Capitolo 34

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"Ti vuoi alzare o inizio a ballarti sullo stomaco?!"

Sarah urlava da ore impartendomi come ordine primo e inopponibile quello di alzarmi dal letto ed uscire con lei per andare nel centro commerciale.

Era il nostro giorno libero ed io volevo passarlo semplicemente non facendo una beatissima... mazza!

Ma no! Lei doveva rompere già alle 8 del mattino, lasciando stare il fatto che i negozi aprissero alle 9 e 30, ma era periodo di saldi e lei non voleva i rimasugli o gli scarti delle altre persone, lei voleva acaparrarsi il meglio a poco, parole sue.

La detestavo quando faceva così, quando metteva su il broncio e mi iniziava a stressare per obbligarmi a portarla a spasso.

Si perché non solo dovevo metterci la pazienza, la voglia e le mie ore libere, dovevo anche prendere la mia macchina e scorazzarla fra i vari centri commerciali.

Già!

Non le bastava girarne uno per intero, doveva vederli tutti e, secondo la sua testa rincoglionita, approfittare di 'tutte le migliori offerte'.

Le lanciai il cuscino e mi misi a pancia in giù cercando di coprirmi con il lenzuolo.

"Sparisci dalla mia camera!" le dissi spazientita

"Lo hai voluto tu!"

Me la ritrovai sulla schiena, in piedi e che, a modo suo, ballava per darmi fastidio

"Avevi detto che mi avresti ballato sullo stomaco non sulla schiena"

"Poco importa, l'importante è ballarti sopra!"

"Hai preso qualche kilo mia cara" le dissi mentre la facevo volare dalla mia schiena e dal letto

"Sei una stronza!" mi disse mentre si rialzava dal pavimento "non solo non mi vuoi fare compagnia, in più mi dai della vacca"

"Sarah... ma VACCACARE" le urlo ridendo, suguita poi da lei.

"Dai alzati, non possiamo stare a casa"

"Ma io voglio stare a casa"

"Stai sempre a casa ultimamente" mi disse con tono un po' più serio

"Non ricominciare..."

"Non voglio ricominciare, ti sto solo dicendo che sei strana in questo periodo"

"Sono solo stanca Sah"

"Non eri stanca quando facevi kick boxe, corse, ballavi, lavoravi, studiavi e te la spassavi per locali e con donne diverse ogni sera, ma sei stanca adesso che praticamente fai la metà delle cose?" mi disse mentre si sedeva sul mio letto

"Starò invecchiando" le sorrisi, ma lei era poco convinta.

Sapevo che sarebbe partita in quinta, perché era vero che da quando avevo picchiato in quel modo quel cazzone, avevo anche perso un po'di voglia di fare molte cose.

Non uscivo molto, facevo casa, lavoro e università, concedendomi ogni tanto qualche ora o in palestra o a fare una corsa.

Ero stremata, ma non fisicamente... più che altro psicologicamente.

Avevo paura di avere qualche altro attacco di ira e finché non avrei capito il motivo per il quale lo avevo avuto, non ero intenzionata a passare troppo tempo con le persone.

Io lo sapevo, sapevo a cosa mi avrebbe potuto portare e sapevo come sarei potuta diventare.

Con Andrea andava bene, ma lei aveva notato questo mio bisogno di solitudine, non mi diceva nulla e mi lasciava fare, anche se dal canto mio, io vedevo che non ne era del tutto felice.

L'inizo della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora