Aveva gli occhi tristi

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Niccolo's pov:

"tu non ami, non mi hai mai amata e non mi amerai mai" erano le parole che mi ronzavano nelle orecchie in treno.
Forse aveva ragione lei, forse non la amo, ma allora perché ero su uno stupido treno per Napoli?
Ci avevo messo molto a convincere i miei genitori a farmi stare a casa di adri per un po', dato che per lui non c'erano problemi.
Dovevo seriamente vederla, doveva dirmelo negli occhi che non mi amava, se davvero fosse stato così.
O almeno volevo sapere come stava, se stava bene..

Che domande del cazzo ti fai Niccolò? È ovvio che stia male, o almeno così ti ha fatto intendere un mese fa in quella chiamata.

Speravo che il suo cuoricino non avesse mai smesso di battere per me, che non avesse occhi per nessun altro.
Ma come pretendevo di farmi perdonare dopo un anno e mezzo del genere?
Era già molto se non mi avesse respinto subito nel vedermi..
Non avevo sentito più la sua candida voce da quel giorno, che tanto dolce in quel momento non era.
Era impastata dal pianto e dai singhiozzi, che sembravano non volerla mollare.
Avrei dato di tutto per tornare indietro e rimediare ai miei errori, errori che non potevano esser cancellati purtroppo dal nulla.
A svegliarmi dai miei pensieri fu una signora, la quale mi avvisò dell'arrivo a Napoli.
Scesi velocemente con la mia valigia e respirai l'aria di quella città, mi era mancata e non poco.
Cercai con lo sguardo Adriano, e fortunatamente non tardai a vedere sia lui che Ludovica seduti su una panchina.

«adri!» lo chiamai da lontano alzando il braccio.

Subito si alzò e mi corse incontro, abbracciandomi forte.
Non vedevo anche lui da molto, ma ci eravamo sempre sentiti, era infondo il mio migliore amico e nulla avrebbe potuto cambiarlo.

«ciao ludo..» dissi io, mentre Ludovica mi guardava con uno sguardo affranto.

«adri ti chiedo solo di portare la valigia a casa, torno dopo»

«Niccolò aspetta...» mi fermò ludo per un braccio.

«non.. non farla soffrire più» continuò poi , mentre io annuii a testa bassa.

-

"casa santonicola"
Fissai a lungo quel campanello con scritto quel cognome sopra, prima di prendere un bel po' di coraggio e suonare.
Avevo l'ansia che mi stava mangiando vivo, non sapevo che fare.
La porta di casa si aprì pian piano, rivelando però la nonna di Anna e non lei.

«Niccolò! Dio mio Niccolò sei tornato» mi accolse lei a braccia aperte.

«oh si signora, vede io..»

«è in palestra» disse lei ancor prima che glielo chiedessi, per poi salutarmi in modo che io potessi andare da lei.

Percorsi le strade di Napoli quasi con fatica, sembrava che io avessi dimenticato tutto..
Quando finalmente arrivai alla palestra, sentii il mio corpo andare a fuoco.
Salii lentamente gli scalini e mi affacciai, eccola là..
Era sempre la mia solita Anna, solo un po' più..grande.
Aveva forme più accentuate, gli addominali molto meglio dei miei tra un po' e ovviamente il suo bellissimo viso sempre perfetto.
Teneva quel suo manto di capelli sempre stretti in una coda, guai a chi glieli toccava.
Feci un passo in avanti, ma mi bloccai quando un ragazzo alto e biondo, sui diciotto forse, si avvicinò a lei mettendole le mani sui fianchi.
A quel contatto subito la bionda si sciolse, poggiando la testa all'indietro sul petto di lui.
Le mie labbra si schiusero rimanendo in quel modo, mentre strinsi forte i pugni e non fui capace di proferire parola.
Proprio mentre stavo per muovermi, il suo sguardo si posò lentamente sul mio.
Come un fulmine si girò e portò una mano alla bocca, guardandomi con quegli occhi spenti che non aveva mai avuto.
Aveva gli occhi tristi, e il fatto che io avessi rovinato i suoi begli occhietti scuri e profondi mi uccideva.

«Niccolò?» chiese un po' titubante, non sapendo probabilmente cosa fare..

«sono io annarè, sono io..»

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