Capitolo 19

1.9K 50 4
                                    

Pov's Gaia
Dopo l'incontro con il mio manager è andato tutto bene, abbiamo festeggiato un po' e, verso le 3, abbiamo cominciato ad andare via. Ora sto guidando la macchina con Marti alla mia destra, che continua a ripetermi che le sta simpatica mia madre, alternato a frasi come "mamma mia il concerto è stato fantastico" ed io sorrido e la ringrazio, e mi viene da pensare che se non ci fosse stata lei non sarebbe stato lo stesso.
Ovviamente mi sarei sentita viva sul palco, avrei cantato con tutta me stessa, avrei ballato e guardato il pubblico con la consapevolezza che sto realizzando il mio sogno ma anche quello di qualche altra persona che saltava e si emozionava con me. Ho sempre voluto fare questo nella vita, e mi sono sempre chiesta cosa passasse nella testa ai cantanti che vedevano davanti a loro migliaia di persone cantare le proprie canzoni, rinunciare ad ogni piano pur di vederli. Mi sono sempre chiesta se qualcuno degli artisti che seguivo sognasse anche per me, se sapessero che uno su mille ce la fa e quell'uno dovrebbe goderselo un po' anche per gli altri novecento novantanove che forse non ce la faranno mai.
Chi l'avrebbe mai detto che quell'uno avrebbe portato il mio nome.
Ci ho sperato tanto e sempre, ma sono sempre rimasta anche con i piedi per terra, terra che sentivo venir sfilata da sotto di me ad ogni commento negativo, anche se piccolo, se insignificante, o non costruttivo. Forse è vero che le persone sono destinate a qualcosa, che comunque arriverà, nonostante le sconfitte, gli ostacoli, tutte le volte che 'arrivi, ma non al cuore, c'è solo la parte estetica'. Forse ad xfactor doveva andare così, forse dovevo veramente perdermi per ritrovarmi, e trovare tutte queste persone che credono in me. Forse è servito anche per incontrare Martina, che guarda sognante fuori dal finestrino, <me lo sono goduto anche per te, Bì> penso mentre la guardo.
Dopo una mezz'oretta in macchina accompagnata da tanti pensieri positivi e chiacchiere, arriviamo davanti l'hotel che ho prenotato per stanotte. Vedo Martina sospirare e poi aprire lo sportello della macchina per scendere, vorrei riuscire a tranquillizzarla un po'.
Mentre ci avviamo all'entrata dell'edificio faccio intrecciare le nostre mani, per poi avvicinare la sua alla mia bocca e stamparci sopra un bacio. Lei mi guarda e sorride, anche se la vedo che è un po' agitata, ma penso sia normale e non voglio farmi altre paranoie, ne ho già abbastanza.
Dopo aver preso la chiave della camera in cui passeremo la notte, saliamo in ascensore e parliamo di tutto, mi chiede come sto, le dico che sono felice e che non vedo l'ora che arrivino le altre date. Io le chiedo se si è divertita, se ha conosciuto qualcuno, da che ora era lì e se il tragitto da casa sua alla capitale lo avesse fatto in compagnia. È arrivata di mattina presto e da sola, dopo cinque ore di treno si è messa in fila sotto il sole, e ha scambiato qualche chiacchiera ma niente di che, d'altronde non è una che ama parlare molto in generale, figuriamoci con qualcuno che non conosce e che forse non rivedrà mai più se non per puro caso o coincidenza. Mi dice che è stata bene e che il concerto è stato ancora più bello di quanto avesse immaginato e sognato,
e la capisco benissimo, per me è lo stesso.
Ho passato così tanto tempo a fantasticare su come sarebbe stato un concerto tutto mio, che, tolta l'ansia iniziale, mi sembrava sì, la prima volta, per l'emozione, ma per il resto mi sentivo a mio agio, come se l'avessi sempre fatto, come se fosse il mio posto, come se il microfono che tenevo in mano e le persone davanti a me mi completassero.
Arriviamo davanti alla porta della stanza e, ironia della sorte, o forse destino, era la numero 410, come la prima volta. Vedo Martina sobbalzare quando legge lo stesso numero della porta che io mi ero chiusa alle spalle senza guardarmi indietro per salutarla, allora le stringo ancora più forte la mano e le stampo un bacio sulle labbra.
Apro la porta, faccio entrare Martina e poi la seguo dentro, poso il borsone a terra e chiudo la porta a chiave. Non faccio in tempo nemmeno a girarmi verso Marti, che la sento arrivare da dietro, circondarmi i fianco con le sue braccia, e iniziare a baciarmi il collo lentamente.
Mille brividi mi attraversano il corpo e ancora una volta ho la conferma che io, una persona che aveva questo "potere" su di me e sulle mie emozioni, non l'avevo mai conosciuta. E se non fosse arrivata lei, forse mai mi sarebbe venuto in mente di cercare la mia persona in una donna, sono sempre stata fidanzata con ragazzi maschi, eppure, a ripensarci, non sono mai stata bene né me stessa del tutto, con nessuno di loro.
Sono cresciuta con l'errata convinzione che fossi etero e che mai avrei sentito il bisogno di mettere in dubbio questa cosa, di relazioni non ne ho avute tante, quindi il disagio non l'ho mai notato, è una cosa che posso dire ora, col senno di poi, ma mentre vivevo le relazioni mi sembrava normale non essere particolarmente felice.
Li avevo sempre ammirati, quelli considerati da tutti diversi, mi chiedevo come facevano a vivere con un peso del genere: un giudizio superficiale e acido, io che in televisione spesso ho sentito di ragazzi picchiati per il proprio orientamento sessuale. Mi ricordo che sentivo un groppo in gola e mamma mi chiedeva continuamente di non diventare come quei bulletti che si divertono tanto a far sembrare anormale la normalità. Dentro di me avevo la certezza che non sarei mai stata una di loro, ma speravo davvero di non trovarmi nemmeno dall'altra parte, dalla parte di quelli non capiti, non accettati, non apprezzati. Io che agli insulti non so reagire, io che non so fregarmene, che non so girarmi dall'altra parte.
Mentre penso a tutto questo, sento le mani di Martina scendere dal mio viso all'orlo della maglietta, che tira su per poi sfilarmela. I brividi mi attraversano tutta la schiena e sento una fortissima voglia di averla del tutto, voglia che leggo anche nei suoi occhi, che non smettono di ammirarmi come se fossi la cosa più bella del mondo.

Scusate ancora l'ora ma indovinate? Ero su Twitter a sclerare un po', se ci siete anche voi fatemi sapere i vostri nickname almeno vi inizio a seguire.
E fatemi sapere cosa ne pensate della storia!❤️

Un giorno, se ti vaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora