Ma sarai deficiente!

1.6K 92 103
                                    

Anna's pov:

Era da qualche secondo che tastavo con la mano la parte sinistra del materasso, ma Niccolò non c'era.
Era anche abbastanza fredda, il che stava a significare che si era alzato da un pezzo.
Mi misi seduta e strofinai gli occhi svogliatamente, ma appena la porta di spalancò portai d'istinto il lenzuolo a coprirmi fino al collo.

«buongiorno nana, era ora» mi disse accennando un sorriso e avvicinandosi a me.

si sedette ai bordi del letto e si chinò per lasciarmi un piccolo bacio sulle labbra.

«ma che ore sono?»

«le due e mezza»

«che?»

Non mi alzavo mai così tardi, non ero proprio mattiniera, ma neanche la tipa da ore piccole.

«eh si, io mi sono alzato prima perché sono venuti i miei amici, mi hanno dato una mano a salire il piano, altrimenti devi vedè se mi alzavo per cena» mi spiegò accennando una risata.

«il piano!?» dissi prima di sorridere ampiamente, mi chiedevo proprio quando avrebbero portato quel particolare che non poteva assolutamente mancare.

Allungai il braccio per recuperare la maglia e la misi, nel mentre mi incamminavo nel corridoio.
Appena però infilai la testa nella t-shirt, mi ritrovai col culo per terra e una bella botta in testa.

«ti scoccia vestirti ferma e non camminando ad occhi chiusi?» mi chiese Niccolò scuotendo la testa e abbassandosi sulle gambe.

«da quando c'è questo muro?» balbettai portando una mano sul punto della fronte colpito.

«da quando è stato costruito»

Afferrai la sua mano per rialzarmi e finalmente entrai nella stanza ancora tutta intera, più o meno.
Non avrei mai pensato che quello spazio che ritenevamo inutile sarebbe stato rimpiazzato con uno degli oggetti a cui il mio ragazzo teneva di più.
Si sedette sullo sgabello e io feci lo stesso di fianco a lui, con la testa poggiata alla sua spalla e le braccia attorno alla sua vita.

«che vuoi sentire?» mi chiese premendo qualche tasto a caso.

«mi canti qualcosa che non mi hai ancora fatto sentire?»

Lui sembrò pensarci qualche secondo su, poi iniziò a suonare una melodia a me totalmente sconosciuta.
Passammo così quei minuti, lui suonava qualsiasi pezzo gli chiedessi o gli venisse in mente, ed io che per quanto stessi bene non avevo nessuna intenzione di smuovermi.

-

«dai resta qui, hai ancora mezz'ora»

«dovrei prepararmi infatti»

«cinque minuti»

Forse era quello il lato negativo che ormai Niccolò non fosse più un ragazzino di sedici anni, le responsabilità iniziavano a farsi sentire, anche a pesare.
Certo, adesso aveva molto di più, occupava il suo tempo cantando, aveva una casa tutta sua, però il nostro tempo era sempre di meno.
Tutta via, nonostante fosse una noia mortale stare da sola a casa dalle dieci e mezza fino all'una di notte, non potevo certo lamentarmi se raggiunta la sua età aveva deciso di fare qualcosa della sua vita.
Altri ragazzi a diciannove anni non sapevano neanche cosa fosse il concetto di lavoro e di stare sulle proprie spalle, quindi infondo andava bene così.

Vivere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora