Alzati e muovi il culo principessa

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Anna's pov:

«che hai wendy?» domandò il ragazzo vicino a me abbracciandomi da dietro.

Io alzai le spalle e mi girai per stringerlo forte, in quell'istante era appena mattina, precisamente l'ultima giornata che passavamo lì, saremmo ripartiti il giorno dopo.
Riguardo a Niccolò, non gli avevo ancora chiesto a Roma ci fosse rimasto da domani in poi.
In quel momento, in quel modo, stavamo abbracciati sul letto stretti l'uno all'altra, avrei voluto solamente che il mondo si fosse fermato.

«domani resti qui?
Ti prego non liquidare la mia domanda come la scorsa volta..» gli chiesi poggiando la fronte alla sua.

«penso di sì.. i genitori di Adriano mi hanno già sopportato per tanto e io abito qui, purtroppo» rispose a sua volta lui sospirando.

Eravamo così vicini che avrei potuto provare a pelle le sue stesse sensazioni.
Aveva una gamba incrociata alla mia, il suo torace schiaccicato al mio petto e il viso così poco distante dal mio che potevo sentire il suo profumo perfettamente..

«vieni da me, nic dopo tanto tempo non mi bastano solo un paio di giorni con te..» proposi chiudendo per un secondo gli occhi; potevo effettivamente sembrare abbastanza scoraggiata dal fatto che non abitassimo più vicini, ma non riuscivo a farne a meno.

Quando riaprii gli occhi erano leggermente lucidi, non sapevo se sopportare la distanza sarebbe stata una cosa possibile, avevo la terribile paura che riaccadesse tutto ciò che era successo la scorsa volta.

«magari domani andiamo a casa e ne parlo con i miei se per un po' possiamo stare insieme o no» rispose lui con un lieve sorriso.

Finalmente poggiai le labbra sulle sue e ci abbandonammo a un romantico bacio, qualcuno avrebbe potuto dire che in momenti del genere eravamo fin troppo 'da diabete'.

«uffa io non voglio alzarmi» sbuffai poggiando la testa sul suo petto.

«lo so che sono un belvedere senza maglietta, ma alzati e muovi il culo principessa, ho una sorpresa»disse Niccolò ridendo.

Io scossi il capo e cercai di nascondermi di più tra le sue braccia, non avevo seriamente voglia di muovere nemmeno un muscolo.

«dai muoviti!» mi spronò ancora, ricevendo solo una negazione con la testa da parte mia.

Il moro sospirò e poi si alzò con me in braccio, portandomi dall'altra parte della camera, precisamente vicino all'armadio.

«vestiti comoda e leggera, ti porto in un posto che sicuramente ti manca» disse lasciandomi poi piedi a terra.

Io alzai un sopracciglio stranita, ma poi alla fine mi arresi e annuii, non avevo la più pallida idea di cos'avesse per la testa.
Se mi avessero detto questa frase circa un mese prima, la persona che mi era sempre mancata, era appunto lui, quindi ci avrei pensato subito, ma in quel momento non capivo che intendeva.
Presi un pantaloncino di tuta dalla valigia e un top leggero, faceva veramente caldo.

 Presi un pantaloncino di tuta dalla valigia e un top leggero, faceva veramente caldo

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