Ehi pulce, la mamma è anche mia

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Niccolò's pov:

Sono sempre stato cosciente del fatto che quei nove mesi per un papà non fossero lo stesso per la mamma; lei sentiva quella piccola creatura crescere nel suo stesso corpo, percepiva i suoi piccoli movimenti sulla sua stessa pelle e aveva la responsabilità di badare prima a lui e poi a sé stessa.
Io non sapevo per certo cos'avesse provato Anna appena aver realizzato che lei da sola avrebbe a breve dovuto dare alla luce il nostro bambino, ma io d'altro canto, mi sentii totalmente debole.
Mi sentii debole ed incapace quando la vidi piegarsi in due dal dolore, quando strizzò gli occhi e respinse la mia mano.
Non lo faceva volontariamente e la capivo, eppure non potevo fare nulla per lei..
Intorno a me sentivo Alessandro che chiedeva a sua madre cosa stesse succedendo, Marco che si affrettava a chiamare un ambulanza, e poi solo io ancora indeciso sul cosa fare.
Pochi secondi dopo che Anna respinse la mia mano, mi guardò come se avesse bisogno di un appiglio, il quale probabilmente sarei dovuto essere io.
Furono le due ore più lunghe della mia vita, le passai a stringerle la mano più forte che potevo e a cercare di tranquillizzarla.
Non era per niente in programma il parto in quel momento, sapevamo che era molto a breve, e proprio per questo tra nemmeno una settimana saremmo tornati a Roma.
Appena arrivammo in ospedale, dovetti aspettare come minimo un quarto d'ora per lasciare il tempo che sistemassero la mia ragazza, certo feci storie pure per quello, ma ovviamente non potevo controbattere.
Mi poggiai alla porta e mi scombinai i capelli più volte, dentro di me sentivo troppe, ma davvero troppe emozioni messe male in contrasto che mi facevano mancare l'aria.
Per un secondo socchiusi gli occhi e cercai di tranquillizzarmi, ma potevo mai stare calmo in una situazione del genere?

«ohi nì? Nì ci sei?»

Sentii una mano scuotermi un braccio neanche troppo tempo dopo, e riaprendo gli occhi notai Adriano e ludovica davanti a me.

«sono appena andata a controllare, l'hanno spostata in una stanza» mi comunicò lei indicandomi un corridoio.

In quel momento mi ritenni nettamente fortunato per il fatto che i due nostri migliori amici non abitassero a Roma, ma questo particolare me ne fece venire in mente altri..
Mia madre e tutta la mia famiglia erano a Roma, a tre ore e mezza da dove ci trovavamo.
Stavo già per correre nella direzione che mi era stata indicata, ma non potevo lasciare in sospeso quel punto.

«Cassio fammi il favore di chiamare i miei genitori e la famiglia di Anna, cerco la stanza e vi faccio sapere»

Ovviamente il mio amico acconsentì, e dopo il suo cenno della testa, mi ritrovai a vagare per camere e camere dell'ospedale viste da fuori.
Quel reparto sembrava essere anche più che immenso, ma quando arrivai all'ultima camera privata del corridoio, trovai al di fuori di essa Victoria, con ovviamente suo marito e suo figlio seduti nella sala d'attesa.

«fermo tu, le stanno mettendo la flebo e facendo qualche analisi, subito dopo puoi entrare, già ho chiesto» mi bloccò la donna poggiando una mano sulla spalla.

A quel punto ovviamente mi fermai, eppure restai ad osservare dal piccolo vetro trasparente della porta.
Era lì, semi-sdraiata sul letto mentre le prendevano piano un braccio per metterle la flebo.
Ero a conoscenza del suo odio per gli aghi, e quando serrò le labbra per il dolore che stava sentendo, mi sentii totalmente impotente.
Presi posto svogliatamente su una sedia e poggiai la testa all'indietro sul muro, Dio solo sapeva quando avrei voluto essere lì con lei.

«possiamo andare a prendere una merendina alle macchinette?»

La voce di Alessandro mi risvegliò un minimo dai miei pensieri, così osservai Marco annuire, prendergli la manina e lasciare il secondo piano per arrivare a quello terra.
Avrei solo desiderato una macchinetta della pressione pronta e a portata di mano, ma ero consapevole che il numero sarebbe arrivato alle stelle, e poi avrebbero dovuto sicuramente portare me in una sala di ricovero.
Tutta via avevo un dubbio da ore ormai, ma con tutto quel trambusto non ci avevo pensato..

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