Vorrei che non ti interessasse

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Anna's pov:

Non sapevo esattamente dove volevo andare, probabilmente avrei chiamato mio fratello e sarei tornata a casa, ma non sarei riuscita a tornare dentro, non dopo quello che era successo.
Quella era una delle tante canzoni che ascoltavamo insieme, o almeno lo facevamo prima, e il fatto che non mi avesse staccato neanche per un momento gli occhi di dosso mentre cantava, mi aveva fatto crollare in pochi minuti.
Appena presi il cellulare per chiamare mio fratello, il mio polso fu puntualmente bloccato.
Conoscevo quelle mani più delle mie, e per un secondo ebbi solo voglia di voltarmi e sprofondare nelle sue braccia nel più totale silenzio.
Quando per mi voltai, non feci nulla di quello che realmente volevo, bensì rimasi ferma a fissarlo senza proferire parola.

«dove vai?» mi chiese Niccolò ancora col fiatone per la corsa appena  fatta.

«vorrei che non ti interessasse, ma purtroppo non è così»

Era vero, non volevo dire cazzate su cazzate.
Avrei solamente sparato una grossa balla rispondendo con "che ti interessa?", sapevo già che a lui interessava più di me che di sé stesso.

«e dato che lo sai perché continui a scappare?» mi chiese ancora facendo un passo in avanti.

Sentii il fiato diventare sempre più corto mentre il suo corpo si avvicinava al mio, eppure non ebbi la forza mentale per spostarmi di mezzo millimetro.

«Anna, avevi previsto già che anticipassi il mio arrivo?»

Non fu la voce calda di Niccolò a parlare e a pronunciare quelle parole, bensì una voce alle mie spalle, fredda e capace di farmi salire i brividi per tutta la schiena.
Serrai le labbra e mi voltai piano, ad ogni passo che Francesco faceva verso di me avevo sempre più voglia di scomparire.
Mi raggiunse e mi stampò un veloce bacio sulle labbra, ma subito dopo voltai la testa.
Non capivo il perché, ma lo sguardo di Niccolò mentre vedeva quel bacio mi fece sentire male con me stessa.
Come se fossi sporca, come se l'avessi tradito.
Non stavamo insieme, avevo il diritto di fare ciò che volevo, ma il fatto che lo amassi ancora mi incatenava.

«andiamo a casa?» mi chiese prendendomi una mano e fulminando Niccolò con lo sguardo.

Non gli avevo mai parlato di lui, Francesco sapeva che ero uscita da una relazione di molto tempo, nulla di più.
In quella proposta ci rividi ancora una volta il messaggio ricevuto quella mattina, ed è in quel momento che mi venne una grande voglia di correre nuovamente dentro il ristorante.

«no, la stavo accompagnando a casa sua dato che non si sente bene, è svenuta poco fa» prese parola Niccolò afferrandomi l'altra mano e tirandomi a lui.

«allora ti ci porto io»

«non ci senti? Vedi di tornartene da dove sei venuto»

«scusa ma si può sapere chi cazzo sei per decidere per me e la mia ragazza?»

Nel sentire l'ultima frase Niccolò fece automaticamente due passi in avanti fino a scontrare col petto di Francesco, il quale di certo non si tirò indietro, bensì lo spinse per le spalle.
Mi misi velocemente tra i due e, poggiando le mani sul petto di Niccolò, non gli permisi di andare oltre a quelle provocazioni.
Mi preoccupavo più per lui a dire il vero, non volevo che si mettesse nei guai quando non ce n'era bisogno.

«Anna puoi dire al tuo amico di ritornarsene da dove è venuto?» disse Francesco con un tono tutt'altro che pacato.

«francè mi stava solo accompagnando a casa, mi sono sentita male e ho voglia di riposare, è solo un amico di mio fratello e mi accompagna per salutarlo, fine della questione» risposi senza neanche voltarmi verso di lui, tenevo ancora le mani sul petto di Niccolò e lui mi stava fissando con uno sguardo indecifrabile.

«non ti lascio andare con lui, neanche lo conosco!»

«ma io conosco lui, quindi puoi andare» insistetti io voltandosi però verso di lui, così da fargli capire che non c'era altro da aggiungere.

Vidi che fece un profondo respiro probabilmente per non sbroccare come suo solito, dato che non era esattamente il ragazzo più dolce e calmo del mondo, poi girò i tacchi senza dir nulla e se ne tornò in macchina.

«se proprio dovevi stare con qualcun altro, avresti fatto meglio a non sceglierti un rincojonito del genere» disse Niccolò senza alcun tono di ironia nella voce appena mi voltai verso di lui.

Camminammo in silenzio verso il parcheggio del ristorante, al quanto pare aveva preso in parola l'idea di portami a casa, o forse voleva solo rimanere altro tempo con me, quando infondo lo volevo anch'io.
Era un lungo vialetto pieno di sassolini sull'asfalto, e per mia immensa sfortuna l'auto di Niccolò era giusto infondo.
Cercavo il più possibile di camminare normalmente e di non fare un enorme capriola per i tacchi, nonostante fosse alquanto difficile.
Quando però mi ritrovai a perdere l'equilibrio, mi venne naturale sbilanciarmi sulla persona che avevo di fianco per non cadere, e per un momento mi sembrò una grande fortuna il fatto che la macchina fosse lontana.
I nostri petti erano incollati, le sue mani dietro la mia schiena per reggermi e se avessi mosso di poco la testa mi sarei ritrovata a baciarlo.
In quel momento mi sarei data due sberle in pieno viso dato che non riuscivo minimamente a muovermi, odiavo il controllo che esercitava su di me.
Afferrandomi le gambe con un braccio e la vita con un altro, mi scortò per tutto il tragitto tenendomi in braccio.
Ovviamente non rifiutai neanche per scherzo, ma provai a convincermi che lo feci solo perché sarei caduta di nuovo, e non perché quel contatto mi era mancato da morire.

-

«Niccolò..»

Era ormai una mezz'ora buona che eravamo immersi nel silenzio più totale, io ero poggiata al finestrino e con gli occhi socchiusi mi godevo quello che era l'unico rumore udibile, il suo respiro mischiato al mio; mentre lui di tanto intanto mi guardava con la coda dell'occhio pensando che stessi quasi per addormentarmi.
Casa mia distava abbastanza da quel ristorante, il che fu in parte un bene.

«si?» mi chiese voltandosi piano verso di me.

«non voglio andare a casa..» sussurrai con un fil di voce così basso che temevo non mi avesse neanche sentita.

«che c'è che non vuoi dirmi, Anna?»

Mi alzò il viso per il mento e in quel momento i miei occhi diventarono lucidi all'istante, nonostante non fossimo nulla rimaneva sempre l'unica persona al mondo che mi trattava come se fossi fatta di un vetro estremamente fragile, dopo tutti quegli anni non smetteva di prendermi con i guanti bianchi quando non era costretto a farlo.

«tante cose» dissi sporgendomi di poco nella sua direzione.

Non capivo se fosse stato quel bicchiere di prosecco bevuto poche ore fa a fare il suo corso o se avessi solo una voglia immensa di baciarlo.
Lui d'altro canto non si oppose, inumidì le labbra sotto il mio sguardo attento e il mio cervello andò letteralmente in tilt.

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