Devi abbracciarla come un peluche?

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Anna's pov:

«sì Niccolò ho preso tutto, ma sei sicuro che devono venire anche i genitori di Ludovica?» chiesi dall'altra parte del telefono.

Lui mi confermò e continuò ancora una volta a ripetermi di scendere, visto che mi stavano aspettando ormai da dieci minuti.
Afferrai velocemente la mia valigia e salutai tutta la mia famiglia, sapevo già che mi sarebbero mancati molto in questo week end.

«ciao nic» lo salutai abbracciandolo forte appena mi ritrovai davanti a lui.

Sembrava così strano che tra di noi fosse tornato tutto alla normalità, se non con qualche particolare in più.
Ancora dovevo farci l'abitudine, ma prima o poi insieme ci saremmo riusciti.
Mi staccai da lui e feci per salire in macchina, ma la mia azione venne ostacolata visto che il modo mi bloccò un braccio.

«non mi hai salutato come si deve.» disse mettendo il broncio.

Io sorrisi intenerita a quel bellissimo faccino e mi fiondai sulle sue belle labbra.
Non gli avrei negato mai e poi mai un bacio, ma come già detto non ero abituata a quella situazione, mi comportavo come al solito senza pensarci.
Con un sorriso sulle labbra salimmo in macchina, e ovviamente essendo la più piccola mi beccai il posto in braccio a Niccolò.

«dai ma non ci può stare Ludo in braccio ad Adriano?» chiesi sbuffando.

«no nanetta, chi è qua la quindicenne?» rispose Niccolò con aria da sapientone.

Io alzai gli occhi al cielo e mi poggiai sul suo petto, quella notte non avevo dormito poi molto e queste tre ore d'auto mi sarebbero servite per recuperare sicuramente sonno.

«pronti a partire ragazzi?» ci chiese la mamma di ludo con un sorriso stampato sulle labbra.

Tutti confermammo e partimmo finalmente verso Roma, la città del mio cuore da ormai tanto tempo.
Chissà che effetto mi avrebbe fatto vederla dopo tanti anni..

-

«andiamo Niccolò, devi abbracciarla come un peluche tutto il tempo?» sentii dire da Adriano, il tutto accompagnando la frase con una risata.

«i cazzi tuoi adrià, mai?» rispose a sua volta Niccolò stringendomi di più al suo petto.

Non riuscivo a capire bene che ore fossero in realtà, però ero molto riposata come desideravo, ormai non avevo più sonno.

«hey..» sussurrai aprendo pian piano gli occhi.

«dormi un altro po' se vuoi, siamo quasi arrivati» mi disse il moro accarezzandomi i capelli.

Io negai con la testa e mi stiracchiai un po', ovviamente per quello che poteva permettermi lo spazio della macchina.
Nonostante non avessi più sonno ormai, ciò non cambiava il fatto che appena sveglia per almeno dieci minuti non amavo fare grossi movimenti, a casa ad esempio rimanevo a fissare un punto a caso per un po', ed in quel momento mi poggiai al petto del mio ragazzo per stare comoda.

«ragazzi, l'hotel è questo qui, scendete io vado nel parcheggio» ci avvisò il padre di ludovica.

Come un fulmine scesi dalla macchina e respirai la bella aria di Roma, quella città era davvero magica.
C'era davvero un bel sole quel giorno, si stava bene ed ero in compagnia delle mie persone preferite, non avrei potuto chiedere di meglio.
Presi la mia valigia e aspettai che anche il resto dei presenti si caricasse dei propri bagagli.

«dalla a me» disse Niccolò afferrando la mia valigia.

Adriano fece un colpetto di tosse e a Niccolò scappò una mezza risata, il che fece intendere nel modo più trasparente possibile il doppio senso trovato da quei due.
Generalizzare che gli uomini fossero tutti uguali era un'esagerazione, ma in categoria una buona parte si assomigliava decisamente.
Fortunatamente ancor prima che intervenissi ci pensò la mia amica..

«Adriano!» lo richiamò dandogli una piccola sberla dietro la nuca.

Io risi e dovetti trattenermi dal continuare, ormai eravamo dentro l'hotel, e insieme a gli altri mi diressi verso la parte principale del grande albergo in cui saremmo stati per due giorni.
Già dall'entrata vidi che era davvero spettacolare, potevo solo immaginare quanto si divertisse ludovica ogni estate.
Ci mettemmo poco ad arrivare all'entrata, e appena ci avvicinammo notai due signori vicini, probabilmente gli zii di ludovica.
Capii che erano effettivamente loro quando salutarono calorosamente la mia amica e si presentarono a noi, il tutto confidenzialmente.

«ragazzi queste sono le chiavi della vostra camera» disse la zia della mora porgendoci tre mazzi di chiavi, quindi era ben costatato che io sarei stata in camera con Niccolò, anche perché ludovica mi aveva già anticipato che voleva condividere la sua con Adriano.

«fate i bravi» ci avvertì quest'ultimo con una faccia da ebete prima di chiudersi in camera sua.

Io gli feci una linguaccia di tutta risposta e aprii la porta, ritrovandomi un enorme camera davanti agli occhi.
Ogni tanto mi sembrava un po' surreale che a quindici anni fossi lì, in vacanza col mio ragazzo senza quasi niente e nessuno intorno.
Nic mi tirò per un braccio e cademmo entrambi abbracciati sul letto, ma qualcosa mi diceva che era già nelle sue intenzioni.

«ti ho aspettato così tanto che ora che sei mia non mi sembri reale» disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Io arrossii all'istante e abbassai la testa in modo da nasconderla sul suo petto, oltre lui nessuno mi diceva mai parole così dolci.

«questo mi piace di te.
Il modo in cui arrossisci se ti faccio complimenti, il tuo rabbrividire all'istante se ti sfioro, il tuo animo così forte e fragile..» sussurrò prendendomi il viso tra le mani, con tutta l'accortezza e la delicatezza che potesse usare.

Mi sentivo così bene in momenti del genere che il dolore che avevo passato per un anno e mezzo era quasi scomparso, o almeno non lo sentivo più.
Forse scomparso non era infatti la parola adatta, ma era stato in qualche modo coperto da questo grande amore che mi stava facendo scoppiare il cuore.

«ti..ti amo tanto, Niccolò» balbettai incastrando i miei occhi con i suoi, con un po' di timore ma ci provai.

«non sai quanto mi faccia bene sentirtelo dire» rispose lui con lo stesso sorriso di un bambino in viso, per poi prendere e baciarmi subito dopo.

Le sue braccia erano il mio posto sicuro, le sue labbra la mia cosa preferita.
Accontentarsi di me non era semplice, potevo capirlo, ma speravo che mi amasse davvero così tanto da sopportare anche tutti i miei difetti.

«ragazzi, noi siamo già in piscina, vi muovete?» urlò Adriano fuori la porta.

Niccolò si staccò da me e sbuffò, insultando poi il suo amico con tutta la delicatezza che aveva.
Io risi divertita e mi alzai andando verso la valigia, a casa visto che avevo fatto tardi non ebbi nemmeno il tempo di mettere il costume.

-

«fortuna che sei tutta mia»

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«fortuna che sei tutta mia»

Niccolò mi circondò i fianchi pronunciando quella frase, e nel mentre io mentre mi guardavo allo specchio per vedere come mi stesse il costume, dato che era nuovo e non l'avevo mai provato.

«hai mai avuto dubbi?» chiesi alzando un sopracciglio.

«beh, ti ricordo che quando sono tornato quel cojone di Simone ti teneva una mano sul fianco.. dio non farmelo ricordare.» disse il ragazzo alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa come se avesse voluto togliersi quel ricordo da davanti agli occhi.

Io ridacchiai per la sua reazione e mi alzai sulle punte per lasciargli un bacio veloce sul naso.
Il mio infinito bambino.. Come peter pan.

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