Mi penserai almeno un pochino?

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Anna's pov:

«devi proprio andare..?»

Circondai il corpo di Niccolò da dietro la vita con le braccia e poggiai la mia testa sulla sua schiena, non volevo che andasse di nuovo, ma purtroppo doveva.

«Anna, se fosse per me resterei sempre, ma domani è il mio compleanno e se non torno mamma mi uccide» disse lui rigirandosi tra le mie braccia.

«infatti, è il tuo compleanno..» balbettai quasi in un sussurro, odiavo il fatto che non saremmo stati insieme in un giorno così importante.

Lui sospirò e mi strinse un po' più forte tra le braccia, sapevo che infondo non era una sua scelta.

«mi penserai almeno un pochino?» chiesi facendo il labbruccio.

«cretina, come se non sapessi già la risposta»

«no infatti, l'ultima volta non mi hai pensato molto» dissi ironicamente.

Forse questa ironia l'avrei potuta risparmiare, visto che Niccolò diventò freddo di colpo dopo quella mia frase.

«però pensiamo al fatto che mese prossimo vengo io a Roma e..»

«non ti fidi di me, vero Anna?» disse all'improvviso interrompendo il discorso.

«ma cosa.. Perché non dovrei?» domandai alzando un sopracciglio.

«hai paura che succeda tutto ciò che è successo la volta scorsa, e che quindi non ti fidi se ti dico che ti penserò»

«punto uno, mi sembra ovvio che mi fido altrimenti ora non sarei qui.
Punto due, scusami ma non sei stato tu quello lasciato di punto in bianco» risposi alterata.

«ma stai ancora a questo discorso? Lo consideravo ormai un capitolo chiuso»

«Niccolò è un capitolo chiuso, ma permettimi di avere almeno le mie piccole insicurezze e le mie paure, ci sto provando quanto posso a dimenticare!»

«hai ragione, se non puoi dimenticare inutile che continuiamo»

A quelle parole sbarrai gli occhi, era successo tutto così in fretta che non me l'aspettavo.
Anche solo la piccola idea che da quel momento Niccolò se ne sarebbe potuto di nuovo andare dalla mia vita, mi faceva salire il cuore in gola come se nulla fosse.

«nicco non fare così però, io mi fido di te e anche molto, se potessi cancellerei con una gomma i giorni precedenti, ma sai che sei la persona di cui mi fido di più» dissi guardandolo negli occhi.

«si, certo» balbettò superandomi e avvicinandosi alla porta.

«Niccolò ti prego, perché dobbiamo litigare per cazzate inutili?»

Lui non rispose, ma afferrò la sua valigia e si avvicinò all'uscita.
Io corsi verso di lui e lo abbracciai, non potevo permettere che andasse via su tutte le furie.
Non era più come una volta, non potevo aspettare che passassero un paio di giorni sapendo che mi avrebbe di nuovo raggiunto a casa, in quel momento avevamo circa trecento chilometri che ci dividevano.
Lui era un pezzo di marmo, non si smuoveva minimamente, e anche se cercai di baciarlo lui si scansò.

«nic ti prego..»

I miei occhi si riempirono di lacrime e feci fatica a trattenerle, non volevo mostrarmi sempre debole, ma mi partiva automatico.
Lui sbuffò e premette le labbra sulle mie, lasciandomi un misero bacio freddo e breve, e in quel momento costatai che nessuno mi aveva mai dato un bacio così forzato e impassibile.
Si staccò da me e si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi da sola con l'amaro in bocca.

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