Eri il mio migliore amico

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Anna's pov:

«sei ancora incazzata?»

Sentii pronunciare quelle parole a poca distanza da me, così spostai lo sguardo dal cellulare a Niccolò.
Io negai piano con la testa, non dicendo interamente la verità.
Non ero arrabbiata, però era successo tutto così in fretta che non riuscivo a dimenticare con uno schiocco di dita.

«Anna ti prego, non so più cosa devo fare per farti capire che mi dispiace» parlò il moro sbuffando.

«niente, non fare niente»

Mi voltai dall'altra parte del finestrino poggiando il mento su una mano, speravo solo che mi passasse in fretta.
Lo passammo in quel modo il resto del viaggio in treno, io voltata verso il finestrino che ammiravo il panorama, e lui che occupava il tempo come meglio poteva

«fermata Roma Napoli»

La grande voce arrivò a tutti i passeggeri del treno, che si affrettarono a prendere i loro bagagli quanto prima potevano per scendere.
Io afferrai la mia valigia, ma la mia mano scontrò con quella di Niccolò, il quale stava per prenderla per primo.
Incrociai il suo sguardo ma riabbassai subito il mio, per poi prendere definitivamente la mia valigia.
Scesi velocemente dal treno, non ne potevo più di star chiusa lì dentro.
Niccolò mi si affiancò e camminammo insieme per le vie di Napoli, nonostante ci fosse un silenzio tombale, almeno eravamo insieme.

«non voglio stare tutto il tempo così» disse bloccandomi per un polso.

«se quella ragazza non fosse venuta a casa sua avresti continuato a dire di aver fatto l'angioletto tutto il tempo che non ci sono stata?» chiesi esasperata, mentre continuavo intanto a camminare senza sosta.

«Anna ma me n'ero anche dimenticato, non è mai stata parte della mia vita, era solo uno sfogo»

Io lo fulminai letteralmente con lo sguardo facendogli capire che aveva solo peggiorato la situazione, così lo vidi sospirare arreso.
Dopo dieci minuti nel silenzio dove camminammo, davanti a me vidi un luogo conosciuto.. il nostro parchetto.
Mi bloccai all'istante vedendolo, mentre i ricordi mi affioravano alla mente come se nulla fosse.
Probabilmente anche Niccolò ebbe molti ricordi come me, di fatto mi circondò la vita con le braccia e io non mi opposi.

«l'ultima volta che ci siamo venuti eri il mio migliore amico e.. ed ho saputo della morte di zia» dissi quasi in un sussurro, mentre mi si formava una morsa nello stomaco che non riuscivo a fermare.

«mi manca nic..» continuai con voce infranta, prima di voltarmi definitivamente nella sua direzione.

Sprofondai tra le sue braccia e piansi, non sarei mai riuscita a superare la sua perdita e quella era la parte peggiore.
Lei prima di tutti era sempre stata il mio unico appiglio, e perderlo aveva mandato in frantumi la mia vita.
Era lei la mia migliore amica, mia mamma, mia sorella, era me più di me stessa, e io non riuscivo quasi neanche a guardarmi allo specchio perché ero fisicamente quasi la sua copia.
Niccolò non spiccicò parola e si limitò a stringermi forte, sapeva quanto fosse doloroso toccare questo argomento.

«non ti dirò che passerà, ma sappi che lei vorrebbe solo che tu sia felice, come ha sempre cercato di fare» disse il moro accarezzandomi i capelli, ricevendo solo un cenno con la testa positivo da parte mia.

-

«oh mio amoree» dissi saltando sul mio letto, finalmente.

«mi tradisci?» azzardò Niccolò poggiandosi alla porta.

«certo, non è la prima volta, non puoi proprio metterti a paragone col mio letto» risposi ironicamente, affondando poi la testa sul cuscino per rendere il tutto più realistico.

Scoppiai a ridere vedendo poi la sua faccia scioccata, e nel mentre lui rimase con la bocca mezza aperta.
Mi alzai e cerco di abbracciarlo, ma rimase del tutto impassibile e col broncio.

«dai lo sai che amo solo te, il letto viene subito dopo» dissi riempiendo il suo volto di baci.

«sei una stronza»

«diciamo che siamo pari..»

Feci spallucce e annodai le braccia al suo collo unendo le nostre labbra, forse mi erano mancati più del dovuto quei momenti spensierati tra di noi e con la testa vuota da tutto.
Mi spinse sul letto e mi fece sedere sulle sue gambe, e nel mentre col pollice arrivo ad accarezzarmi una guancia.

«dillo che sei solo mia» disse staccandosi da me.

«nah» risposi facendo spallucce, probabilmente solo per istigarlo.

«ah si? Lo vedremo»

Mi fece stendere sul letto e poi successivamente si abbassò verso di me, facendo l'unica cosa che forse non riuscivo a sopportare per nulla al mondo, il solletico.
Partì dai fianchi fino ad arrivare sulla pancia, inutile dire che mi stavo soffocando dalle risate.

«nic! Nic ti prego stai.. Stai fermo» cercai di dire mentre non cercavo di smettere di ridere.

«di chi sei tu?» chiese ancora, mentre continuava a muovere le dita sul mio corpo provocandomi molto solletico.

«tua, tua solo tua» risposi alla fine tra una risata e l'altra.

«mh brava, sei perdonata» disse lasciandomi finalmente libera.

Presi un bel respiro e portai una mano al petto, non pensavo di aver riso mai così tanto in vita mia.
Gli assestai uno schiaffetto sul braccio e lui fece il finto morto, ma che ci potevo fare se non riuscivo a fare male nemmeno ad una mosca?
Sbadigliai leggermente e strofinai l'occhio destro col pugno della mano, sembrava che avessi gli stessi atteggiamenti di una neonata in quei casi.

«vieni qua bimba»

Dopo quella frase, fece scontrare la mia testa col suo petto e mi abbracciò forte.
Sarei rimasta ore e ore così, una gamba incrociata alla sua, le sue braccia che mi circondavano e la mia testa sul suo petto.
Eppure in quel momento chiusi gli occhi solo per fingere di dormire, così da far addormentare prima lui e guardare il mio angelo, più o meno, dormire come un bambino.

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