Avrai modo di raccontarmi tutto

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Anna's pov:

Pensavo, o più che altro speravo, che quel momento non arrivasse mai.
Erano forse stati i sei giorni più belli della mia vita, e rifare le valigie fu seriamente un colpo al cuore.
Era da ormai molto tempo che non trascorrevo i miei giorni in tutta tranquillità con Niccolò, e quasi avrei voluto restare lì.
Ero ben cosciente che avremmo passato l'estate insieme, ma Parigi aveva quel non so che di mio e suo.. Sembrava davvero il nostro posto.
Il posto di due cuori che battono all'impazzata l'uno contro l'altro, urlando di amarsi più e più volte.

«dai piccolè perché c'hai sta faccia?» mi chiese il mio ragazzo interrompendo i miei pensieri.

Mi abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla mia spalla, lasciandoci poi un piccolo bacio su.
Io sorrisi lievemente per quel breve contatto sulla mia pelle e poggiai una mano sul suo viso, così da ricambiare l'attenzione accarezzandogli una guancia.

«non vorrei andare..» dissi io cacciando un piccolo sospiro.

«se ci nascondessimo in un armadio il massimo che potremmo stare è un altro paio di giorni, poi ci scoprono» ironizzò lui con una breve risata alla fine, se le inventava davvero tutte.

Scoppiai a ridere e mi voltai nella sua direzione, per poi prendendogli il viso tra le mani.
Analizzai come se fossi uno scanner tutto il suo bel viso, partendo da quelle labbra rosee e carnose, al naso perfetto, per poi finire a quegli occhi nocciola che mi scrutavano attenti.
Forse mi perdevo troppo nelle mie paranoie, però io poco mi capacitavo che al mio fianco avessi una persona del genere.
E non per la bellezza, ma per come mi trattava e per tutto l'amore che provava e dimostrava nei miei confronti.

«a che pensi?» mi chiese passandomi una mano davanti al viso, aveva probabilmente notato che ero incantata.

Io scossi la testa e lo baciai alzandomi un po' sulle punte per stare alla sua altezza, non mi andava di esprimere i miei stupidi complessi.
Quei bei baci senza un motivo preciso, quando meno te lo aspetti, avevano forse più significato degli altri.
Lui sorrise sulle mie labbra e poggiò delicatamente le mani sui miei fianchi per avvicinarmi sempre di più al suo corpo, sembrava aver apprezzato il gesto.
Quando mi allontanai dal suo viso per mancanza di fiato, gli lasciai un piccolo bacio sulla punta del naso, per poi continuare ahimè a fare quelle maledette valigie.

-

Trascinavo senza alcuna voglia la valigia per l'aeroporto, cercando di vedere la figura di Adriano da qualche parte.
Il viaggio era stato abbastanza noioso, o probabilmente era la sensazione di dovercene andare che l'aveva reso incommensurabile.
I nostri amici ci avevano fatto il favore di venirci a prendere in aeroporto, Adriano aveva la patente da pochi mesi e si erano offerti per non disturbare altri.
Durante tutto il tragitto del ritorno ero rimasta sveglia, Niccolò aveva dormito col capo poggiato sul mio petto e una mano sempre incrociata alla mia, ragionevole dato che la notte scorsa era stato molto più sveglio.
Anche io avevo dormito più o meno quanto lui, però verso l'una avevo iniziato a sentire molto mal di testa tanto da prendere un oki, quindi Niccolò mi riservò tutte le attenzioni che volevo, anche perché era molto tardi.
Sentire le sue mani che accarezzavano ininterrottamente la pelle della mia schiena iniziò a farmi rilassare pian piano, e così mi addormentai distesa a pancia in giù sopra di lui e col lenzuolo fino al bacino.

«ragazzi, siamo qui»

A qualche metro di distanza riuscii a vedere i nostri amici chiamarci, e nello stesso momento Niccolò prese la mia mano per avvicinarci.

«amore, ciao!» salutai Ludovica stringendola tra le mie braccia.

Avevo lasciato andare la valigia a pochi metri da me ma poco importava, in genere non passavano mai più di un paio di giorni senza vederci, mentre quel giorno finalmente la riabbracciai dopo una settimana.
Quando mi allontanai e salutai anche Adriano, ci incamminammo verso l'esterno dell'aeroporto, segno che questo meraviglioso viaggio era davvero finito.

«com'è andata?» ci chiese il riccio appena entrammo in macchina.

Io e Ludovica ci sedemmo ai posti dietro, mentre Niccolò e Adriano rimasero davanti.

«molto bene, non volevo tornarci più in Italia» risposi con un pizzico di malinconia nella voce, sarei rimasta lì altri due mesi.

«che bello, avrai modo di raccontarmi tutto, ma prima volevo informare te e Niccolò di una cosa» prese parola la mia amica aprendo discorso.

«io e adri pensavamo di passare una settimana a Roma nel solito hotel dove andammo la scorsa volta, il dieci giugno è il mio diciottesimo e ho praticamente tutti i parenti lì, perciò sarebbe bello festeggiare insieme magari» spiegò gesticolando con la mano libera.

«ovviamente devo parlare con nonna e Niccolò deve parlare con i suoi, ma giugno è anche il mese in cui io sto da nic, non penso ci siano problemi» risposi io lanciando uno sguardo a Niccolò, che prontamente annuì dal riflesso dello specchietto.

Avevo quasi totalmente rimosso dalla mente che tra circa un mesetto la mia migliore amica sarebbe diventata maggiorenne, il che avrebbe voluto dire che anche Niccolò avrebbe fatto diciannove anni.
Diciannove.. era già passato tutto questo tempo da quando ci conosciamo?
Se non fossi nata a dicembre anche io a breve ne avrei fatti diciassette, e l'idea che ci fossimo conosciuti quando avevo circa tredici anni, mi fece capire che il tempo scorreva così velocemente che io neanche riuscivo ad accorgermene.

-

«sicure che non volete venire?» mi chiese nuovamente Niccolò sulla soglia della porta.

«nicco stai tranquillo, devo sistemare le valigie e poi starete via per qualche oretta, di certo non state andando in guerra» risposi nuovamente spingendolo un po' per le spalle.

Gli amici di Adriano l'avevano chiamato per un uscita pomeridiana al bar, e quest'ultimo aveva chiesto a Niccolò se volesse unirsi al gruppetto.
Io gli avevo detto tranquillamente di andare, Ludovica avrebbe potuto farmi compagnia e anche se non fosse, non ci sarebbe stato alcun problema.

«torniamo dopo, fate le brave» mi salutò voltandosi e lasciandomi un bacio a fior di labbra.

Si chiusero la porta alle spalle e io ritornai in camera mia, dove Ludovica aveva già iniziato ad aprire le due valigie per darmi una mano.

«intanto che ti do una mano per sistemare, ti va di raccontarmi com'è stato questo viaggio?» mi chiese lei sedendosi sul letto.

«mettiti comoda, abbiamo parecchio di cui parlare»

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