Capitolo 28

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Pov's Martina
<Ma stiamo scherzando?> mi urla retorica Gaia dall'altra parte del telefono.
<Martina io non so che dire, davvero, non so come aiutarti> continua, con una voce spezzata e, forse, anche dal fatto che sa che questo loro ostacolo durerà per un bel po'.
<Gà lo so, ti ho chiamata per sentire la tua voce, mi rilassa, non volevo mi risolvessi il problema> la tranquillizzo io e lei sospira, so che vorrebbe sempre aiutare tutti, ma in questo caso non può fare niente se non starmi vicina, e non è poco.
<Bì non credere a niente di quello che ti dicono, tu sei perfetta così, ok? E se te lo dimentichi, pensa ai miei occhi quando ti guardo> mi sussurra ed eccola qui, la Gaia che ha sempre una parola per tutti, e che è sempre quella giusta al momento giusto. Non se ne accorge mai, eppure è una di quelle persone su cui sai di poter contare sempre e comunque, che sta sempre dalla tua parte e che, se non la pensa come te, la sua opinione non te la urla contro, anzi. Te la dice a bassa voce, con i suoi occhi pieni d'amore fissi nei tuoi, e sembrerà strano o surreale, ma a me, le cose dette così, rimangono ancora di più ancorate alla pelle, al cuore, all'anima.
<Grazie Gì> la ringrazio di cuore, anche se un grazie non basta, anche se non può sapere quanto mi faccia stare bene sentire dire queste cose da lei, anche se non può vedermi sorridere nonostante tutto il casino che è successo poco fa.
Sorrido grazie a lei, sorrido perché c'è lei a sostenermi, e se ho la persona più bella e pura al mondo, al mio fianco, cosa posso temere?
Parliamo ancora un po', mi racconta del concerto, dei fans che l'hanno aspettata fuori, di quelli che ha abbracciato e che si sono fatti consolare da lei. E lo racconta con un tono di voce così dolce, contento e grato di ciò che sta vivendo, che mi chiedo come abbiano fatto, le persone, in passato, a non accogliere una con un talento del genere, con un carisma ed una personalità così determinata e spiccata.
Sono sicura che, se la vedeste in giro, anche in un gruppo di cento persone, notereste lei per prima, e i vostri occhi farebbero fatica a cambiare soggetto da guardare.
Lei è luce, è l'intimità del mare in inverno, e la gioia che si prova quando ci si va d'estate, è un pomeriggio a casa con le amiche di una vita, una serata con la tua famiglia. Lei è sguardi complici e mani dolci, occhi puri e attenti, la carezza dopo uno schiaffo: fa male il doppio, ma raddoppia anche la dolcezza che si percepisce.
Lei è la pioggia col sole, e poi l'arcobaleno.
<Bì, comunque ho parlato col manager> mi dice tutto ad un tratto
<E? Cosa ti ha detto?> le chiedo io ansiosa
<Lui non è d'accordo con tutto questo, ma l'ho convinto e ha detto che se vuoi venire dietro con me, puoi farlo> mi dice contenta, ed io sorrido e la ringrazio per averglielo chiesto. Per aver rischiato una sfuriata, insulti, urla, un parere contrario a tutto ciò che siamo detto con tutto tranne che calma.
Dopo un'oretta attacchiamo, mi metto a letto e, prima di addormentarmi, penso a quanto sia difficile trovare una persone come lei.
Sono fortunata, davvero tanto.
Penso a mio padre, allo schiaffo di oggi: sembra una cosa stupida ma lui non mi ha mai picchiata. Mai. Nemmeno una piccola spinta, niente di niente. Mi ha sempre detto che lui è cresciuto con il padre che non ci pensava due volte ad imporre ciò che pensava, e a non ascoltare le opinioni e i pensieri altrui. <È stato un uomo d'oro, ma io vorrei parlare, con le parole si risolve tutto> mi ha sempre ripetuto, ed io ci ho sempre creduto. Ci ho creduto davvero, che volesse risolvere qualsiasi problema, chiarire qualsiasi pensiero e punto di vista. Prima di fare coming out ammetto di aver sperato, a momenti alterni e spesso nemmeno troppo, che la risposta sarebbe stata quella di sempre, quella che usava per qualsiasi cosa. <Sono contento che me ne hai parlato, è importante aprirsi> e invece non è arrivato niente di tutto questo. Anzi, tutto il contrario.
Al posto della frase comprensiva che tutte le ho sognato di sentirmi dire da lui, ho ricevuto insulti, sguardi schifati, atteggiamenti di chi si vergogna ad avere una figlia così, una come me. Ho ricevuto richieste di ritrattare tutto, come se fossimo, non so, in un tribunale, ed io stessi difendendo un serial killer che ho visto ammazzare decine di persone davanti ai miei occhi. Ecco, sì, è proprio questo. Per loro io sto difendendo una parte sbagliata di me, quella che dovrei cambiare, eliminare, nascondere. Quella di cui dovrei vergognarmi, tanto da non ammettere che è una parte di me, anche quella, anche se non accettata da molti, anche se a loro non piace, anche se mi guardano male quando se ne accorgono.
Io sono questa, e anche se ad accettarmi non ho imparato mai, io so che non c'è niente di sbagliato nell'amare una persona del proprio sesso, che non c'è niente di sbagliato a girare per strada mano nella mano, che non c'è niente di sbagliato se la bacio quando non siamo sole. Ho imparato che, anche se non accetto quella che sono -perché ogni cosa che faccio sento che non sia mai abbastanza, e allo specchio senza una faccia schifata non mi ci si guardare mai-, posso accettare ciò che amo, le mie scelte, il modo in cui vedo il futuro. Posso accettare la parte di me che in tanti vorrebbero cancellare, e in realtà lo faccio con orgoglio, perché a me, si sa, le sfide sono sempre piaciute. E questo è un modo per far capire che vado avanti con i miei pensieri, con la mia testa, con ciò che penso e ciò che considero giusto e bello.
L'amore è amore, il mio è femmina, e ha gli occhi blu.

Eccomi tornata con gli orari indecenti, oggi due capitoli, amatemii.
A parte questo, fatemi sapere cosa ne pensate❤️

Un giorno, se ti vaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora