Anna's pov:
«e poi mi prendeva per il culo ogni volta che salivo su quel maledetto aereo, non ne hai idea»
Quante ore erano passate? Non riuscivo neanche a capirlo, sapevo solo che non sarebbe bastata una vita intera per parlargli di tutto ciò che era successo senza di lui.
Anche se in quel momento era Niccolò a parlare, mi stava raccontando del suo primo tour, aveva gli occhi che gli brillavano come non mai.
Ormai eravamo nel treno da un bel po', ma dato che avevamo spento di nostra spontanea volontà i cellulari, non sapevano neanche l'ora.
Eravamo gli unici probabilmente, quattro vagoni ed erano completamente vuoti, ma infondo era meglio così.
Stavamo in una posizione abbastanza strana, ma comoda considerando che avevamo dormito circa una mezz'ora.
Ci eravamo scambiati i cappotti, lui aveva insistito per darmi la sua giacca dato che era più pesante, poi aveva preso posto con la testa sul mio petto.«avrei voluto ci fossi anche tu..» sussurrò il moro con gli occhi chiusi e un espressione rilassata in volto, come se fosse stato sul punto di addormentarsi e del tutto incosciente della frase appena pronunciata.
«c'ero..»
A quelle mie parole sbarrò gli occhi e alzò il capo per guardarmi, sembrava non crederci.
«quando?»
«al primo in assoluto e al forum, qualche mese fa»
«cioè tu... sei venuta due volte a milano.. per me? Perché l'hai fatto?»
«e perché tu mi hai regalato un orso enorme, una stella e la tua felpa al mio ultimo compleanno?» chiesi di rimando io.
Lui accennò un sorriso e tornò con la testa sul mio petto, per poi stringermi un po' più forte.
«non ti ho vista a nessuna delle due date..»
«alla prima stavo indietro, non volevo mi vedessi, mentre al forum avevo il prato gold, solo che c'era molta più gente e immagino che tu non mi abbia vista in terza fila.»
«davvero eri là per me?» mi chiese ancora come se non ci credesse, quando in realtà mi venne naturale ordinare quei biglietti non appena gli vidi le storie su Instagram.
«potrei dire di essere la fan numero uno, certo che c'ero.
Ti farei vedere le foto, però abbiamo entrambi i telefoni spenti»«non sai quanto mi abbia fatto felice saperlo, però io ti volevo là con me non.. non in mezzo al pubblico, ecco»
Cacciai un sospiro e rimasi in silenzio, ai tempi ero ancora molto ferita e non ci parlavamo da quasi un anno, nonostante Adriano mi avesse proposto di entrare nel backstage non lo feci ugualmente.
Da come si poteva notare, io e Niccolò non riuscivamo a stare vicini se non come "coppia" per troppo, era passato a stento un giorno dal nostro incontro dopo tre anni e già eravamo stretti l'uno tra le braccia dell'altro.
Successe lo stesso prima di fidanzarci, quando lui si trasferì senza dirmi nulla, mi sembrava tutto un grande dejavu.
Solo che lì eravamo solo due ragazzini, io una quindicenne a mala pena che amava alla follia un diciottenne, mentre invece in quel momento era tutto più complicato.
Niccolò era la cura a tutti i miei problemi, quell'ombrello che ti ripara dalla pioggia, ma era anche lui stesso la tempesta.
Con un niente poteva farmi felice, e con un niente poteva spezzarmi in due..
Dovevo ancora decidere se avrei voluto tenerlo nuovamente lontano o vicino a me, sicuramente avrei preteso il mio tempo per fare la scelta migliore.
Solo che lì, distesi su dei seggiolini scomodi e abbracciati come se il mondo fosse in secondo piano, avevo solamente voglia di fermare il tempo e continuare a stare con lui senza una sosta.
Alzai lo sguardo e mi soffermai sul paesaggio che vedevo mentre il treno sfrecciava molto, molto lontano, c'era ancora il buio e supposi che non era quindi più tardi delle tre.
Niccolò mosse la testa così da poggiarsi più comodamente dove già era e tastò la mia gamba, fino a trovare la mia mano e incrociarla con la sua.
Mi accorsi solo pochi minuti dopo che ormai si era addormentato nuovamente, con una guancia schiacciata al mio petto e le labbra imbronciate, dire che sembrava un bambino era poco.[...]
Mi svegliai di soprassalto e totalmente d'improvviso, pochi istanti dopo capii che eravamo appena arrivati alla fermata.
«ohi nic, svegliati» balbettai nel sonno mentre cercavo di alzarmi.
Niccolò mugolò qualcosa di incomprensibile e strofinò un occhio col pugno della mano, non ricordo di averlo mai visto svegliarsi in così poco tempo in vita mia.
Vedendo che diverse persone stavano iniziando a salire, mi prese la mano e scendemmo di fretta e furia dal treno, tanto veloce che dovetti fermarmi qualche secondo dato che mi ero svegliata da poco.«che ore sono?» disse Niccolò prendendo il cellulare, riposandolo poi in tasca notando che era ancora spento.
«le sei meno venti» risposi io guardando l'orologio in stazione, in effetti si stavano intravedendo i primi raggi del sole e il buio stava andando man mano via.
«e mo che si fa?» chiesi poi dondolandomi sui talloni mentre mi guardavo intorno.
«se accendo il telefono per chiamare qualcuno come minimo mi ritrovo duemila messaggi da Adriano per essermene andato senza salutare, quindi mi sa che andiamo a piedi»
«dipende chi abita più vicino, io sto nel centro e non credo sia esattamente vicino»
«sempre a casa.. a casa.» rispose Niccolò facendo spallucce e incamminandosi.
Anche se non aggiunse altro, avevo capito che automaticamente stava per dire "nostra", nonostante non fosse casa nostra da un bel po'.
Nonostante tutto ricordavo anche io la strada, quindi lo raggiunsi e camminai al suo fianco conoscendo perfettamente quelle vie fatte più e più volte.«ricordi questa strada, l'abbiamo consumata.. quando chiedevi di non essere abbandonata» canticchiai a bassa voce dopo una decina di minuti, eravamo ormai i soli a camminare per strada e in quel momento mi venne in mente "ritrova i tuoi passi".
«Guarda invece adesso poi com'è finita» continuò Niccolò cacciando un sospiro.
Mi voltai verso di lui e notai che aveva la mascella serrata e stringeva i pugni nelle tasche del cappotto, forse non avrei dovuto ricordare quella canzone.
La fece uscire su YouTube circa cinque mesi dopo che ci lasciammo, era il periodo del mio diciassettesimo compleanno e sentirla fu un altro brutto colpo.
Nonostante ciò ero felice che stesse man mano realizzando il suo sogno, anche senza di me.
Il sole stava sorgendo e noi eravamo maledettamente distanti, non ci guardavamo e anche l'aria stava iniziando a farsi pesante, qualcosa dovevo pur farlo per migliorare quella situazione.
Gli presi una mano e, dopo aver incrociato le nostre dita, mi poggiai con la testa al suo braccio, adesso si ragiona.
Non sapevo esattamente cosa desideravo in quel momento, se stare solo con lui e correre il rischio, oppure allontanarmi nuovamente, ma sapevo che io e Niccolò per non stare insieme come coppia, dovevamo stare almeno un bel po' di chilometri distanti, perché una sola città era troppo piccola per contenere due cuori spezzati.
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Vivere
أدب الهواةForse no, non è una storia come le altre. Non è una storia dove arrivata la maturità ci si innamora e si soffre, per poi avere quel bellissimo lieto fine. Questa storia parte dalle basi, dove una bambina riesce a provare le emozioni di una donna già...