Anna's pov:
«tanti auguri a Ludovica, tanti auguri a te!»
Tutti quanti cantammo in coro la canzoncina degli auguri davanti alla nostra amica rigorosamente a squarciagola, anche perché eravamo ormai brilli, io più di tutti.
La regola dei due bicchieri era andata ormai a farsi benedire un paio d'ore prima, soprattutto perché mi ero proposta di partecipare ad un gioco di cui penitenza c'era la regola di bere due shot.
Niccolò mi aveva solo ripreso una volta dicendomi di non strafare, però non mi era stato addosso come una cozza tutto il tempo, anzi.
Certo mi stava vicino per evitare che dicessi o facessi cazzate in quelle condizioni, ma non si era comportato da papino responsabile.
Lui a differenza mia aveva a stento bevuto una birra per tutta la sera, lo vedevo un po' spento e ogni volta che ci fermavamo un secondo tendeva a starmi più vicino del solito.
Ludovica, dopo la solita canzoncina degli auguri, tagliò la torta in varie fette per tutti; eppure quando mi porse un piatto lo rifiutai con la testa, avrei potuto vomitare a breve e la torta non era delle migliori.«uh si, questo lo voglio» dissi prendendo un bicchiere di champagne dal tavolo.
«forse è meglio se andiamo, non pensi di aver bevuto troppo?» mi chiese Niccolò bloccandomi piano un polso.
Io non lo ascoltai minimamente e buttai giù l'ennesimo alcolico della serata, sorridendo come un ebete che non ci stava capendo nulla alla fine.
«ti va se andiamo sopra che è tardi?» mi chiese ancora il mio ragazzo, questa volta avvicinandosi e stampandomi un bacio sulle labbra.
Io sorrisi ingenuamente e annuii per quella richiesta detta in un modo così dolce, o probabilmente solo perché nella mia testa in quel momento era tutto un mondo pieno di unicorni e fatine.
Il moro si avvicinò ad Adriano e Ludovica per salutare, vedevo che stava parlando ma non sentivo, però mi sembrava abbastanza ovvio che stesse spiegando la motivazione per cui stavamo tornando in camera.
Poco dopo infatti si avvicinò di nuovo a me e mi prese una mano, non prima di avermi poggiato la sua giacca sulle spalle dato il leggero vento.
L'alcol quella sera mi aveva sicuramente 'aiutato' ad essere più libera e spensierata, però mi stava negando di essere lucida, e così da essere me stessa.
Perché la me di sempre vedendo il suo Niccolò silenzioso, chiuso, che si esternava un po' da tutto, avrebbe fatto il possibile per sapere cosa stava succedendo.
Quell'istinto era rimasto, e quindi feci la prima cosa che mi venne in mente.
A metà delle scale mi poggiai al suo petto e socchiusi gli occhi, come se così facendo potessi capire tutto.
Niccolò intese quel gesto come un bel segno di sbronza, tanto che nemmeno riuscivo a camminare, quindi mi prese tra le braccia a mo' di principessa.
Osservavo il suo profilo tutto serio e mi chiedevo perché lo fosse, il suo sguardo indecifrabile che non intendeva andarsene..
Niccolò entrò nella camera lasciandomi sul letto, ma io poggiai le mani sulle sue spalle per avvicinarlo nuovamente a me.
Sentii la mia pelle rabbrividire appena lui per il gesto improvviso poggiò le mani sui miei fianchi, probabilmente si aspettava che crollassi sentendo il contatto del letto.
In quelle condizioni non potevo fare quasi nulla, ma forse avevo solo un modo per lasciare che la sua mente e la mia si liberassero un po' da ogni pensiero ingombrante.
Le mie mani non avevano intenzione di lasciarlo andare, e quando finì completamente sul letto con me, poggiò i gomiti ai lati della mia testa per non schiacciarmi.«dovresti riposare un po'» pronunciò abbassando lo sguardo.
«tu invece dovresti rilassarti, sai?»
Poggiai una mano sulla sua nuca per avvicinarlo a me nuovamente, così da poggiare all'istante le labbra sulle sue.
«non sei lucida, non portarmi a fare cose che non vuoi» sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra, alternando lo sguardo tra esse e i miei occhi.
«non cambia niente se sono ubriaca»
«cambia, magari da sobria non..»
«Dio Niccolò, svuota per due minuti questa testa dai problemi inutili che ti fai.
Ti amo, allo stesso modo di quando sono lucida, va bene?
Probabilmente se fossi stata sobria adesso invece di parlare staremmo occupando il tempo sicuramente meglio, apprezzo il gesto, ma adesso puoi stare zitto e baciarmi?»Lui mi guardò ancora per qualche secondo totalmente serio in viso, poi mi baciò con trasporto diventando sempre meno freddo nei suoi gesti.
Insinuai le mani nei suoi morbidi capelli scuri vagando tra essi senza un senso preciso, mentre lui sfiorò piano la mia schiena per trovare la cerniera del vestito.
Mi misi seduta per permettergli di sfilarlo senza troppa difficoltà e la fine di quel povero vestito fu sul pavimento in un punto imprecisato della stanza.«credo di non averti mai detto una cosa..» sussurrò facendo scendere lentamente per le spalle il mio reggiseno, che ben presto finì vicino al vestito.
«E probabilmente domani neanche te la ricorderai..» continuò socchiudendo per un secondo gli occhi.
Io schiusi le labbra per il contatto della sua bocca che lasciava dei baci umidi per la parte superiore del mio corpo, e in quel momento mi fu anche estremamente difficile prestare attenzione alle sue parole.
«mi sono innamorato non sai quante volte nella mia vita, più di quante ne immagini»
Sentivo il suo respiro caldo sul mio petto farsi irregolare, e non capivo a cosa volesse arrivare in realtà con quella frase.
«il fatto è che mi sono innamorato sempre e solo di te, più e più volte, ogni giorno che passa» concluse ritornando all'altezza del mio viso.
Sul mio apparì un sorriso spontaneo quando finì di parlare, incredibile come con pochissime e semplici parole riuscisse a farmi battere il cuore così forte.
Forse aveva ragione, probabilmente il giorno dopo neanche avrei ricordato quella sua frase, ma in quel momento mi aveva riempito così tanto il cuore che non ne aveva neanche lui la più pallida idea.
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Vivere
FanfictionForse no, non è una storia come le altre. Non è una storia dove arrivata la maturità ci si innamora e si soffre, per poi avere quel bellissimo lieto fine. Questa storia parte dalle basi, dove una bambina riesce a provare le emozioni di una donna già...