Pov's Martina
Dopo una mezz'oretta di macchina arriviamo in stazione, salutiamo Nico e Daniela e restiamo da sole io e Gaia, finalmente posso chiederle cosa è successo.
Mentre ci dirigiamo al binario in cui arriverà il nostro treno tra circa venti minuti, la guardo: il suo volto non è rilassato, si guarda intorno quasi spaesata e non mi rivolge nemmeno uno sguardo.
<Gì che succede?> le chiedo, una volta arrivate davanti alle banchine.
<Non dirmi che non te ne sei accorta perché non ci credo, Martina> si gira a guardarmi, e parla con un tono duro ma al tempo stesso sconsolato.
<È per Daniela? Per ciò che ha detto su Chega?> tento, immaginando sia per la mancanza di interesse da parte della ragazza.
<Ma no, l'hai vista come ti guardava? Come ti parlava? Davanti a me e a tuo fratello poi, ma scherziamo?> sbotta, alzandosi in piedi ma cercando di tenere un tono basso di voce.
<Ma che stai dicendo, lascia stare Gà> le dico, provando a calmarla, ma invano.
<Non lascio stare proprio niente, ti rendi conto Martina?> continua della sua opinione lei, stavolta, però, alzando il tono di voce.
<Sei gelosa> affermo e la guardo con un sorrisetto divertito e compiaciuto, lei arrossisce e alza gli occhi al cielo.
<No> svaga con lo sguardo, io mi avvicino a lei, porto la mia mano sinistra sul mio mento per farle alzare la testa e far incrociare i nostri occhi.
<Quanto ti arrabbi perché ti ingelosisci sei ancora più bella, lo sai?> le chiedo, retorica, e lei arrossisce di nuovo per poi rivolgermi un sorriso timido.
<Appena posso giuro che ti bacio> le sussurro, siamo in stazione, ci sono un sacco di persone che potrebbero riconoscerla e far girare il gossip, cosa non giusta per lei e per la sua carriera, lei merita di essere seguita per quello che scrive, per quello che canta, e per come lo fa, non per un amore notato da altri mentre si cercava di nasconderlo. Ancora non abbiamo ufficializzato e sinceramente a me importa poco, so quello che provo e so anche ciò che prova lei quando siamo insieme, glielo leggo negli occhi, lo vedo nei suoi sorrisi, lo sento nelle carezze dolci e delicate che mi riserva. Non ho bisogno di sbandierarlo ai quattro venti, non mi serve, l'amore è amore anche se nessuno ne è a conoscenza.
L'unica cosa che mi spinge un po' a volerlo dire è che potremmo stare un po' più vicine anche in pubblico, ma non mi pesa molto, non sono una ragazza da smancerie né da troppe effusioni, se non siamo da sole, e poi, comunque, è una cosa che deve decidere lei.
I miei pensieri vengono distratti dal rumore del treno che si ferma poco distante da noi, prendo il borsone, ci alziamo e ci dirigiamo ai controlli.
<Vuoi che te lo porto io il borsone, Bì?> mi chiede lei, subito dopo aver passato il primo controllo, mentre cerchiamo il nostro vagone.
<No, tranquilla, grazie> le sorrido riconoscente, sembra una cosa piccola, eppure è un'accortezza che mi ha fatto piacere ricevere, soprattutto perché è fatta da lei.
So quanto amore mette in ogni gesto, in ogni parola detta, e pure nei silenzi che le piace tanto ascoltare. So quanto amore mette negli sguardi, nelle carezze, nelle parole sussurrate all'orecchio, in ciò che fa, in ciò che non fa -per poi pentirsene-, quando ricorda cosa che l'hanno fatta stare bene, e anche quelle che l'hanno fatta soffrire.
Gaia emana amore, in ogni situazione, sempre.
Forse è questo quello che amo di lei, o probabilmente è solo una delle tante cose belle che ha, ma sicuramente questo suo donarsi per far star bene gli altri mi colpisce, tantissimo. È speciale, non c'è niente da dire.
Saliamo sul treno, cerchiamo i nostri posti e, una volta trovati, io mi siedo dalla parte del finestrino mentre lei si mette accanto a me. La vedo sbadigliare, si deve essere alzata prestissimo stamattina per potermi fare la sorpresa.
<Gì dormi un po', ti sveglio io quando mancano dieci minuti> le dico, in modo da farla riposare un po', dato che stasera avrà un concerto che so essere molto importante per lei. Sarà a Milano, la città nella quale si è trasferita lasciando tutti i suoi cari, solo per cercare di inseguire il suo sogno, un sogno che le era stato strappato via dalle mani, nonostante la dedizione, l'amore, l'impegno, la passione. Un sogno che, però, nonostante tutto, è rimasto, come una sorta di presenza costante, graffiata, stanca, forse un po' delusa, ma costante.
<Ci viene a prendere Giorgia in stazione, almeno poi passiamo a casa mia, per oggi stanno da me> mi avvisa ed io sbarro gli occhi: nella felicità e nella frenesia non mi sono chiesta chi ci venisse a prendere, e nemmeno dove dormiremo, spero solo che non sia a casa sua.
<Ah, ma lei sa di noi?> le chiedo, un po' timorosa, mentre la guardo negli occhi, in ansia per la sua risposta che, però, non tarda ad arrivare.
<Certo, dormiamo tutti da me stanotte, la mia famiglia ci teneva a venire a questa data e gli ho detto di fermarsi a casa mia, anche perché vogliono conoscerti> mi dice con una tono dolcissimo mentre mi sorride, e, nonostante sia agitata per questo incontro inaspettato, sono contenta che lei ne abbia parlato con la sua famiglia, e anche che accettino la situazione, tanto da volermi conoscere.
<Gà che ansia però> sospiro, ho paura di non piacergli, di fare una brutta impressione, di sembrare maleducata, o non all'altezza di Gaia.
<Guarda che già ti vogliono bene, hanno sentito quanto sono felice da quando ci sei> mi confessa, per poi intrecciare le dita delle nostre mani e poggiare la testa sulla mia spalla.
Dopo qualche minuto sento il suo respiro farsi più pesante e la stretta della mano un po' meno sicura, segno che si è addormentata. Prendo il telefono, metto la telecamera interna e scatto una foto. In primo piano ci sono le nostre mani intrecciate, e sullo sfondo c'è il suo viso bellissimo e rilassato, accanto a me che faccio una delle mie smorfie strane.
Forse la felicità si può fotografare, forse la felicità è lei stessa.Come promesso ecco l'aggiornamento! Provo a scriverne un altro decente entro stanotte.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate!❤️
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Un giorno, se ti va
Fiksi PenggemarQuesta è la storia dell'amore tra Gaia e Martina, un amore nato per caso, considerato sbagliato, ma che le farà tornare a respirare.