È rimasto il tuo profumo

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Anna's pov:

Continuavo a torturarmi le mani mentre attendevo l'arrivo di Niccolò a casa.
Ci aveva ovviamente aperto sua madre, e in quel momento stavamo seduti sul divano.
Non sapevo come possa prenderla lui in realtà, tanto meno se fosse ancora arrabbiato con me o meno.

«tesoro, ho finito di pulire la stanza, ora puoi sistemare la sorpresa» mi disse la madre di Niccolò interrompendo i miei pensieri.

Io annuii frettolosamente ringraziandola, per poi prendere tutto il materiale e dirigermi nella camera di Niccolò.
Appena entrai un forte odore di alcol mi invase le narici, ma che aveva fatto?
Sospirai e lasciai perdere quell'inconveniente, iniziando a sistemare la sorpresa.
Dovevo pur fargli un regalo, e avevo pensato di sistemare tutto nei minimi dettagli.

-

Per tutto il soffitto erano sparsi innumerevoli palloncini rossi e delle rose, mentre sulle bianche coperte del letto c'erano dei petali che andavano a formare la scritta "i love you".
Adriano mi aveva aiutato a montare le lucine a led per fare dei cuori, e alla fine mi ritrovai davvero soddisfatta del mio lavoro.

Adriano mi aveva aiutato a montare le lucine a led per fare dei cuori, e alla fine mi ritrovai davvero soddisfatta del mio lavoro

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Il grande scatolone col regalo lo tenevo nascosto nel suo armadio, gliel'avrei dato dopo essere arrivato a casa.
Aggiustai gli ultimi particolari che rimanevano, fino a che Ludovica come un fulmine si precipitò in camera.

«Niccolò sta per tornare, io, Adriano e i genitori usciamo, buona fortuna» mi disse afferrando di fretta la sua borsa.

Io annuii e la salutai, sedendomi sul letto ancora incosciente di ciò che sarebbe potuto succedere.
L'attesa sembrava ormai infinita, quando finalmente sentii la serratura della porta principale scattare.

«mamma, sono a casa» pronunciò Niccolò varcando l'ingresso.

Io mi affrettai a chiudere la porta della sua camera e a spegnere la luce, sedendomi poi sul letto.
Ed fu lì che l'ansia iniziò a divorarmi.
Che avrebbe fatto? E se fosse stato ancora arrabbiato e neanche mi avrebbe guardato? Se fosse andato via sbattendomi la porta in faccia?
I miei dubbi si dissolsero tutti quando la porta si spalancò e la luce si accende, lasciando intravedere la figura stupita di Niccolò.
La sua faccia esterrefatta sembrò riportarmi alla realtà, mentre lui si guardava intorno, e poi posava lo sguardo su di me.

«Anna, tu..»

«mi dispiace nic, non avrei dovuto dirti quelle cose.
Non potevo non esserci in un giorno così importante e quindi, eccomi qui..» dissi tutto d'un fiato.

Passarono diversi secondi pieni di sguardi intensi, di assoluta ansi per me, almeno finché poi lui si avvicinò velocemente.
Si abbassò sulle ginocchia alla mia altezza da seduta e poggiò le labbra sulle mie, mentre due lacrime gli solcarono il viso automaticamente.
Mi affrettai ad asciugargliele con i pollici e lui fissò intensamente i miei occhi, come se li avesse incatenati con i suoi.

«È rimasto il tuo profumo in questa casa che ora è triste
Sopra il pianoforte ho messo le tue foto già riviste
È rimasta la collana che ti avevo regalato
Per quella corsa verso il mare sono ancora affaticato» canticchiò spostandomi una ciocca di capelli, e intonando le dolci parole con una melodia.

Sfiorò con le dita il ciondolo che portavo al collo, per poi risalire sulla mia guancia.

«Io che perdo già in partenza mentre parlo nei tuoi occhi
Tu sorridi e non ci pensi e chiudi a chiave i sentimenti
È rimasta la paura di non essere abbastanza»

Chiuse gli occhi con un espressione dolorante, come se l'ultima frase da lui pronunciata gli avesse fatto male.

«sei sempre il doppio di ciò che desidero, sei sempre più che abbastanza» dissi prendendogli il viso tra le mani.

Con i polpastrelli passai sopra le sue occhiaie profonde, avrà fatto sicuramente le ore piccole..
Sospirai e lo strinsi a me, avrei tanto voluto che non fosse successo nulla.

«ti piace?» chiesi per alleggerire l'atmosfera.

«cosa mi piace?»

«la sorpresa!»

«certo che si, ti amo pure io» rispose riferendosi alla grande scritta che c'era sul letto.

«però ho un altro regalo» dissi io alzandomi e aprendo la porta del suo armadio.

Cacciai la grande scatola e mi sedetti insieme a lui sul pavimento, per vederne insieme il contenuto.

«auguri bimbo» gli dissi mentre lui guardava il tutto con un enorme sorriso, lo stesso sorriso di un bambino.

La scatola era stracolma di nostre foto, dai primi momenti fino a quel giorno; sapevo quanto per entrambi fossero importanti le foto, rappresentavano tanti momenti che immortalati potevano rimanere.
Infondo però, c'era il regalo più bello, quello che speravo vivamente gli piacesse.
Niccolò prese tra le mani la scatolina e osservò il bigliettino.

Auguri gigante del mio cuore.
Hai già diciotto anni, ma lo sai che stai diventando vecchio?
Okay tralasciando le cazzate, ti amo tanto tanto.
Grazie perché sopporti sempre una bambina come me, e mi sei sempre vicino in ogni momento.
Ti amo amore, buon compleanno <3

Prese il bracciale all'interno della scatolina e lesse ciò che c'era inciso sopra, tua wendy.
Lo feci fare qualche giorno prima, quando lui era a casa di Adriano per fare una partita alla play.

«sono una testa di cazzo, non dovevi farmi un regalo del genere..» disse legando il braccialetto al suo polso.

«ti amo tanto nì, sempre e comunque» risposi accenando un sorriso, prima che lui s'impossessasse delle mie labbra.

Mi prese di peso e, senza concludere quel bellissimo bacio, fece aderire la mia schiena al materasso.

«dai, il mio capolavoro!» dissi riferendomi alla scritta con i petali.

Lui sorride sulle mie labbra e continuò a far durare per chissà quanto quel lungo bacio, e infondo non mi dispiaceva dato che l'ultima volta ci eravamo lasciati con uno stupidissimo bacio a stampo.
Pochi secondi dopo sentii una mano scorrere al di sotto della mia maglia leggera e accarezzarmi accarezzare successivamente il mio fianco, il tutto mi fece mancare il respiro per pochi secondi.
Quando anche Niccolò si rese conto di quel gesto forse troppo azzardato, si divise dalle mie labbra osservandomi per un tempo che sembrò infinito.
Questo tempo si interruppe ad un certo punto, precisamente quando la madre di Niccolò bussò alla porta della camera.

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