-Kinder Merendero

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Quella mattina, beatamente arrotolata nelle mie coperte, ero convinta che niente e nessuno avesse potuto disturbare il mio sonno pesante.
Nemmeno il mio cellulare che squillava ininterrottamente da più o meno mezz'ora e che, con gli occhi ancora chiusi, avevo spento infastidita.
Perciò continuavo a dormire beatamente, intrappolata in un sogno abbastanza conscio in cui spiegavo a Luca che non lo avrei perdonato con due semplici baci per aver mangiato il mio Kinder Merendero.
A chi fregava se avevo diciannove anni, il mio kinder merendero non si toccava.
Mi innervosii quando i suoi baci continuarono insistenti su tutto il mio viso e sul collo, tanto da sbuffare e aprire gli occhi frastornata.
"Lasciami dormire in pace Luca" farfugliai rigirandomi dall'altra parte.
Chiusi gli occhi per qualche secondo, prima di realizzare una cosa importante.
"LUCA?!" scattai a sedere guardandolo mentre ridacchiava divertito.
"Che diavolo ci fai qui?" sbarrai gli occhi sconcertata.
"Sono venuto a trovarti in incognito" disse con un sorriso furbo.
Io lo guardai stranita, ancora mezza addormentata, poi mi passai una mano sul viso stropicciandomi gli occhi.
"Come sei entrato?" domandai confusa mentre lui si infilava tranquillamente nel mio letto dopo essersi tolto le scarpe.
"Mi ha aperto tua madre, ti ho chiamato un bel po di volte, alla fine ho citofonato proprio mentre lei stava andando a lavoro" spiegò mentre mi avvinghiava possessivamente.
"Oggi devi seguire?" domandò prima di baciarmi dolcemente una guancia.
"No, tu non dovresti essere in studio?" mi agitai.
"Oggi ero libero in realtà, anche se Ava non sa della mia bravata. Ma sarò a casa prima che lui se ne renda conto oggi pomeriggio, torno con un volo a ora di pranzo." spiegò indifferente "Nessuno sa che sono qui e continueranno a non saperlo" concluse guardandomi.
"C'è qualcosa che non quadra" lo guardai con fare indagatore.
Lui non rispose, intimandomi a fare silenzio.
Mi rassegnai quando lo vidi chiudere gli occhi abbracciato a me, buttai l'occhio sulla sveglia accanto a me notando che fossero solo le sette e mezza del mattino.
Sconvolta, mi decisi a riposare ancora qualche minuto fra le sue braccia.
Lo vidi sorridere quando mi sistemai meglio fra le sue braccia, dandogliela vinta.
Conoscevo la follia del moro, ma non credevo arrivasse a questo punto.

Quando mi risvegliai infastidita dal rumore del  suo cellulare, lo scossi leggermente per svegliarlo.
Sbuffò leggermente notando il nome di Ava sullo schermo, poi lo ignorò volutamente.
Si stiracchiò tranquillamente e posò lo sguardo su di me.
"Ti porto a fare colazione?" chiese tirandomi a se.
"Ok" sbadigliai.
Mezz'ora dopo ero nella sua macchina, che a quanto pare aveva preso quella mattina dopo essere passato qualche minuto a salutare i genitori intenti ad andare a lavoro.
Solo quando vidi la strada che stava imboccando, capii.
"Non ci credo" lo guardai interdetta.
Lui si voltò fingendo di non capire e mi guardò con fare innocente.
"Stai scherzando?! Sei sceso sapendo quante cose hai da fare per il disco, solo per fare una scenata di gelosia?!" urlai risvegliandomi completamente.
"Ti ho detto che oggi ero libero" alzò gli occhi al cielo.
"Si ma..." iniziai.
"Si ma niente, avevo voglia di fare colazione con te? Posso?" sbottò infastidito, guardandomi.
"Non se questo mette a rischio la tua carriera, idiota" incrociai le braccia al petto, decisamente incazzata.
"Non mette a rischio nulla, smettila" cercò di sciogliere l'intreccio che avevo formato con i miei arti, acciuffando la mia mano.
"E comunque non sei venuto qui per fare colazione con me" mi scostai evitando il contatto con lui.
"Stiamo davvero litigando per una cosa del genere?" sbottò.
"Si, hai mollato tutto fregandotene per cosa? Per dare una lezione a un coglione?" urlai agitandomi sul sedile.
Non fraintendetemi, l'idea che lui avesse mollato tutto per me e la sua gelosia sarebbe stata rincuorante per chiunque... ma non per me, che ci tenevo alla sua carriera e a tutti i sacrifici fatti fin ora.
Mollare tutto per una stronzata era da idioti, e lui lo era ufficialmente.
"Dovresti lasciar perdere adesso, è inutile litigare. Ormai sono qui, perciò andremo lì, io farò capire a quel coglione due brevi concetti e poi tornerò dritto a Milano senza che nessuno lo venga a sapere" gesticolò nervoso.
"Come ti pare" mi accasciai già esausta sul sedile, sbuffando di tanto in tanto.
Le mani mi prudevano, probabilmente se non fosse stato intento a guidare lo avrei preso a schiaffi.
"Non essere arrabbiata" mi parlò in modo più calmo appena ebbe parcheggiato davanti al locale.
Io non risposi, mi limitai a guardarlo alzando un sopracciglio e poi scesi dall'auto, ignorandolo.
Capii che forse avevo sbagliato a renderlo ancora più nervoso solo quando lo sentii sbattere la portiera dell'auto, ciò significava che fosse davvero incazzato nero... e questo non era un bene visto dove ci trovavamo.
Entrai camminando avanti da sola, come facevo sempre quando ero arrabbiata, e sorrisi sollevata nel non vedere il tanto discusso cameriere.
Forse Dio oggi voleva aiutarmi, evitando una catastrofe.
Luca non si scompose mentre si sedeva a un tavolino, incitandomi a fare lo stesso.
Quando vidi uscire dal retro del bancone il cameriere della discordia mi irrigidii sulla sedia, lanciando uno sguardo arrabbiato a Luca.
Quest'ultimo invece gli sorrise beffardo facendogli un cenno con la mano, l'espressione sul suo viso era chiaramente di sfida.
Il cameriere invece rimase sorpreso qualche secondo, prima di avvicinarsi, per la gioia del moro, a prendere le nostre ordinazioni.
Ero pronta a una rissa, mi stavo già preparando mentalmente ad essere cacciata a calci un culo dal locale.
Sorprendentemente però il moro ebbe la pazienza di aspettare fino al momento del conto, che arrivò dopo una colazione silenziosa in cui Luca cercò più volte di ammorbidire l'espressione torva sul mio viso.
"Sono felice di vedere che non demordi, mi dispiace per te amico. Avresti dovuto capire che non si gioca con me già quando ti ho parlato ieri e quando mi hai visto entrare oggi" parlò calmo il moro, vedendo ancora una volta la mia colazione offerta da quel cameriere che oramai avevo capito fosse davvero una testa dura.
Se Luca era entrato lì per sfidarlo, lui aveva sicuramente accettato la sfida.
"Credi di intimidirmi?" gli rise in faccia, ancora in piedi davanti al nostro tavolo.
Trasalii quando vidi il mio ragazzo alzarsi con una calma disarmante dalla sua sedia e fronteggiarlo.
"Dovresti ringraziare che la mia fidanzata sia una tipa molto pacifica e non ami le risse" iniziò rimarcando bene la sua proprietà "perché se fosse stato per me ti avrei già rovinato quel sorrisino del cazzo appena ti ho visto all'inizio, ora ti spiegherò con calma come funziona." continuò avvicinando di più il suo viso a quello del ragazzo.
In tutto ciò io restavo immobile sulla sedia, senza parole.
Apprezzavo di certo che lui avesse preso in considerazione la nostra litigata, cercando di evitarne un'altra peggiore, ma sapevo che se fosse stato provocato ancora sarebbe scattato subito.
Non vedendo una risposta del cameriere, Luca continuò imperterrito a sputare fuori il suo discorso, come una vipera indispettita.
"Se vengo a sapere ancora che hai fatto anche solo mezzo gesto del cazzo verso la mia ragazza, la prossima volta che verrò qui  sarò solo e non farò colazione. Ti prenderò a calci in culo proprio qui dentro e vedremo se avrai ancora voglia di fare il coglione" incatenò il suo sguardo attendendo una risposta.
"Chiaro?!" sbottò ancora.
Quando alla fine il ragazzo annuì indispettito, quasi scocciato, io mi rilassai sulla sedia.
Probabilmente avremmo evitato la rissa, per fortuna.
Luca sorrise beffardo quando capì di aver vinto anche stavolta e poi gli lasciò una banconota da 50€ sul tavolino.
"Questi sono anche per l'altra volta" sentenziò prima di lasciargli un occhiolino e intimarmi a seguirlo.
Poi con fare sicuro fece la sua uscita di scena lasciando il locale, seguito a ruota da me.
Vagò per la città a vuoto un bel pò prima di parlare con me, rompendo il pesante silenzio.
"Non ho intenzione di partire con te arrabbiata, perciò possiamo risolvere questa litigata del cazzo?" sospirò fermandosi in un parcheggio, toccandosi le tempie.
"Sei contento ora?" mi girai a guardarlo.
"Si, e anche più tranquillo" mi sfidò.
"Dovevi esserlo anche prima" mormorai.
"Non ci provare, sai benissimo che mi fido ciecamente di te" parlò frustrato.
"Non mi sembra" alzai di poco la voce.
"Quello mi aveva praticamente sfidato ieri" urlò "e io non accetto di essere sfidato proprio sulla mia ragazza" si agitò sul sedile, non distogliendo lo sguardo da me.
"Ok" borbottai, rivolgendo la mia attenzione davanti a me.
"Quindi che vuoi fare adesso? Litigare perché sono geloso e ho fatto capire a qualcuno che deve smettere di provarci con te?" si innervosì ancora.
"Voglio che tu torni a Milano e pensi alle cose serie come il tuo disco. Non che per una stronzata tu venga qui, hai cose ben più importanti a cui pensare, questa era una faccenda a cui nemmeno dar peso. So gestire delle avances non gradite da un ragazzo, tranquillo." sbuffai guardandolo finalmente.
Non potei fare a meno di ammettere che, anche se ero incazzata con lui, era bellissimo.
"Ascolta" cercò di essere il più calmo possibile "Non c'è niente di più importante di te e se devo scendere per far capire a un coglione di smettere di girarti attorno, lo faccio. Tu non hai idea di quanto mi sia sentito impotente ieri, conoscendo la mia gelosia dovresti sapere anche quanto io mi sia contenuto poco fa, per te." spiegò.
"Ho solo paura di qualsiasi cosa possa mettersi fra noi, io ho bisogno di te. Non voglio perderti, è il mio incubo." continuò imperterrito cercando la mia mano, che trovò dopo qualche secondo.
"Mi manca l'aria lì senza di te" parlò con il magone, tirandomi a se.
"Ti amo" borbottai sul suo petto, ancora un po' piccata.
"Da impazzire" mi baciò il capo, stringendomi mentre si lasciava andare sul sedile dell'auto.

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BABIEEESSS!!
Eccoci qui, nuovo capitoloooo!
Fatemi sapere che ne pensate nei commenti e lasciatemi tante tante stellineee.⭐️⭐️⭐️
Love u❤️

RATATA!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora