Anna's pov
«si zia, starò attenta» dissi esasperata al telefono.
Chiusi velocemente quella chiamata e mi avviai verso la nuova scuola, sfortunatamente troppo lontana da casa mia.
Le dolci note delle mie canzoni preferite mi accompagnarono per tutto il tragitto, facendomi compagnia data la mancanza di qualcun altro al mio fianco.
Il primo giorno alla scuola nuova, come sarebbe stato?
C'è chi si fa milioni di paranoie per questo giorno, chi invece lo considera uguale agli altri, e poi c'ero io, che speravo solamente che fosse il segno di un nuovo inizio.
Le scuole medie erano stati anni discretamente tollerabili per me, lì avevo vissuti tra alti e bassi, ma nulla di cui parlarne con occhi che ti brillano.
Speravo seriamente che le scuole superiori mi avrebbero dato almeno una motivazione per dare il meglio di me e magari conoscere qualcuno, anche solo una persona, giusto per non sentirmi come al solito un pesce fuor d'acqua.
Purtroppo per me, non avrei passato quegli anni nelle migliori compagnie, dato che per la maggior parte avrei avuto gli stessi compagni delle scuole medie.
Non rientravo nella categoria di quelle fortunate ragazze che trovano amore e amici a scuola, dato che in quegli anni ero stata per lo più sola.
Ero un po' colei che chiamavano non appena serviva un favore, e che invece veniva ignorata quando c'era da uscire e così via..
Per loro sfortuna avevo sempre avuto un carattere piuttosto forte, non mi facevo facilmente mettere i piedi in testa.
Cercai di non farmi notare, poggiandomi con la schiena ad un muretto vicino all'entrata.
Quella mattina non volevo proprio lasciare il mio amato letto, ma la mia sveglia impostata alle sei e mezza diceva il contrario.
Sbuffai sonoramente vedendo il gruppo dei miei vecchi compagni avvicinarsi a me, con aria del tutto amichevole poi.
Avrei voluto sapere davvero cos'avevano da sorridere, dato che per tutta l'estate divenni neanche l'ultimo dei loro pensieri.«ciao Anna! Anche tu qui?» mi chiese Simona.
E ad aprire discorso, per la mia solita sfortuna, fu proprio la meno simpatica.
Mi presi un attimo per guardare com'era conciata, anche se avrei fatto meglio a non vedere il suo abbigliamento sicuramente scorretto ad una scuola.
Non avevo nulla contro le ragazze che si apprezzavano e mettevano in mostra le proprie forme, anzi, avrei voluto avere la loro stessa autostima, ma quando ti guardavano con quell'aria come "oh ehi, guardami, in confronto a me sei uno stupido insetto", ecco lì non le sopportavo.
Sorrisi tanto per essere cordiale e tornai con lo sguardo rivolto al vuoto, avrei voluto essere ovunque tranne che lì.
Si avvicinò a noi un ragazzo col suo gruppetto, erano tre.
Uno di loro, quello più alto, prese Simona per un fianco e la baciò davanti a tutti.
Un altro guardò il suo amico con uno sguardo indecifrabile, l'ultimo invece se ne stava con le cuffiette a fissare il telefono.
L'ultimo però catturò la mia attenzione, non sembrava poi così tanto una cattiva conoscenza come gli altri.
Che poi non potevo giudicare una persona per come mi si parava davanti, ma a tatto avrei detto che l'avrei considerato nelle persone da conoscere.
Una volta entrati nelle classi assegnate, tutti avevano occupato i banchi con qualcuno che conoscevano, compreso il ragazzo "cuffiette", che era con una ragazza carina al secondo banco.
Misi a fuoco la situazione e sbuffai appena mi resi conto.
Con mia sfortuna però, capitai da sola al primo banco.
Avevo sempre odiato quel posto, al centro dell'attenzione e gli occhi erano quasi sempre su di te.
Passammo la mattina a sentire le noiose presentazioni dei professori, oppure la spiegazione del programma scolastico.
Dopo un oretta buona, sentii bisbigliare continuamente dietro di me, per l'ennesima volta aggiungerei.«potrei sapere cos'avete da dire?» dissi incenerendoli con lo sguardo.
Una curiosità del mio carattere era proprio che per quanto potessi sembrare calma e timida non mi ci voleva nulla per scattare, proprio perché oscillavo tra pazienza e impulsività come se nulla fosse.
«calmati, riccioli d'oro.» mi disse il ragazzo, o almeno credo, di Simona.
«piacere, io sono Giacomo» si aggiunse l'altro porgendomi la mano.
Alzai un sopracciglio e il mio viso si dipinse di una faccia contrariata, questi sono lunatici e pure molto.
Forse dato che non avevo nemmeno risposto alle loro presentazioni, altre voci si fecero spazio al banco dietro.«nicco la ragazzina è visibilmente incazzata, te che sei un romanticone falla sciogliere» disse Giacomo ridendo sonoramente.
«regà basta però, non iniziate anche con lei.» li richiamò quel ragazzo, "nicco".
Decisi di voltarmi e non dare la mia attenzione a nessuno, magari mi avrebbero lasciata finalmente in pace.
La lezione passò davvero troppo lenta per i miei gusti, di fatto, quando stava per suonare la campanella, stavo per cadere in un sonno profondo.
Forse avrei dovuto smettere di guardare serie tv fino a tarda nottata, o meglio, mattinata.
Uscii in fretta da scuola appena i cancelli si aprirono, ci stavo da mezza giornata e già avrei voluto evadere.«ciao zia!» salutai mia zia entrando nella sua macchina, almeno al ritorno era passata a prendermi.
«ciao amore, è andata bene?» mi chiese utilizzando il suo solito nomignolo.
Solita domanda del cazzo, solita risposta di merda.
Annuii e avviai il Bluetooth per mettere della musica, avevo bisogno davvero di rilassare la mente.
Fortunatamente, mia zia non faceva obiezione quando sentivo il mio artista preferito o qualsiasi altro tipo ti canzone che rientrava nei miei gusti, al contrario della mia famiglia.
La musica era forse uno dei rifugi migliori che avevo, uno dei più sicuri e soprattutto uno che c'era sempre, nonostante tutto.
STAI LEGGENDO
Vivere
FanfictionForse no, non è una storia come le altre. Non è una storia dove arrivata la maturità ci si innamora e si soffre, per poi avere quel bellissimo lieto fine. Questa storia parte dalle basi, dove una bambina riesce a provare le emozioni di una donna già...