-Te lo faccio vedere io il diritto

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LUCA'S POV

Quella ragazza mi avrebbe fatto impazzire. Dalla prima volta in cui l'avevo incontrata mi aveva mandato in tilt, la sua immagine non aveva mai più abbandonato la mia mente. Mi aveva stregato, ne ero convinto.
Non mi era mai capitato di essere così attratto anche mentalmente da una tipa, nemmeno volendo. C'era qualcosa di lei che mi faceva impazzire.
Io le ragazze le cambiavo come i calzini, me le scopavo tutte e poi le gettavo via tranquillamente. Tutte quelle troie servivano solo a soddisfarmi, non mi ci sarei impegnato nemmeno sotto tortura.
Con lei invece era diverso, lei era diversa.
Aveva una luce diversa negli occhi, solo a guardali rischiavo di rimanerci sotto come una statua di Medusa.
Quando la vedevo non capivo più niente, il mio cervello faceva black-out come se niente fosse. Non capivo minimamente cosa mi stesse succedendo.
Era continuamente nella mia mente: il modo in cui mi guardava, come si inumidiva le labbra, quando mi sfidava e sbuffava roteando gli occhi, il suo sorriso... tutto di lei mi faceva impazzire.
Il solo pensiero di qualcuno che la guardasse o toccasse mi faceva scattare come una molla.
Era così particolare e preziosa che giustificavo per forza quanto importante fosse per i suoi amici, quei ragazzi la veneravano come una dea.
E lo era, era la mia dea dalla prima sera in cui l'avevo adocchiata.
Diciamocelo, quella sera a Salifornia la mia sbadataggine era stata voluta.
L'avevo già vista qualche minuto prima poggiata a un muretto, quando l'avevo beccata a rollare avevo perso la testa... non potevo lasciarmela sfuggire.
Sbuffai frustrato mentre guidavo verso casa, quella serata non era andata nemmeno un po' come volevo.
Quel bacio portafortuna era la mia occasione, sapevo che avrei dovuto aspettare un bel po' per assaporarla come volevo.
Per questo avevo pregato Ava di farla convincere dai suoi amici a venire.
L'idea di assaggiare le sue labbra occupava la mia mente da quando l'avevo adocchiata.
Saperla preoccupata per me poco prima della corsa mi aveva gasato di brutto, a lei interessavo e ne ero certo.
'L'hai perfino portata a casa da tua madre!' mi ricordò la mia coscienza.
Vederla a casa mia, fra le mie cose e nella mia quotidianità mi aveva fatto sentire al settimo cielo... tanto da desiderarcela sempre.
Non capivo come potesse essere anche minimamente possibile che io avessi fatto una cosa del genere, non era mai successo prima.
Tirai fuori una sigaretta dal pacchetto e la accesi, ricordando il modo in cui era sgattaiolata via mezz'ora prima.
Sapevo di averla infastidita, ma l'idea di stuzzicarla mi divertiva troppo.
Era così carina quando si arrabbiava.
Qualche minuto dopo entrai in casa con il mio borsone in spalla, dalla cucina si sentiva la TV accesa.
Posai velocemente il borsone in camera mia, nascondendolo bene, poi entrai nella stanza da cui proveniva l'unico rumore in casa.
Mia mamma si era addormentata sul divano, sorrisi dolcemente guardandola.
Era la donna che più amavo al mondo.
Le poggiai una coperta addosso e spensi la televisione, tornai nella mia stanzetta silenziosamente.
Rollai una canna e mi diressi fuori con carta e penna.
Sorrisi sentendomi già pieno di rime da buttare fuori, quella ragazza era diventata la mia musa.

L'indomani mi svegliai con un solo pensiero dopo averla sognata, dovevo trovare un modo per farla mia una volta per tutte.
Mi alzai in mutande, come ero solito dormire, e mi diressi verso la cucina per fare colazione.
Mia madre, come ogni mattina, stava bevendo il suo caffè prima di andare a lavoro.
"Buongiorno tesoro, come hai dormito?" biascicò sorridendomi.
"Bene mammì, tu?" sbadigliai versandomi del latte in una tazza con il caffè.
"Bene, sei tornato tardi anche ieri vero?" borbottò.
"Si, ero fuori con degli amici"
"C'era anche lei?" alzò un sopracciglio indagando.
"Si" dissi solo.
Lei mi sorrise raggiante.
"Ti piace vero?" mi stuzzicò.
"Mà ti prego non cominciare"
"So che ti piace"
"Si e allora?" sbuffai.
"Anche tu le piaci, ho visto come vi guardavate qui a casa" disse pimpante.
Dove cazzo la trovava quella forza già di primo mattino?
"E ho visto anche la tua faccia quando si parla di lei, conosco mio figlio" biascicò lanciandomi un occhiolino prima di uscire dalla stanza.
Non mi aveva dato nemmeno il tempo di risponderle.
Sapevo che dopo quel giorno insieme a casa non mi avrebbe dato più pace, anche se in fondo non aveva tutti i torti.
Mi salutò con un ghigno furbo prima di uscire di casa e potei finire tranquillamente la mia colazione.

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