Anna's pov:
«mentre invece da radice quadrata di..»
Il prof di matematica non riuscì a finire neanche la frase, dato che la campanella che suonò e tutti gli alunni che si alzano.
Feci come loro e mi diressi all'esterno della scuola, quella settimana era stata fin troppo pesante.
In quel periodo Simone non mi aveva dato fastidio più di tanto, ma tendevo ad isolarmi dalla gente in generale per via dell'atmosfera non bellissima in classe mia, mi mantenevo sul rapporto civile con tutti.
Era quasi un mese che non vedevo Niccolò, e sentirlo solo per cellulare non era delle migliori.
Proprio mentre apparì nei miei pensieri, il mio telefono squillò, rivelando il suo nome sulla schermata.«nicco! Ciao» dissi tutta contenta.
«ma ehy perché nicco e non amore? Non sono più il tuo amore?» mi chiese con una voce da bimbo piccolo.
Io risi e lo salutai come vuole lui, alle volte sembrava che avesse due anni.
«senti un po' ma che c'è davanti a te?» domandò tutto d'un tratto.
«ehm, delle persone, un cancello, un albero e.. Niccolò!»
Portai una mano di scatto sulla bocca e corsi verso di lui, non ci credevo che fosse venuto fin lì solo per me.
Arrivai sempre più vicina a lui, fino a quando la mia testa era nell'incavo del suo collo e le mie gambe attorno al suo bacino.
Il suo profumo, il suo respiro mischiato al mio, i nostri corpi sempre più vicini, quanto mi era mancata quella sensazione...
Ero stata tutti i giorni senza il mio pilastro fondamentale, e riaverlo in quell'istante mi aveva dato una scarica di energia indescrivibile a parole.
Quasi non mi sembrava vero, mi sembrava tutto un'allucinazione che forse a breve sarebbe scomparsa, riportandosi con sé il mio Niccolò.
Era successo tante volte in quel periodo, io tra le sue braccia e poi mi ritrovavo sul cuscino, non sul suo petto.
Avrei tanto voluto guardare i suoi occhi invece che rifugiarmi delle stelle in certe sere, ma a chilometri e chilometri di distanza era forse impossibile.«dimmi che non sto dormendo..» dissi stringendomi sempre di più a lui.
«sono qui, non stai dormendo» ripetè a sua volta prendendomi il viso tra le mani.
Scesi da braccio a lui e posai le labbra sulle sue, mi era mancato tremendamente tanto.
«mi mancavi tanto annarè» disse sorridendo sulle mie labbra.
Lo strinsi a me per altro tempo, non riuscivo a capacitarmi di come avessi fatto a stare tutto questo tempo senza.
«ma quella è la tua macchina?» chiesi indicando la macchina a cui era poggiato prima.
Lui confermò e rimasi per un attimo di stucco..
«ma.. Niccolò sei venuto da Roma fino a qui da solo? Con la macchina?» dissi inarcando un sopracciglio.
«mi mancavi amo', e lo sai che odio quei cazzo di treni.
Poi ormai guido da 'nmesetto, che fa?» rispose il moro interrompendo il nostro contatto fisico.Io scossi le testa divertita e non risposi, tanto avrebbe fatto ugualmente quello che gli diceva la testa.
Mi prese la cartella dalle spalle e salì in macchina, aprendo la portiera anche a me.
Entrai in auto e sentii subito un forte profumo, il suo.
Probabilmente starei rimasta ore e ore in quella macchina solo per sentirlo, il profumo di casa.«posso fidarmi o moriamo per dieci minuti di strada verso casa mia?» ironizzai dandogli una leggera spinta.
«signorina, guarda che non andiamo mica alla tua di casa» rispose lui sorridendo sotto i baffi, al che lo guardai confusa incitandolo a parlare.
«domani ho una rimpatriata di famiglia, ma proprio tutta, s'intende che siamo quasi cento persone, e prendo occasione per presentare la mia ragazza» disse poggiando una mano sulla mia gamba.
«ma Niccolò, potevi almeno dirmelo.. Dio povera quella santa di mia nonna, come fa a sopportare te e me proprio non lo so»
«amo dai te volevo fà na sorpresa, vuoi passare a prendere qualcosa a casa?» mi chiese svoltando nel viale di casa mia.
Io annuii e in poco tempo mi ritrovai davanti casa.
Gli chiesi di aspettare e entrai salutando velocemente nonna, la quale mi informò del fatto che era già al corrente della sorpresa di Niccolò.
Spalancai l'armadio e cercai qualcosa di decente da mettere, avrei conosciuto tutta la famiglia di Niccolò e di certo non potevo andare con una misera tuta.
In un borsone misi una cambiata semplicemente e ciò che avrei indossato il giorno dopo, a casa di nic c'era ancora tutto il resto della mia roba e non avevo bisogno di portarmela dalla mia.
Presi un paio di stivali lunghi e una borsetta nera, così da completare il mio sottospecie di bagaglio.«menomale che ci dovevi mettere due minuti» disse Niccolò appena rientrai in macchina.
Io feci spallucce e mi diedi una spinta per sedermi sulle sue gambe, non eravamo ancora partiti e avevo bisogno di sentirlo vicino come non avevo potuto nei giorni precedenti.
«andiamo a vivere a Londra io e te ti prego, non ne posso più di questo via vai» balbettai soffocando una risata.
Lui sorrise e poggiò il mento sulla mia testa, lasciando qualche bacio su di essa ogni tanto.
«ma hai fatto qualcosa ai capelli?» mi chiese lui.
«no, credo si sia schiarita totalmente tinta scura man mano col sole estivo e stanno diventando di nuovo biondi»
«guarda che biondi, il tuo colore naturale, ti stanno molto meglio.
Perché in estate ti sei fatta castana l'anno scorso?» disse spostandomi una ciocca di capelli.«avevo voglia di cambiare, ma me ne sono pentita perché mi sono annoiata dopo poco di quel colore, e in più bionda sto meglio» spiegai gesticolando con una mano.
Lui mi lasciò un ultimo bacio sulle labbra e poi ritornai al mio posto, direzione Roma.
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Vivere
FanfictionForse no, non è una storia come le altre. Non è una storia dove arrivata la maturità ci si innamora e si soffre, per poi avere quel bellissimo lieto fine. Questa storia parte dalle basi, dove una bambina riesce a provare le emozioni di una donna già...