Chissà se mi hai dimenticata

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Anna's pov:

«si va bene adri, grazie mille» dissi prima di chiudere la chiamata.

Sospirai e scrissi l'indirizzo che mi aveva specificato Adriano dietro la lettera, che sarebbe dovuto essere quello dove abitava in quel momento Niccolò.
Già, dopo dieci duri mesi avevo deciso di scrivergli una lettera.
Non mi ero mai sognata di dimenticarlo, assolutamente.
Gli avevo scritto ininterrottamente, l'avevo chiamato, l'avevo cercato, ma sembrava di parlare col muro.
Adriano mi ha accennato che i primi giorni era stato davvero di merda, per il resto non si era fatto sentire molto.
Invece i miei di primi giorni senza lui, sono stati abbastanza infernali.
Non uscivo di camera mia se non per andare in bagno o mangiare una volta al giorno lo stretto necessario.
Ero sempre là, con le gambe strette al petto mentre piangevo e indossavo un suo qualsiasi indumento.
Avevano il suo bellissimo profumo, quel profumo così buono che io amavo tanto.
Non volevo sentir nessuno e tanto meno vedere nessuno, ma dopo circa dieci giorni, Ludovica mi aveva schiodato da quel letto facendomi uscire di casa.
Eh già, avevo trovato una vera amica.
Avevo legato molto con lei e il suo aiuto aveva fatto abbastanza differenza in questo mio periodo di merda.
Ogni notte lasciavo un bacio sul ciondolo da lui regalato, promettendomi che un giorno l'avrei cercato, 'dove il mare finisce', o magari fino in capo al mondo.
Una cosa la sapevo, da quando se n'era andato, non riuscivo più ad amare.
Non solo gli altri, ma me..
Non riuscivo più a vedermi bella come mi faceva sentire lui.
Non riuscivo più ad apprezzarmi come facevo prima..
Perché prima era lui che lo faceva, e quindi ci riuscivo anche io.
Asciugai velocemente la lacrima che mi era scesa e diedi la lettera a mio nonno, che più tardi sarebbe passato in posta per consegnarla, facendo sì che gli arrivasse.
Chissà se mi hai dimenticata Niccolò.
Chissà se sono ancora la tua piccolina.
Chissà se ogni tanto ti manco..

-
Niccolò's pov:

«Anna dio mio, zitta!» urlai essendo ormai esasperato.

«come mi hai chiamata Niccolò, ancora lei!?» mi rispose la ragazza di fronte a me facendomi render conto dell'errore.

Ancora, l'avevo fatto ancora.
Era capitato svariate volte che la chiamassi 'Anna', eppure non smettevo mai di farlo, non ci riuscivo.
Lei era Charlotte, la mia attuale ragazza, se così si poteva definire.
Insomma stava con me per andare a letto quando e come voleva lei, e poi per avere qualcuno al suo fianco.
Io invece, tentavo di dimenticare Anna stando con un'altra, ma non avrebbe potuto mai neanche lontanamente prendere il suo posto.
Ogni volta che con lei mi lasciavo trasportare e finivo per andare oltre baci privi di passione e amore, la guardavo e mi veniva in mente il bellissimo volto di Anna, la mia Anna.
Cosa avrei dato per riaverla ancora una volta tra le braccia..
Non ero mai riuscito a chiedere ad Adriano se in questi sei mesi lei fosse riuscita a trovare qualcuno che l'amasse, non avrei retto una notizia del genere.
Io invece, che avevo compiuto ormai diciassette anni, sarei tanto voluto tornare solo indietro di quasi un anno per averla ancora con me.

«mi ascolti o pensi ancora a quella stronza!?» mi urlò contro Charlotte.

«chiamala ancora così, su fallo» le dissi io puntandole uno sguardo assassinio contro, odiavo quando la criticava solo per gelosia, specialmente davanti a me.

«s t r o n z a!» disse lei scandendo bene le lettere.

«fuori da questa casa! Mettici piede un altra volta e giuro che finisce male!»

Lei, dopo quelle mie frasi rigorosamente pronunciate ad alta voce, prese la sua borsa dal tavolo e girò i tacchi, arrivando poi alla porta d'ingresso.

«quando quella bambina ingenua e inesperta non ti soddisferà, non farti problemi a venire da me, sono sempre libera» mi disse prima di chiudersi la porta dietro.

Io imprecai dando un calcio alla poltrona davanti a me, non ne potevo più di quella situazione.
Non mi aspettavo che capisse i miei sentimenti per Anna alla fine, cosa potrebbe saperne?
Non sapeva quanto fosse bello stare abbracciati di notte a letto facendo discorsi e discorsi;
Non sapeva come fosse essere il suo unico appiglio in un mondo di mostri, essere l'unica persona che può farla smettere di piangere quando le manca sua una persona tanto importante..
Eppure facevo letteralmente schifo.
L'avevo lasciata sola quando non dovevo farlo, quando la ferita della perdita di sua zia era troppo fresca.
Non potevo sopportare di averla così vicina ma così lontana allo stesso tempo, era un pensiero che mi logorava dentro.
Ma avevo fatto male a lasciarla così, e come se l'avevo fatto..
Tutti i baci, il nostro rapporto, non erano stati un cazzo di errore come scrissi in quella lettera scritta di getto.
Mi asciugai velocemente le lacrime e andai ad aprire alla porta, avevano bussato.

«Moriconi?» mi chiese un uomo con molte lettere e pacchi tra le mani, il postino.

Annuii e mi porse una piccola busta color giallino, sicuramente una lettera.
Pregai mentalmente che la lettera non fosse da parte sua, ma le mie preghiere vennero smentite quando lessi chi aveva scritto la lettera.

"tua, Anna."

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