- Che cazzo

4.8K 133 11
                                    

I genitori di Luca erano appena rientrati e io mi ero presentata al padre con fare impacciato. Nei panni del moro, senza trucco e mezza intontita mi sentivo davvero a disagio e fuori luogo davanti ai suoi familiari.
Comunque sia loro erano rimasti sorpresi e felici della mia presenza, o almeno credo.
"Dio che imbarazzo, sono orribile" bisbigliai nascondendomi completamente sotto le coperte, poco dopo.
Il moro rise di me, poi lo sentii lanciarmisi addosso sul letto.
"Sei bellissima e sei un pomodoro" ridacchiò riuscendo a scoprirmi il viso.
Io sbuffai per l'ennesima volta cacciando qualche lamento.
"Papà sta ordinando la pizza e mamma mi ha già chiesto se dormi qua" continuò.
"Non mi sembra per niente il caso" borbottai.
"Peccato, era così felice all'idea di farti dormire qui che già pensava alla colazione che avrebbe preparato domani" canzonò.
"Mi stai dicendo che se non resto si offende?" chiesi.
"Proprio così!" mi pizzicò una guancia.
"Sei sicuro che non gli darà fastidio?" chiesi stranita.
"Mia madre ti adora e mio padre si è già innamorato di te. Hanno capito anche loro che non sei una qualunque, sono felici come me di averti tra i piedi" mi fece una linguaccia.
Era così strano. Non avevo mai dormito a casa del mio ex con i suoi genitori presenti.
Loro mi adoravano, ma non erano molto propensi sul fatto di dormire in casa assieme.
"Ma domani ho scuola" ricordai.
"Ti presterò una mia tuta mami, o forse no... pensandoci, sei troppo sexy con i miei vestiti addosso" mi tirò a se.
"Sei geloso per caso?" lo spintonai accaparrando un po' di distanza.
"Impazzisco" disse portandomi sopra di lui con una mossa brusca.
Ero stesa sul suo corpo e, lo ammetto, cominciavo a non resistere più alle sue labbra carnose.
Con un braccio mi stringeva forte al suo petto, forse per paura che io potessi scappare via dalla sua presa e, per quanto avrei dovuto, il mio corpo non riusciva a far altro che cercare di incastrarsi ancor meglio con il suo.
Mi accarezzò la guancia delicatamente, fissandomi intensamente.
"Sei la mia dea" biascicò portando la mano dietro la mia nuca e avvicinando di più il mio viso al suo.
Ero la sua dea ed ero estasiata all'idea di esserlo.
Stavo letteralmente andando a fuoco e il mio stomaco era sottosopra.
Eravamo proprio sul punto di sfiorarci quando la voce della madre ci fece sobbalzare, reclamando la nostra presenza in cucina.
"Che cazzo" sbuffò il moro sotto di me.
Ridacchiai vedendolo innervosito, poi mi alzai repentinamente dal suo corpo.

LUCA'S POV
Ero ufficialmente al settimo cielo.
Mia madre e mio padre adoravano la mia lady.
Non avevo mai portato nessuna ragazza a casa, nessuna aveva mai dormito nel mio letto, conosciuto i miei, con nessuna avevo condiviso la mia vita privata... e ora c'era lei.
La guardavo mordicchiare il suo spicchio di pizza mentre parlottava con i miei regalando qualche sorriso.
Non cenavo mai a casa coi miei, ero sempre in giro la sera, eppure quella sera guardandomi intorno mi sentivo finalmente sereno.
La sua presenza mi calmava e mi rendeva felice, dovevo solo trovare un modo per farla diventare costante. La vedevo dura a dire il vero, Francesca era davvero tosta da conquistare... ma io amavo le sfide.
Eppure ero certo che se qualche minuto prima mia madre non ci avesse interrotti ci saremmo baciati, Dio che nervi a volte quella donna.
Comunque sia non riuscivo a smettere di sentirmi appagato mentre la vedevo a tavola coi miei a chiacchierare serenamente, era perfetta.
"Hai una paralisi?" mi bisbigliò la mora.
Solo allora mi resi conto del cazzo di sorriso che avevo stampato sulla mia fottuta faccia.
"Sono felice" mormorai.
Lei mi regalo uno dei sorrisi più luminosi che mi avesse mai fatto.
Che cazzo.

"I tuoi sono davvero carini" mormorò la mora mentre stavamo fumando fuori al balcone.
"Abbastanza" borbottai solo, soprappensiero.
"Tutto ok?" mi chiese straniera.
"Stavo solo pensando" risposi.
"Sei sicuro? Sei strano, prima mi sembravi sereno" gesticolò avvicinandosi, poi aspirò dalla sua sigaretta.
"È tutto ok piccola, stavo riflettendo sulla gara di domani" borbottai attirandola a me.
"Oh, quindi corri domani sera" disse solo.
"Già, verrai?" chiesi titubante.
"In realtà ho un compleanno a Nocera, un ragazzo che frequenta la scuola di parrucchieri da me" sussurrò.
Mi sembrava dispiaciuta.
"Chi è?" indagai, la gelosia mi stava già attanagliando.
"Si chiama Alfonso" parlò distrattamente lei.

RATATA!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora