Era una serata strana, il caldo non ne voleva sapere di andare via ma le prime folate di vento autunnali avevano già fatto la loro comparsa. Il venticello che mi scompigliava i capelli mi fece stringere un po' di più nella mia fedele giacchetta di pelle, ci sarebbe voluto un po' di tempo prima che io la abbandonassi per un giubbotto ben più pesante.
Ero fra le nuvole quella sera, erano tre notti di fila che sognavo un ragazzo che nemmeno conoscevo e al mio risveglio non ne ricordavo nemmeno più il viso.
Ricordavo però che era un vero stronzo e non facevamo altro che tira e molla continui.
Qualche bacio e litigate varie.
Decisamente mi ricordo però che ogni volta mi svegliavo nel cuore della notte con dei batticuori assurdi, era tutto così strano e realistico ogni volta.
Appoggiata ad un muretto, accesi una sigaretta mentre continuavo a riempirmi la testa di domande su questo ipotetico bad boy che prendeva parte da tre notti ai miei sogni.
Mi risvegliai improvvisamente dai miei pensieri sentendo i miei amici battibeccare su chi dovesse rollare la canna.
"Prima l'ho chiusa io, dai brò tocca a te ora." continuava a lagnare Mirko.
"Offro io la sigaretta se la rolli tu, giuro!" ribatteva Francesco baciando il suo indice su entrambi i lati, a mo' di giuramento.
Nel mentre Daniel ridacchiava sotto i baffi affiancandosi a me sul muretto.
"Dici che andranno avanti così per molto?" mi chiese indicandoli con un cenno del capo.
"Lo sai che fanno sempre così arrivati a una certa ora." li beffeggiai io ridacchiando in modo sommesso.
Era sempre la solita storia, arrivati a una certa ora nessuno dei due aveva voglia di chiudere una stupida canna... eppure qualcosa mi diceva che sapevo già come questa storia sarebbe andata a finire.
"Sai cosa? La chiude Francesca! Lo sai che ti amiamo." sbottò d'un tratto Francesco.
Ecco... come non detto!
"Non è giusto! Io nemmeno fumo più e devo comunque andarci di mezzo." risposi alzando le braccia al cielo con fare teatrale.
A quel punto Mirko mi guardò trattenendosi dal ridere e, mettendo su una faccia pietosa, esordì col suo tipico discorso volto a convincermi: "Non vorrai davvero farci litigare?! La nostra amicizia potrebbe finire e tu avresti questo momento sulla coscienza per tutta la vita, avanti non fare cose di cui potresti pentirti. Tu ci ami troppo, non è così?".
Odiavo quando faceva così! Sparava un sacco di stronzate, eppure in un modo o in un altro riusciva sempre a convincermi.
"Va bene, avete rotto il cazzo!"
Versi di gratitudine si alzarono nell'aria, accompagnati da strani balletti di fattanza.
Non fumavo più da quasi un anno ormai, non ne avevo nemmeno più la voglia.
Ero sempre stata una ragazzina casinista, combinavo guai ogni giorno e a scuola mi conoscevano tutti. Non fraintendetemi, non ero una teppistella, però mi piaceva il divertimento, ridere di gusto. Facevo il mio dovere, studiavo e avevo sempre buoni voti... ma si sa che dopo il dovere viene il piacere, e io mi divertivo un sacco a fare scherzi in giro per la scuola e fumare nei bagni spogli e trasandati dell'istituto.
Ero una testa calda e questo non era cambiato, ma con la fine della scuola mi ero data una regolata. I tempi d'oro in cui ero una piccola peste combinaguai erano passati per dare spazio a quelli di una diciannovenne pazza che però aveva a che fare col mondo del lavoro e delle responsabilità.
Mi risvegliai dai miei pensieri quando i ragazzi mi passarono tutto l'occorrente.
Era passato un anno dal mio ultimo tiro a un joint ma non significava che non ricordassi come chiuderne uno alla perfezione.
"A bandiera!" annunciai come se si trattasse di un gioco di prestigio e loro con euforia mi acclamarono come si fa con un vecchio ballerino che torna in pista dopo tempo.
Chiusi la loro bramata canna e come un mago accesi la parte in eccesso della cartina, esordendo con una delle mie tipiche frasi in quelle situazioni.
"Ho portato la fiaccola olimpica!" urlai ridendo e scatenando anche le loro risate.
"Ora vado a bere se permettete!" conclusi incamminandomi verso il chiosco.
Salifornia, questo è il nome di quella zona di Salerno, era un casino quella sera.
I gradini in legno che davano sulla spiaggia erano davvero affollati e il chiosco al centro era preso d'assalto come non mai.
Ma come biasimare tutto ciò, era sabato sera in fin dei conti.
Pagai prendendo il mio scontrino alla cassa e mi diressi al lato del bancone, davanti a me un gruppo di ragazzi facevano baldoria aspettando che il barman li degnasse di attenzione.
"Ua fratè e t'a vuò ra na moss" urlò uno di loro sventolando lo scontrino in aria.
'Chapeau' pensai nella mia testa, 'davvero d'altri tempi, che gentiluomo' aggiunsi ancora.
A quel punto il barista spazientito si accinse a preparare i loro cocktail, lanciandomi un'occhiata quasi di scuse.
Feci finta di niente mentre battevo freneticamente il piede destro a terra, poi a braccia conserte mi avvicinai un po' più ai ragazzi per evitare di far infilare qualcuno davanti a me e perdere il posto.
Tutto successe in una frazione di secondi.
Il "gentiluomo" di prima si girò di scatto con due cocktail in mano, sbattendo contro di me e versandomi il contenuto di uno di questi addosso.
"Cazzo!" esclamai irritata. Il mio giacchetto di pelle poteva essere sistemato alla meno peggio con qualche salviettina, ma il mio top bianco era davvero un problema.
Il mio reggiseno era completamente in bella vista ora e il ragazzo davanti a me lo stava decisamente notando.
"Ottima scelta!" ammiccò indicando il mio reggiseno.
"Sul serio idiota? Nemmeno un 'mi dispiace'?" sbottai al limite della pazienza, non che io ne avessi molta in genere, alzando finalmente lo sguardo sull'imbecille di turno appena incontrato.
Un brivido strano mi attraversò quando incrociai il suo sguardo beffardo.
"Beh in realtà una vista del genere non mi dispiace affatto, bellezza!" puntualizzò lui alzando ripetutamente le sopracciglia e prendendomi in giro.
Alzai gli occhi al cielo stizzita e chiudendomi il giacchetto mi girai di nuovo verso il bancone, ignorandolo completamente.
Che idiota pensai ancora e ancora nella mia mente mentre aspettavo che il barman mi degnasse di attenzione.
Ma chi si crede di essere?!
"Un Malibù e Coca" urlai per farmi sentire al ragazzo dietro al bancone quando finalmente fu il mio turno.
"Sul serio?" parlò una voce dietro di me, beffeggiandomi per la mia banale scelta.
"Davvero? Non sei ancora sparito dalla mia vista?!" sbottai voltandomi di nuovo verso il ragazzo di prima.
Ora che lo osservavo meglio, non era male... ma i tipi arroganti e presuntuosi come lui mi facevano andare in fumo.
Era moro e dai capelli corti, le sue labbra erano davvero carnose, aveva gli occhi castani e il suo era uno sguardo vispo di chi la sa lunga.
Il ragazzo dal fisico asciutto e dal look da ragazzo di strada mi fissò per un secondo allibito, poi mi rispose tornando in se e potei giurare di aver visto un guizzo di adrenalina attraversare i suoi occhi.
"Stavo ammirando il resto del panorama, beh grazie dello spettacolo piccola!" mi rispose arrogantemente e lanciandomi un occhiolino fugace, per poi allontanarsi con fare possente.
Sbuffai scocciata e alzando di nuovo, come mio solito, gli occhi al cielo... un giorno sarebbero rimasti bloccati così per quante volte li roteavo.
Mi sentivo strana dopo quello stupido incontro, il mio stomaco era diventato un pesante groviglio e la mia mente non ne voleva sapere di pensare a qualcosa di sensato.
Presi il mio bicchiere stritolandolo tra le mani e mi incamminai a passo furioso verso i ragazzi, cominciando ad affibbiare tutte le mie sensazioni al nervoso e il brivido di qualche minuto prima al semplice fatto che il mio top era inzuppato e freddo.
In coro mi chiesero se stessi bene e in modo scocciato e stizzito raccontai precipitosamente l'accaduto.
Il risultato furono le loro risate strazianti.
Il mio povero orgoglio femminile stava andando in frantumi, decisamente.
Qualche minuto dopo e discorsi stupidi vari, una voce familiare catturò la mia attenzione.
"Wagliù avete una cartina per caso?"
Dio se questo é uno scherzo non é affatto divertente.
Scattai con gli occhi nella direzione del nuovo arrivato e scorgendo i suoi lineamenti lasciai trapelare sul mio viso un'espressione quasi di sfida.
"Uè piccrè da quanto tempo!" mi derise subito.
"Già, non ti sono mica mancata spero?" risposi a tono, incrociando le braccia.
Ero per caso diventata la sua attrazione della serata?!
Lui ridacchiò e se ne andò lanciandomi un bacio e un occhiolino dopo aver ottenuto la sua cartina.
Ancora una volta roteai gli occhi al cielo facendogli il verso, scatenando la risata di tutti.
Poi finalmente dopo un paio di minuti decidemmo di tornare a casa, quella serata mi aveva stancata fin troppo.
Eboli era a circa 20 minuti di macchina da Salerno e il tragitto verso il mio letto mi sembrò più lungo del solito quella sera.
Dopo tre quarti d'ora però ero finalmente tra le mie coperte e crollai immediatamente tra le braccia di Morfeo.
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RATATA!
FanficNon riuscivo a crederci! Pensava davvero che con due mosse da bulletto figo sarei caduta così facilmente ai suoi piedi? Beh si sbagliava di grosso, non mi intimoriva per niente. " Guardami negli occhi... la mia vita è un rally, sto tra curve e fossi...