Ti sei fatto perdonare

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Anna's pov:

«Niccolò giuro che se mi bagni i capelli..Niccolò!»

E come si poteva perfettamente costatare dalle mie minacce e i miei capelli bagnati, il mio ragazzo aveva deciso di non ascoltare quando gli chiedevo gentilmente di in bagnarmi i capelli lavati il giorno prima, facendo totalmente l'opposto.
Lo vidi correre dall'altra parte della piscina ridendo come non so cosa, ma non ci trovavo nulla di divertente.
Sbuffai rumorosamente ed uscii dall'acqua, coprendo il mio corpo con un asciugamano.

«anche a te?» mi chiese ludovica venendomi incontro, era anche lei una spugna d'acqua.

«dio mio, sembrano due bambini gemelli e terribili ogni tanto» dissi buttandomi di peso sulla sdraio.

Il caldo di agosto era ciò che aspettavo sempre con tanta ansia ogni anno, nonostante l'inverno fosse intoccabile per me.
Levai l'asciugamano e mi stesi per bene, ormai avrei dovuto rifare lo shampoo, ma in quel momento li lasciai asciugare un po' al sole.
Intorno a me sentivo tante voci, ovvero tutte le persone che avevano deciso di passare le vacanze in quel meraviglioso hotel.
Mi misi a pancia in giù per stare più comoda e avviai a voce non troppo alta la playlist, così che potessi sentirla solo io.
Cullata dall'atmosfera per nulla fastidiosa che si era creata, le mie palpebre iniziarono a farsi sempre più pesanti man mano, fin quando mi addormentai definitivamente.

-

«Anna, ma ti vuoi svegliare?» mi chiese qualcuno lasciandomi delle carezze sul viso.

«e dai Niccolò, lasciami dormire in pace» balbettai girando la testa dal lato opposto.

«potresti però gentilmente girarti? Punto uno ti stai ustionando, e poi quello è il terzo ragazzo che guardò male perché buttano l'occhio dove non dovrebbero»

Di tutta risposta presi un attimo conoscenza e poi mi alzai rimanendolo lì, proprio dov'era.
Non era colpa mia se quei ragazzi mi stavano guardando, non potevo neanche dormire in santa pace?
Poi solo per la cronaca, in quel momento se qualcuno non mi avesse fatto un bagno dalla testa ai piedi sicuramente non mi sarei addormentata sulla sdraio.
Dopo essermi fatta il giro di tutto l'atrio per trovare la camera, finalmente riuscii nel mio intento ed entrai.

«Anna, puoi aprire questa porta?» sentii pronunciare diversi minuti dopo.

Niccolò bussava ripetitivamente alla porta, e quindi mi decisi ad alzarmi per aprire.

«che c'è..» gli chiesi tenendo il viso basso.

«puoi mai incazzarti per queste piccole cose?» mi chiese allargando le braccia, come se fossi io dalla parte del torto.

«sei tu quello incazzato ora?
Io ti chiedo di non bagnarmi i capelli e tu fai l'opposto, e fin qui okay, poi mi vieni vicino e neanche per chiedermi di passarci sopra e stare un po' con te, ma per girarmi perché tre cretini mi guardavano, e ora fai anche la parte di quello che ha ragione!» gli dissi con tono freddo, chiudendomi poi nel bagno.

Sbuffai e aprii il getto della doccia, chiedendomi quale fosse per l'ennesima volta la motivazione per cui dovessimo sempre litigare per cazzate.
Controllai che il getto dell'acqua non scottasse troppo ed entrai in doccia, non levai neanche il costume visto che volevo solo fare lo shampoo, poi sarei tornata a bordo piscina per prendere un po' di sole.
Proprio mentre stavo per afferrare lo shampoo, che forse era troppo in alto per me, la porta del bagno si spalancò, facendomi urlare leggermente dalla paura.

«Niccolò dio santo, mi hai fatto prendere un colpo» dissi portandomi una mano al petto.

Lui rimase in silenzio per qualche secondo, forse non si aspettava che fossi sotto la doccia e con la possibilità che non avessi nulla addosso, ma vedendo che eravamo entrambi in condizioni decenti, si avvicinò a me fino a ritrovarsi altrettanto sotto io getto d'acqua.

«non voglio litigare per cazzate inutili con te, ora che va tutto bene» sussurrò a un centimetro delle mie labbra.

Tutti i miei buoni propositi di mantenere il mio orgoglio erano andati a quel paese, specialmente quando il moro poggiò piano la fronte contro la mia.
Mi fiondai sulle mie labbra e mi alzai con le punte per cercare di arrivare alla sua altezza.

«visto che ci tieni tanto, te lo faccio io lo shampoo» mi dice ridendo leggermente sulle mie labbra.

Io acconsentii alla sua proposta, eppure non intendevo staccarmi da lui ancora per un po'.
Le goccioline che scorrevano sui nostri corpi silenziosamente, l'acqua tiepida e le nostre labbra che non si dividevano quasi mai, andarono a creare un'atmosfera che difficilmente avrei voluto che se ne andasse.
Poco dopo però la situazione stava probabilmente degenerando, dato che quei baci diventavano sempre più affiatati e ladri di fiato, quindi mi divisi lentamente stampandogli un piccolo bacio all'angolo della bocca.
Prese il tubetto di shampoo e iniziò il suo lavoro, che dovetti ammettere, non svolse in modo terribile.
Appena finì mi circondò la vita da dietro e sentii la mia schiena aderire al suo petto, facendomi arrossire all'istante per quel contatto.

«hey..»

Poggiò le mani sui miei fianchi e mi fece girare, anche se mi opposi in quel momento a farmi vedere in viso.
Non riuscivo ancora a capire se il rossore delle mie guance si fosse dissolto, ma speravo di sì.

«non devi mai sentirti in gabbia con me, va bene?» mi disse alzandomi il mento con una mano.

Io sospirai e feci un semplice gesto con la testa in risposta.
Uscii dalla doccia e presi un asciugamano per levare l'acqua in eccesso dai miei capelli.
Iniziai a pettinarli piano, ma tutti i miei tentativi furono vani visto che la con la massa di capelli che avevo ci avrei messo un infinità.
Sbuffai e lancio la spazzola nel lavandino, odiavo esser nervosa già di mio, non mi riusciva mai bene nulla poi.

«fai fare a me, finirai per strapparteli tutti» disse nic prendo la spazzola.

Iniziò a pettinare i miei capelli con molta più calma e delicatezza, sciogliendo i nodi dell'acqua in poco tempo.
Dopo averli anche asciugati finalmente potevo dire di sentirmi in pace con me stessa, odiavo essere fuori posto.

«ti sei fatto perdonare» dissi circondandogli il collo con le braccia.

«dai chi resisterebbe a questo faccino» si vantò lui toccandosi il mento.

«E che bel faccino» risposi sorridendo e sfiorandogli il viso con delicatezza.

Era davvero uno dei ragazzi più belli che io avessi mai visto, se non il più bello, e pensare che amava una come me mi rendeva magari un po' più accettabile.
Lui che si sarebbe meritato di meglio, aveva scelto me e non voleva lasciarmi andare.
Non sapevo quanto durasse la felicità, ma la mia che aveva preso il suo nome, speravo non se ne andasse presto.

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