Capitolo 44

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Pov's Martina
Stiamo un'altra ora con gli amici di Gaia, un'ora di cui, con lei, ho passato sì e no dieci minuti. Capisco che voleva vedere i suoi amici, che gli mancavano e che mi vedrà sicuramente più spesso di quanto non potrà fare con loro, però vorrei che si mettesse anche nei miei panni. Non amo stare in mezzo alla gente, nemmeno ai miei amici, mi sento continuamente a disagio, fuori luogo, e la sensazione di star perdendo tempo mi logora dentro quando tutti parlano di tutto ed io non so entrare in nessun discorso.
Sto perdendo tempo perché non concordo mai con nessuno ma al tempo stesso non so esternare ciò che penso. A cosa serve, a questo punto, avere un parere?
Ad aggiungersi a questo mio disagio che esiste, praticamente, da quando esisto io, e che prescinde da tutta questa situazione, non conosco nessuno, e nessuno, a parte Alessandro, sa che sono la sua ragazza perché, semplicemente, non sapevano nemmeno che le piacessero anche le ragazze.
La vedo prendere il telefono per controllare l'ora, e poi chiamarmi per dirmi che è tardi e che dobbiamo andare via per avviarci al palazzetto dove si terrà il concerto, almeno sentirò della buona musica dal vivo per tutta la sera, almeno potrò vederla felice mentre realizza il suo sogno, almeno una cosa positiva.
Saluto tutti con un sorriso e loro ricambiano, mentre Gaia li abbraccia uno ad uno, sì, anche Lorenzo, che per poco non le tocca il sedere. Stringo il pugno libero, quello non impegnato a tenere alla mano a Frida, per cercare di tranquillizzarmi e mandare via la rabbia che ho dentro in questo momento, la voglia di avvicinarmi e dirgli che è mia e deve stare al suo posto senza esagerare.
Ma non lo faccio, non lo faccio perché nessuno sa di noi, sarebbe stupido che un'amica si ingelosisse dell'altra tanto da attaccare un amico che conosce da una vita, e in più non vorrei metterla a disagio.
Lei si stacca forse un po' imbarazzata e, dopo aver di nuovo rivolto a tutti in grande sorriso e aver ricevuto la buona fortuna da tutti, ci allontaniamo definitivamente.
Mentre torniamo verso casa dove io mi cambierò insieme a Frida, per poi andare al concerto, non parlo. Alzo lo sguardo al cielo come ho fatto quando stavamo percorrendo la direzione opposta, prima del contatto fisico tra Gaia e qualcuno che non sono io, e prima della mia gelosia.
<Che succede, Bì?> mi chiede, forse notando il mio sguardo un po' perso che vaga tra le nuvole che coprono leggermente il cielo sopra di noi.
<Niente> le rispondo con finta non curanza alzando le spalle, sperando ci creda, per evitare di rovinarle una bellissima giornata.
<Ti conosco> insiste lei, e tra le righe c'è un "parlami, so che non stai bene" e, per quanto cerchi di trattenermi per farla stare meglio, sento il bisogno di liberarmi di questo peso enorme e di questo dubbio.
<Era il tuo ex?> le chiedo sperando in una risposta negativa, pur conoscendo già la risposta. La vedo sussultare, non si aspettava che lo sapessi, e forse non me l'avrebbe nemmeno mai detto, se non lo avessi scoperto da sola.
<Sì, perché?> mi chiede, forse un po' intimorita dalla mia domanda così diretta che sembrava avere uno scopo, ed in effetti è proprio così.
Perché ti guardava in quel modo?
So che è difficile resisterti, ma sono quelli che ho visto sul suo viso, gli occhi di chi guarda una persona che aveva, e che ora ha perso.
<Siete stati attaccati tutto il tempo> sussurro, cercando di non assumere un tono aggressivo come è mio solito fare quando sto male, e sperando di non far fastidio nemmeno a lei, con le mie tante domande, con le mie curiosità e le mie continue insicurezze.
<Mi dispiace...> mi dice, lasciando in sospeso la frase, ed io non capisco qual è la causa di questo suo dispiacere.
<Di cosa?> le domando, non capendo, con una smorfia confusa.
<Ultimamente mi ha scritto> continua, e non capisco cosa ci sia di male, d'altronde sono amici da tantissimo tempo, oltre che ex. Non è di certo un messaggio in più a farmi ingelosire, sono quegli sguardi, il modo in cui lui sorrideva e gli occhi sempre gli uni negli altri.
<E vabbè, dov'è il problema?> le domando retorica, perché, come ho già detto, sostanzialmente il problema non c'è.
<Non non gli ho detto che sono fidanzata> ammette e mi si blocca il respiro, capisco non voglia ufficializzare ma credo che dirlo ad un tuo ex che tenta di riallacciare i rapporti con te sarebbe stato giusto, sia nei suoi che nei miei confronti.
<Perché?> le sussurro, stupita e un po' confusa, si vergogna di me? Di presentarmi come una persona importante per lei? Di come mi vesto? Dei lineamenti del mio viso per niente particolari né belli? Dei capelli disordinati? Del fatto che non ho la loro età?
Troppe domande, che non trovano risposta, perché Gaia è troppo presa a guardare per terra e a far finta che, in quel marciapiede, ci sia qualcosa di così interessante da non poter distogliere lo sguardo.
<Gà, ti vergogni di me?> le domando, fermandomi in mezzo alla via in fondo alla quale c'è casa sua. Tremo mentre le faccio questa domanda, la voce spezzata concretizza la fortissima paura che ho della risposta, e i miei occhi lucidi e appannati che non mi permettono di distinguere lo sguardo di Gaia.
Non potrei sopportare una cosa del genere, non ci riuscirei perché le ho dato la possibilità di rimediare ai suoi errori già una volta, non avrei la forza di farlo di nuovo.
Sospiro e chiudo gli occhi aspettando che lei dica qualcosa, cerco di pensare positivo e di respirare lentamente e profondamente, tentando, invano, di far rallentare un po' il battito del mio cuore che sembra pronto a correre una maratona contro quello della ragazza degli occhi blu davanti a me, che, per quanto siamo vicine, riesco a sentire in modo quasi perfetto.

Eccomi con il secondo aggiornamento della giornata! Fatemi sapere se vi piace❤️

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