saluta e va verso casa di Andrea.

Ma prima di sparire mi sorride incoraggiandomi.

"Complimenti per il movimento, molto sensuale" mi dice Andrea riferendosi al mio spostarmi in avanti sulla sella

"Beh allora non mi hai vista bene quando invece della moto, monto su di te" ridiamo e mi becco anche un buffo sulla spalla

Amava stuzzicarmi, provocarmi e farmi andare in pappa il cervello con pensieri poco decenti, ma quando iniziavo a darle corda iniziava ad imbarazzarsi.
Era un gioco di provocazioni che mi piaceva da pazzi, soprattutto farlo con lei, beh... onestamente, adesso, solo con lei.

Mentre percorrevo quella strada che non facevo da veramente tanto tempo, i pensieri ritornarono, ma più calmi, grazie alle parole della nonnina e al fatto che Andrea mi accarezzasse l'addome, mentre si teneva forte a me, come se mi volesse confortare del fatto che ci stessimo sempre più avvicinando alla casa dei miei genitori e allo stesso tempo mi volesse trasmettere la sua presenza.

Contuai a divincolarmi fra le strade, che iniziavano ad essere più affollate per colpa del traffico mattutino, presi una stradina più interna ed inizia a vedere alcune case che notavo essere sempre le stesse.

La mia famiglia è una di quelle che se la passa più che bene, che vive nel lusso e che ama far vedere quello che è riuscita a conquistarsi con il tempo.

Quando ero molto giovane amavo il fatto che i miei genitori si fossero guadagnato tutto quello che possedevano con il sudore, ma odiavo che lo ostentassero.
Odiavo che mi ripetessero in continuazione che avevano fatto tutto questo per spianarmi la strada e che quindi io avrei potuto avere tutto senza fare nulla.

Non mi sono mai piaciute le cose facili e quando dicevo ai miei genitori che volevo sudarmelo anche io, loro mi guardavano sconvolti, convinti che non apprezzassi tutto quello che avevano fatto per me.

Non era affatto così, volevo semplicemente guadagnarmi qualcosa da sola, lottare e sentirmi realizzata.

Ma avevamo visioni diverse di 'realizzazione personale', per loro era giusto avere tutto di diritto, per me, sudarselo fino alla fine.

Mentre ero persa in questi pensieri, non mi resi conto che fossimo già arrivate.

Vidi la mia casa, vidi il giardino di ingresso, le mura, con le quali si teneva fuori tutto il mondo, l'immenso cancello.

Sospirai... sospirai e cercai di darmi la giusta forza.

Spensi la moto, poco prima di arrivare davanti il cancello

"Ci siamo" dissi a bassa voce, ma Andrea mi sentì

"Ci sono" mi disse Andrea sottolineando la sua presenza, io annuii e riaccesi la moto avvicinandomi al cancello e suonando il campanello di ingresso.

Una voce rispose "Chi è?!"

"Chalie sono Alex"

"Oh signorina, le apro subito"

E così mi avviai verso il giardino di ingresso e parcheggiai proprio davanti le scale che portavano alla porta d'ingresso.


L'inizo della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora