La scommessa l'ho vinta io

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Anna's pov:

«dai ti preego, puoi tenerle solo per un po'» chiesi nuovamente per l'ennesima volta nell'arco di pochi minuti, quella volta mettendo su un faccino dolce con tanto di labbruccio.

Disneyland era l'unico posto che davvero volevo visitare e che non mi sarei persa per nulla al mondo, ma non intendevo fare un altro passo essendo l'unica munita di orecchie di minnie.

«io ste cose non me le metto, sappilo» disse ancora Niccolò incrociando le braccia al petto e respingendo nella mia direzione il cerchietto con le orecchie di topolino.

«daai»

Misi le braccio attorno al suo collo e mi alzai sulle punte, avvicinando sempre di più il mio viso al suo.
Il mio faccino da bimba piccola che voleva le caramelle aveva probabilmente funzionato, dato che pochi istanti dopo, lui prese finalmente le orecchie di topolino e le mise in testa.

«che palle sei, ieri la scommessa l'ho vinta io, perché devo girare co ste orecchie mo» mi disse sbuffando.

«perché mi ami tanto, vero?»

Lui annuì scocciato e si fece letteralmente trascinare verso il castello della principessa Aurora da me.
Eravamo arrivati solo quella mattina a disneyland, e dopo un'ora buona per entrare nell'hotel e prendere le carte per il parco, riuscimmo finalmente ad entrarci.
Inutile dire che avevo saltellato contenta per tutto il tragitto, chi mi guardava non lo avrebbe mai detto che avevo sedici anni, ne dimostravo a mala pena tre.

Niccolò's pov:

Nonostante in quel momento fossi seriamente stato trascinato da una parte all'altra, amavo vederla in quel modo, spensierata e felice.
Avrei potuto fargli da padre in quel momento, anzi da fuori sembrava davvero una bimba piccola che sorrideva anche nel vedere un personaggio nella Disney.
Mi piaceva vederla così contenta per le piccole cose, con l'animo ingenuo e fragile di una bambina.
Forse era proprio questo che amavo di lei, il suo essere così infantile se voleva, una bambina che però ne aveva passate tante.
Forse questa bambina cercava solo qualcuno con cui esserlo, senza mostrare solo la sua parte matura e autoritaria.
Ma infondo se non fosse irrazionale con me, con chi dovrebbe esserlo?
Io più la guardavo ridere e più m'innamoravo, mi veniva solo voglia di baciare quel bel sorriso che aveva sulle labbra costantemente.
Nessuno le aveva mai permesso di essere davvero una bambina, aveva dovuto affrontare una crescita più accelerata del previsto date le responsabilità che si facevano sentire, e lei non aveva mai rifiutato.
Più persone adulte le affidavano pesi che una ragazzina non poteva reggere, più lei lo faceva, ed io avrei fatto qualsiasi cosa pur di alleggerire quel peso che si portava sul petto di essere crollata spesso.
E senza neanche capirlo, faceva sorridere pure me, proprio come in quel momento, mentre mi tirava per un braccio verso l'entrata del castello con un sorriso che arrivava alle stelle.

E senza neanche capirlo, faceva sorridere pure me, proprio come in quel momento, mentre mi tirava per un braccio verso l'entrata del castello con un sorriso che arrivava alle stelle

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«devo seriamente farmi la foto con te e topolino?»

Alla mia domanda ovviamente ricevetti una risposta positiva, anche se probabilmente dovevo aspettarmelo.
La mia coscienza proprio per questa motivazione mi ricordò che sarebbe stato strano l'opposto, quindi, nonostante non avessi un gran entusiasmo nel farlo, mi avvicinai alla mia ragazza e a quell uomo vestito di topolino.
Una ragazza ci scattò la foto e subito dopo ci restituì il telefono, così Anna la ringraziò e corse a vedere il risultato.

«ma è bellissima!» disse la bionda prendendomi il telefono dalle mani.

Io scossi la testa divertito e la lasciai fare, per poi abbracciarla forte da dietro.
La osservavo con la coda dell'occhio mentre accuratamente sceglieva quale foto fosse la migliore; mordicchiava di tanto in tanto il labbro inferiore e pigiava dei tasti sul cellulare, eppure non furono di preciso i particolari su cui mi focalizzai.
Più precisamente osservavo lei, il naso piccolo visto di profilo, gli occhi puntati verso il basso, qualche ciocca di capelli che le ricadeva sul viso..

«fatto, andiamo adesso?» parlò improvvisamente riportandomi coi pensieri sulla realtà.

«eh? Dove vuoi andare?»

«non abbiamo ancora fatto le montagne russe!»

Sbarrai gli occhi e mi trattenni dal rispondere, non avevo esattamente meravigliosi ricordi di quella giostra.
A sette anni mi ritrovai a vomitare anche l'anima appena sceso, avevo insistito tanto per andarci ancora incosciente dell'estrema velocità, da allora non avevo neanche più provato a metterci piede.

«dai nicco, andiamo?» continuò scuotendomi un braccio.

Chiusi per un momento gli occhi e poi annuii, probabilmente non psicologicamente pronto a risalire nuovamente su quell'affare.
Più che altro mi convinsi del fatto che se Anna non aveva paura, neanche io avevo motivo di averne.
E lei era quella che già iniziava a lamentarsi se correvo leggermente un po' con la macchina, quindi..
In genere odiavo le file chilometriche, ma quella mezz'oretta in piedi me la godetti più che potevo, anche perché a breve avrei passato minuti sicuramente poco piacevoli, tanto da farmi andare a genio anche la coda fuori alle attrazioni.
Presi un bel respiro non appena ci sedemmo io e lei in uno dei vagoni a due, ma per non dare troppo nell'occhio, le afferrai solo una mano.

«fa che vada tutto bene, fa che non cada, ti prego fa che non esca dai binari» sussurrai ad occhi chiusi mentre chiedevo aiuto a chissà quale divinità dei cieli.

«che hai detto?» mi chiese la bionda mente tutti i vagoni iniziarono a salire verso l'alto.

«eh? Io? Macché niente» improvvisai sbattendo un paio di volte le palpebre.
Ormai occhio e croce eravamo ad una cinquantina di metri da terra, e appena anche la mia ragazza di fianco a me lo notò, si attaccò al mio braccio lentamente.

«tu non hai paura, vero?» domandò avvicinandosi ancora di più.

«tu?»

«no è che.. non pensavo fosse così alto, ecco..»

Presi un bel respiro e avvolsi le mie braccia intorno al suo corpo per stringerla più forte, a quasi diciannove anni dovevo avere almeno la tenacia per superare una paura, soprattutto perché se ad Anna fosse venuto un mancamento e a me pure, di sicuro non sarebbe andato meglio.
Non fu molto complicato capire quando scendemmo subito in discesa, date le urla che sentivo da ogni dove.
Io stavo solo stringendo i denti e socchiudendo gli occhi per il vento forte che arrivava, al contrario della bionda che cacciò un urlo improvviso.
Quando iniziammo a fare le curve però, stranamente non fu così male, ricordavo peggio.

«quando finisce?» disse a voce notevolmente alta Anna, la quale ormai era così attaccata al mio corpo che a breve i suoi vestiti si sarebbero incollati coi miei.

«paura nana?» la punzecchiai ridacchiando.

Lei stava per darmi un piccolo pugnetto sul torace, ma appena prima cacciò un altro urlo per una discesa più veloce.
Pochi istanti dopo finalmente il giro finì, riportandoci sulla terra ferma.

«tutt'apposto?» dissi trattenendo un sorriso.

Lei si teneva lo stomaco con una mano e cercava di camminare in modo decente, sembrava stare nelle stesse condizioni mie di qualche anno prima.

«non farmi mai più fare una cosa del genere, neanche se solo io a chiedertelo» rispose facendo una smorfia con le labbra.

Io scoppiai a ridere e le stampai un bacio sulla punta del naso, sembrava una bambina, una bambina che si pentiva delle sue scelte troppo affrettate, ma assolutamente una bambina.

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