Si amore, poi andiamo a disneyland

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Anna's pov:

Non sapevo cosa volesse dire avere meno controllo del proprio corpo, non sapevo cosa volesse dire affidarsi completamente nelle mani di qualcuno e lasciare che la stessa persona facesse altrettanto con me.
Mi sentivo in possesso di una pezzo di lui troppo grande, del suo amore, delle sue attenzione, e a sua volta lui aveva una parte di me imparagonabile, aveva anzi tutta me stessa, e nonostante tutto non riuscivo a pentirmene.
Non ci sarebbe mai stato bisogno di un passo del genere per affidare il mio cuore nelle mani di Niccolò, era come se di me gli appartenesse già tutto, ma solo in quelle poche ore dopo mi resi conto che era tutt'altra cosa.
Era tutt'altra cosa sentire i brividi sulla schiena quando la sfiorava delicatamente; era tutt'altra cosa vedere la sua fronte calda che si poggiava alla mia una volta che sfinito arrivava al limite; era tutt'altra cosa sentire i nostri corpi spogli a contatto e non provare vergogna di nulla, solo perché ci appartenevamo ormai così tanto da lasciare via l'imbarazzo.
Era tutt'altra cosa, e capii solo dopo di aver fatto la scelta migliore.
Io ero sveglia da pochissimo, avevo preso sonno molto tardi ed era ragionevole che avessi dormito di più; a differenza del mio ragazzo, il quale non so da quanto stava accarezzando delicatamente la mia schiena, giocava con le punte dei capelli..
Mi bastarono pochi secondi dopo aver aperto gli occhi per rendermi sfortunatamente conto che il dolore della sera prima non si era per nulla alleviato, anzi, probabilmente lo sentivo più amplificato.

«amore» mi chiamò il moro con voce impastata dal sonno.

Alzai il capo dal suo petto per guardarlo e vidi che accennò un mezzo sorriso, così lo feci anch'io.
Mi sporsi un po' per lasciargli un bacio sulle labbra, per poi ritornare dov'ero prima.

«ti fa tanto male?» domandò con un espressione preoccupata in volto, quasi non avrei voluto rispondere per la faccia tenera che aveva.

Mi limitai ad annuire silenziosa, speravo solo che passasse in fretta.
Lui mi lasciò un bacio in fronte e mi strinse più forte tra le sue braccia, forse un po' troppo forte..

«tenti di soffocarmi?» chiesi scoppiando a ridere.

Niccolò lasciò subito andare la presa, ed è lì che mi resi conto che probabilmente lui era preoccupato quanto me, e forse non ero l'unica a vivere qualcosa di completamente nuovo.
Scavalcai il suo bacino con una gamba così da stendermi completamente su di lui, e non interruppi il nostro contatto visivo nemmeno per scherzo.

«sopporterei anche più dolore per non tornare indietro, puoi per un secondo smettere di farti paranoie?» dissi avvicinandomi notevolmente al suo viso, tanto che arrivai a sfiorare la punta del suo naso col mio.

Ci pensò lui ad eliminare qualsiasi distanza tra di noi, dato che appena un secondo dopo mi baciò.

-

«non voglio alzarmi però» dissi sbuffando, se c'era una cosa che non sopportavo era alzarmi la mattina presto, o almeno troppo presto dopo essermi svegliata.

«non vuoi o non puoi perché non riesci?» mi chiese Niccolò mettendosi seduto.

Io ci pensai per un po', e in effetti oltre ad essere una gran sfaticata, non sapevo se camminando avrei sentito più dolore.

«tutte e due»

«allora scendo e prendo qualcosa, non sforzarti troppo se non riesci»

Dopo essersi alzato dal letto, prese un paio di boxer dalla valigia e li mise velocemente insieme ai vestiti, io intanto cercai di portare lo sguardo altrove.
Proprio per questo mi girai dall'altro lato per prendere il telefono, in pratica non rispondevo a nessuno da più di dieci ore.
Quando Niccolò si rese presentabile, scoprì la mia spalla dal lenzuolo e ci lasciò un bacio sopra, per poi uscire dalla stanza.
Quel piccolo gesto mi fece sorridere istintivamente, ed era solo uno dei tanti.
Appena rimasi sola però, cacciai un bel respiro, come per liberarmi da qualche pensiero di troppo per la testa.
Mi alzai e raggiunsi con calma il bagno, guardando di poco il mio riflesso allo specchio.
Avevo le guance leggermente arrossate e i capelli molto disordinati, però un espressione serena e rilassata in volto.
Avevo acquistato un po' più di sicurezza ed era meglio così, ma avevo ancora bisogno di un po' per realizzare.
Parigi, l'aereo, la mia prima volta, era successo tutto così velocemente che mi sembrava aver vissuto in un solo secondo.
Dovevo però darmi una sistemata, e quindi dopo aver fatto una doccia calda, cercai di dare un senso logico ai miei capelli, per poi aprire la mia valigia per prendere almeno l'intimo.
Faceva un caldo assurdo lì, e fortunatamente il mio ragazzo prima di scendere aveva lasciato il condizionatore acceso.
Appena abbottonai il reggiseno la porta si aprì, ma fortunatamente era solo Niccolò.

«visto che c'era il solito cibo sono andato da Starbucks, va bene il Frappuccino?» mi chiese sedendosi sul letto.

Io annuii contenta e mi sedetti con lui, Starbucks di prima mattina era il paradiso, soprattutto se hai Niccolò sdraiato davanti a te.

«signorina, ricordavo di aver scelto con te cosa mettere in valigia, hai scordato le maglie?» disse il moro passando un dito dal mio collo alla fine della spina dorsale.

Un brivido mi percorse tutta la schiena, facendomi sospirare pesantemente.
Lui sembrò notarlo e si morse il labbro inferiore, continuando poi a ripetere la stessa azione.

«dai, finiscila» piagnucolai prendendo la sua mano.

«mi piace la tua reazione ogni volta che ti sfioro»

«non vantartene, Moriconi» dissi avvicinandomi al suo viso.

Sfregai la punta del naso contro il suo e sorrise, dandomi spettacolo delle sue fossette ai lati della bocca.
Impazzivo per tutti quei suoi particolari che forse notavo io e pochi altri, starei rimasta ad ammirarlo ore e ore.
Dopo aver passato un'altra oretta buona a concludere quella sottospecie di colazione, a prepararci con ovviamente qualche piccolo intoppo, finalmente riuscimmo a mettere un piede fuori dalla stanza.
Parigi era bella non solo dal balconcino della camera, dovevamo assolutamente visitarla.

«nic ma cosa corri, non riesco io» dissi cercando di camminare allo stesso passo del mio ragazzo.

«povera principessina, che hai?» mi chiese lui a sua volta con una faccia da finto angioletto.

«dai cretino, non fare la parte del santo adesso» gli dissi fulminandolo con lo sguardo.

Lui rise e mi prese in braccio, scendendo poi le scale di fretta.
Non sapevo dove trovasse tutta quella forza sinceramente, ma in quell'istante speravo solo di non cadere per quanto stava correndo.

«dove andiamo?» domandai scendendo dalle sue braccia appena arrivammo fuori dall'hotel.

«dove ti pare, visitiamo Parigi se ce la fai, altrimenti abbiamo ancora tutta la giornata di domani»

«poi andiamo a disneyland?» dissi con gli occhi a cuoricino, se in genere ero una bambina, non osavo immaginare lì dentro.

«si amore, poi andiamo a disneyland» ripetè lui dopo di me lasciandomi un bacio tra i capelli.

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