Pov's Martina
<Tutto bene?> è Gaia a spezzare il silenzio imbarazzante che si è creato, riferendosi a Marco, che ha il suo solito sguardo duro, fisso sulla strada.
<Stavo meglio fino a qualche minuto fa, però tutto sommato sì> risponde lui, facendo palesemente riferimento alla mia presenza.
Sposto il mio sguardo e lo porto sul finestrino, guardare fuori mentre tutto scorre mi ha sempre rilassato. Mi aiuta a notare i dettagli, dettagli che poi perdo poco dopo perché la macchina è troppo veloce e corre solo in avanti: è come se mi ricordasse che di punti fermi non ce ne sono tanti, forse non ce ne sono proprio, ma ci sono cose che, nella confusione, ti restano ancorate addosso, e non se ne vanno via con le altre mentre continui a vivere, anche se si allontanano dagli occhi.
Guardare fuori mi aiuta a riflettere, a guardarmi dentro, e mi fermo a pensare e a ragionare sul fatto che quello che vedo in Marco non è un fastidio causato dal fatto che siamo due donne, forse sì, ma non è la causa principale di questo suo ostinarsi a non accettarmi. Credo sia qualcosa di più personale, qualcosa che va oltre l'immagine che vuole dare ai fan di Gaia, oltre la sua carriera che non può permettersi di perdersi di nuovo tra gli altri migliaia di nomi di artisti, oltre il nostro orientamento sessuale e oltre tutte le altre scuse che ha usato per allontanarci.
Non dico che sia innamorato di lei, ma magari è interessato, forse vorrebbe starle accanto non solo come manager. Non saprei, non so cosa pensare e non posso di certo chiederlo a lui, perché non mi direbbe niente, né a Gaia, perché non credo lui si comporti in modo strano.
Sospiro quando la macchina si ferma nel parcheggio esterno al locale nel quale si terrà il concerto e sorrido al pensiero che, presto, starò bene e non penserò più né a Marco né a tutti queste paranoie che si stanno facendo spazio dentro di me.
Scendiamo dalla macchina e Gaia saluta con la mano i fan che sono molto lontani da noi, ma non abbastanza da non riconoscerla.
<Gà ma mi hanno vista, sanno che non sono della tua famiglia, come fai ora?> le chiedo, una volta arrivate davanti all'entrata, alludendo alle migliaia di domande che riceverà. Sono fans attenti, che notano ogni piccola cosa, e non credo che non hanno fatto caso al fatto che ci fosse una persona in più in macchina.
<Veramente io stavo pensando di ufficializzare, sai anche per stare più tranquille e non doverci nascondere...> mi risponde spiazzandomi, e lascia la frase in sospeso, tipico di quando è insicura e ha paura di dire qualcosa di sbagliato.
<Davvero?> mi si illuminano gli occhi, non pensavo che potesse arrivare a voler fare una cosa così importante, capisco quanto possa essere complicato e anche nocivo nel suo lavoro, lo abbiamo notato quando a saperlo era una sola persona, figuriamoci se dovessero saperlo tutti quanti.
<Se per te va bene> cerca di rassicurarmi, e mi chiedo come facciano a coesistere questi due lati di lei in una sola persona: determinata ma insicura. In tutto, sempre, anche se non lo dà a vedere, anche se la scelta da prendere non è la più importante della sua vita. C'è sempre questa scissione che la porta a mettersi in discussione, ma non abbastanza da mollare la presa, da lasciare tutto così come è.
<Certo che va bene, prima però forse dovresti dirlo ai tuoi amici> le dico io, sorridendole, e alludendo al fatto che mi abbia presentata come un'amica, e che solo il ragazzo che ha chiesto spiegazioni a Frida sappia realmente chi sono.
<Eh si, hai ragione> annuisce, comprendendo il mio punto di vista e condividendolo. <Adesso gli scrivo di venire per il rinfresco, almeno glielo dico subito dopo il concerto> mi dice con fermezza e sicurezza, con voglia di fare realmente ciò che ha detto, ma anche, come ho già detto, con quell'insicurezza perenne che le si cuce addosso, soprattutto quando si parla di fare coming out.
E la capisco, la capisco davvero, è così complicato immaginare che le persone a cui più tieni nella tua vita, possano allontanarsi da te solo perché ami una persona del tuo stesso sesso; eppure è così frequente. Eppure me le ricordo tutte, le facce dei miei amici che se ne sono andati girandomi le spalle e non tornando indietro mai, me li ricordo gli sguardi confusi, quelli di disapprovazione o finta approvazione, questi ultimi traditi, poi, da qualche batuttina che rivelava la loro essenza, il loro pensiero, così diverso e distante dal mio.
Se c'è una cosa che ho imparato nel tempo è che puoi fingere quanto vuoi, puoi guardare la verità ma poi girarti dall'altra parte, cambiare strada se la incontri, spostare lo sguardo cercando di ignorarla, sentirla ma non ascoltarla, tentare di aggirarla, di cambiarla. Eppure, quando aprirai gli occhi, stavolta per davvero però, ti accorgerai che lei non si è mossa di un passo, e, sostanzialmente, nemmeno tu. Capirai che non è vero che abbiamo il controllo su tutto e tutti, che facciamo ciò che vogliamo della nostra vita. Ti accorgerai, semplicemente, che gli sforzi che hai fatto per scappare dalla verità, in realtà ti hanno solo avvicinato di più a lei.
D'altronde non si scappa spesso dalle cose che si capiscono, ma che non si accettano?
La vedo prendere il cellulare e avvisare i suoi amici, per poi sorridermi. Io mi avvicino a lei, poggio le mie mani sui suoi fianchi, e poi faccio toccare le nostre fronti, trovandoci, così, alla distanza di un respiro.
<Andrà tutto bene, te lo prometto> cerco di rassicurarla. In realtà non so come la prenderanno, cosa diranno, se preferiranno allontanarsi e non vederla più, oppure ai loro occhi non cambierà niente.
La verità è che la amo, e ho sempre ritenuto che l'amore fosse anche protezione, ed io voglio proteggerla da chi non la accetta così come è, dalle sue paure e dai suoi timori più grandi, per evitare che la azzerino.Eccomi con un nuovo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate❤️
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Un giorno, se ti va
FanfictionQuesta è la storia dell'amore tra Gaia e Martina, un amore nato per caso, considerato sbagliato, ma che le farà tornare a respirare.