Pov's Gaia
Ho appena finito di ascoltare "Luci accese", il tuo primo singolo, quello che abbiamo scritto insieme mentre il buio che tanto ci ha fatto paura avvolgeva l'intera città, ma che, per la prima volta, non ci dava fastidio nemmeno un po'.
Dicono che il modo di guardare le cose cambia in base a tante altre, e forse è vero, sai? Il buio mi aveva sempre messo paura e timore, eppure io quella nottata la ricordo con un sorriso emozionato, tu sdraiata di lato mentre mi guardi scrivere i tuoi pensieri.
Nessuno mi guarda come mi guardavi tu, e, se lo fanno, io non me ne accorgo perché mi sento bella solo se a dirmelo sei tu, o i tuoi occhi nascosti dietro quei ciuffi spettinati.
Il pezzo è fantastico, l'arrangiamento abbraccia a pieno le tue parole, la parte che hai aggiunto è stupenda e la tua voce mi ha fatto tornare a quelle che eravamo. Che strano il tempo.
Mi chiedo se stai bene, se sei felice, se le gambe ti tremano e se hai qualcuno affianco a te che riesce a tranquillizzarti e al tempo stesso a gioire con te. Sarebbe stato bello, almeno per oggi, tornare ad essere io quel "qualcuno".
Riavvolgere il tempo, ignorare il presente che ci tiene lontane, e vivere tutto con la consapevolezza che all'alba del giorno che segue ci perderemo di nuovo.
Ti stringerei un po' più forte, di bacerei con più amore, ti accarezzerei la mano e ti direi una volta in più che sei bellissima.
Mi guardo indietro e sorrido al ricordo della Martina fan che si è fatta viaggi e file interminabili pur di vedermi o ascoltarmi cantare: ci saranno persone che lo faranno per te, come ti senti?
Te l'avevo promesso, Bì, che ci sarei stata quando tutto ciò che sognavi piano piano avrebbe preso forma per diventare una realtà quotidiana.
E non mi sarebbe bastato esserci solo per una chiamata, una conversazione, o una videochat. Non mi basterebbe nemmeno vederti e sentirti mia del tutto, figuriamoci.
Scrivo tutto questo mentre sono in treno, è il regionale: era l'unico libero in piena notte e senza una prenotazione. Ci metterò il triplo del tempo ma non importa, sai? Per te me li farei anche a piedi, questi chilometri che ci dividono. Se si tratta di te, sembrano solo numeri da sottrarre ad altri fino a quando i nostri corpi non si toccano.
Ti ho lasciato il cuore,
non vengo lì per riprendermelo, non potrei mai,
vengo lì ad abbracciarti e a dirti che sono fiera di te, perché lo so che sei da sola, lo so che tutti ti hanno voltato le spalle, in questi mesi ti ho seguita da lontano e in silenzio, le tue interviste parlano chiaro.
Vengo lì ad abbracciarti, perché lo so che anche a te va bene, ma soprattutto perché so che è sempre bello essere circondati da affetto, ma in momenti così importanti un po' di più.
Ti penso continuamente, non dimenticarloTua per sempre,
GìRileggo ancora una volta la lettera che ho scritto a Martina, che strano: l'ultima volta che le ho scritto una lettera la nostra storia era iniziata solo da qualche giorno e l'avevo conclusa io stessa. Non me lo sono mai perdonata, ho continuato a vivere e a viverti con il peso sul petto di quella scelta dettata dall'amore per la musica, che, però, mi ha allontanata da te.
Sono le 4 di notte, suono in campanello di quella che è stata casa nostra, un nido pieno d'amore, il luogo che ci ha viste crescere, maturare, e poi perderci. In mano ho la lettera, incastrata tra il sogno di una vita insieme che sembra tornarmi alla mente quando mi trovo sul pianerottolo del nostro appartamento. Ricordo la prima volta che lo abbiamo visto.
Agli occhi degli altri un po' schifo, era disordinato e non arredato, eppure ricordo che profumava di amore e speranza. Non avrei mai immaginato di finire così.
La porta si apre di scatto, e davanti a me ho l'immagine più bella che potessi desiderare.
Ci sei tu, con i tuoi capelli spettinati, gli occhi un po' lucidi per l'emozione, una cuffietta ancora nell'orecchio, il tuo primo singolo a palla e una maglietta semplice nera. Mi guardi stupita, ma leggo dolcezza nei tuoi occhi. Che belli che sono, mi erano mancati così tanto.
<Sei sola?> le chiedo, indicando con la testa la casa che sembra essere vuota.
<Sì, entra> mi risponde un po' stordita, per poi farmi passare.
<Non è cambiato niente> sussurro, riferendomi alle cornici che contengono ancora le nostre foto, e al divano posizionato davanti alla televisione proprio come avevo scelto io. Ma forse anche un po' al nostro rapporto, non ci vediamo né parliamo da più di un anno, eppure sarei disposta ad aprirle le porte della mia anima. Ora. Qui. Noi due e basta.
<Mi piace fare finta che ci sei ancora> mi risponde lei in un sussurro spezzato, ed il cuore sobbalza.
<Ti fai male così, Martina> cerco di farle capire, nonostante, egoisticamente, vorrei che continuasse a pensarmi. Ma l'amore è più forte, e mi dice di dirti di liberarti di me. Sto con lui, lo sai.
<Mi fa male sapere che non ti avrò più. Illudermi non può peggiorare le cose, può solo farmi tirare un sospiro di sollievo. Cosa importa se fondato sul niente, o no?> mi spiega con aria rassegnata ma convinta delle sue parole, mentre si appoggia con una spalla al muro.
<Non è fondato sul niente, non lo sarà mai> le dico, promettendo e rassicurando prima lei, e poi me stessa.
<Che vuoi dire?> mi chiede forse non capendo, o forse perché vuole sentirselo dire da me.
<Anche a me piace chiudere gli occhi e immaginare la mia vita con te> le dico, per poi chiudere gli occhi sotto il suo sguardo.
<E cosa immagini?> mi chiede, forse speranzosa di un continuo migliore, almeno nella mia fantasia.
<Vedo l'estate e l'inverno, due stagioni che non si toccano mai, così opposte che devono avere dei tramiti per parlare, delle vie di mezzo. Non si toccano, non più, ma in passato erano una cosa sola, enorme, immensa, profonda. E non si toccano, non si corrono dietro perché sanno di non potersi tenere, ma vivono ancora completandosi. Solo il sole dell'estate scioglie la neve, e solo il freddo invernale ghiaccia l'acqua del mare. Che rimane fredda anche e soprattutto quando fa caldissimo e ad agosto il sole splende alto. Vivono completandosi, e in realtà vivono ancora insieme, non sapendolo. Vivono nei piedi dei bagnanti che prima toccano la sabbia bollente, e poi l'acqua gelida, e non sanno trovare un senso apparente. Perché forse il senso non c'è. Perché è qualcosa di talmente naturale da non far caso a quei due elementi così diversi che sanno convivere come se niente fosse, anche se sembrano lontani anni luce> spiego, alludendo a noi due. A lei, così timida e chiusa, e a me, espansiva quanto basta ma sicuro più di lei.
<Sei bella sempre, ma quando dici certe cose lo sei un po' di più> mi risponde, sussurrando dolcemente una frase importantissima per me.
Mi guardo dentro.
Mi sento bella.
Grazie Martina, so farlo solo grazie a te.
<La canzone è stupenda> esordisco con un sorriso sghembo ed emozionato.
<È per te> mi risponde prontamente, come se l'aggettivo che ho attribuito al pezzo fosse collegato direttamente a me.Passiamo il resto della nottata a chiacchierare, guardiamo l'alba come eravamo solite fare, torniamo indietro nel tempo, viaggiamo con la mente e nuotiamo nei ricordi.
Ma poi il giorno arriva, la città ricomincia a vivere ed io devo tornare a lavorare, a Roma, dove mi aspetta un nuovo album da concludere ed il mio ragazzo. Cazzo Martina, mi sono dimenticata anche di lui.
È questo l'effetto che mi fai.
<È stato bello rivederci. Forse dovremmo farlo più spesso> le dico, con una mano poggiata sulla maniglia della porta che stringo forte per non piangere.
<Forse ci faremmo solo del male> mi risponde, ma non convinta del tutto.
<Sto male solo se non ci sei. Il resto è marginale> controbatto io, per poi avvicinarmi e lasciarle un semplice bacio a stampo sulle labbra.
<Ti lascio le luci accese> continuo, citando la sua canzone, per poi aprire la porta.
<Non si sono mai spente> dice lei, ed io sorrido davanti a tutto questo amore.
L'ultimo sguardo prima di chiudere la porta dietro di me, questa volta me ne vado con la consapevolezza che tornerò, che tornerai, che torneremo ad essere quelle di una volta. E che se non sarà possibile mela realtà, allora torneremo ad esserlo scavando nei ricordi e nella fantasia di quello che sarebbe potuto essere.
Chiudo il portone e delle lacrime mi accarezzano le guance, il cuore batte forte ma mi sembra di non sentirlo.
Te l'ho lasciato, ancora una volta,
ma non c'è bisogno che me lo riporti,
tienilo stretto a te, abbraccialo, accarezzalo.
Ci ritroveremo, lo so.
Tu aspettami ma non dimenticarti di vivere, mentre lo fai.
La vita è adesso.
Ti conosco e so che il cuore me l'hai lasciato anche tu,
vieni e riprendilo, un giorno, se ti va,
ma io il mio te lo lascio.
Non mi fido di mani che non sono le tue.Ecco a voi l'ultima parte. Spero di non avervi deluso.
Grazie a chi c'è stato, vi abbraccio forte!❤️
STAI LEGGENDO
Un giorno, se ti va
FanficQuesta è la storia dell'amore tra Gaia e Martina, un amore nato per caso, considerato sbagliato, ma che le farà tornare a respirare.