Capitolo 26

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Pov's Martina
Mangiamo un panino al volo e poi riprendiamo la metro, scendiamo a Termini e ci sediamo su una delle panchine davanti ai negozi che ci sono all'interno della stazione, in attesa dei treni che ci porteranno lontane, e in luoghi diversi.
<Tra tre giorni c'è il concerto a Milano, oggi parlo con il manager, e poi avviso tutti che tu stai con me dietro le quinte, prima che inizi, e poi ti metti dove vuoi. Appena so a che ora arrivo a Milano ti dico, almeno ci incontriamo e stiamo insieme prima del concerto, va bene?> mi chiede, cerca di tenere tutto sotto controllo ed è una cosa che ho sempre voluto fare, ma che poi non ho fatto mai.
Non riesco, e impiego più tempo ad organizzare le giornate e a pensare a seguire ciò che ho deciso, piuttosto che, poi, ad attenermici in modo concreto.
Mi piace pensare che lo farà lei per me, alla fine in una relazione ci si completa a vicenda, no?
<Va bene Gì, tranquilla, aspetto che mi fai sapere tu> le rispondo io, per poi lasciarle una carezza piena di amore e delicatezza sul viso. Per sentire ancora di più il contatto con la mia mano, piega leggermente la testa di lato, ed io le sorrido, cosa che non faccio spesso ma che, quando sono con lei, proprio non riesco a controllare.
<Marti mi mancherai> mi sussurra con la voce tremante dopo aver sentito chiamare il suo treno, per poi abbracciarmi e lasciarmi un bacio sul collo.
<Anche tu, però goditi tutto, sarà bellissimo e noi ci vediamo a Milano. Non pensarmi, aspetti questo momento da tutta la vita, vivilo a pieno. Promettimi che farai così> le dico, perché per quanto mi piacerebbe sapere di essere il suo pensiero costante, il bisogno che ho di saperla felice nel realizzare il suo sogno lo supera di gran lunga.
Ho sempre sognato anche io di fare ed essere ciò che sta facendo Gaia, anche io vorrei avere un palco tutto mio, un pubblico che mi segue per quella che sono, per quello che dico e per come lo dico.
Io probabilmente non avrò mai tutto questo, ma Gaia ce l'ha e, nonostante so che ce l'avrà per sempre, perché questa è la sua strada, voglio davvero che se lo goda a pieno.
Per cose così belle non basta nemmeno il per sempre.
<Va bene Bì, però cercami ti prego> mi promette con la voce spezzata, per poi staccarsi, costretta ad allontanarsi da me, a salire su un treno che, però, la avvicinerà ancora di più al suo sogno.
Si alza dalla panchina, prende il borsone e, prima di sparire completamente dalla mia visuale, si gira verso di me e mi sorride, io le mimo un "in bocca al lupo" e lei mi manda un bacio volante.
Mi mancherà, senza dubbio, però se ti manca una persona significa che è importante, e se è questo il modo che il mio cuore ha per farmelo capire, allora va bene. Perché lo sento battere più forte anche se la penso solamente, e lo sento quasi cessare di battere quando i suoi occhi non sono incastrati nei miei. Perché lo sento sorridere quando mi fa i complimenti, con le parole o anche solo con gli occhi, e lo sento stringersi su se stesso se penso che qualcuno potrebbe ferirla, o che, addirittura, la causa di un suo malessere potrei essere io.
I miei pensieri vengono interrotti dalla suoneria del mio cellulare, che mi avvisa che è arrivato un messaggio.

Gaia: Mi sono appena messa seduta, scrivimi appena sali sul treno, almeno dormo un po'.

Sorrido per la sua premura, nessuno si era mai interessato né preoccupato così tanto per me. Sono delle piccole attenzioni che mi riempiono il cuore, che mi fanno capire che lei è quella che cercavo da tempo. Lei e nessun'altra.

Martina: Tranquilla, riposati, io mi sto avviando, l'hanno appena chiamato. Ci sentiamo dopo

Mi augura buon viaggio e, una volta aver preso posto, anche io mi riposo un po', pronta a subirmi il cazziatone dei miei genitori. Dopo quelle che penso siano tre ore, arrivo alla stazione di Torino, sblocco lo schermo e faccio il numero di Gaia, dovrebbe essere già arrivata a destinazione, ma non mi ha mandato un messaggio, e nemmeno mi ha chiamata. Magari si è dimenticata, oppure ha avuto da fare e non ha trovato il tempo.
Dopo una camminata di una ventina di minuti arrivo fuori casa mia e suono il campanello, con un po' di timore, ma non per quello che possono dire o pensare di me, anzi, ho paura di come potrei reagire io. Non ho mezze misure, non le ho mai avute, con nessuno, sono una di quelle che o ami, o odi. Una di quelle che, alla fine, finiscono quasi tutti per allontanare, perché non so piegarmi a niente, non so smussare gli angoli appuntiti del mio carattere, e, per quanto io ascolti sempre ciò che gli altri hanno da dire, non so adattarmi ad idee e pensieri altrui, non so cambiare il mio parere. Mai.
Ad aprirmi è mio padre che, come benvenuto, mi guarda con un'aria quasi schifata, per poi tornare in cucina, senza nemmeno salutarmi, nemmeno un sorriso, nemmeno un "come è andata?". Niente di niente. Sarà una lunga serata, ma non ho intenzione di dargliela vinta.
Saluto mamma, che incontro nel corridoio, con un "ciao" un po' insicuro e, come immaginavo, non mi parla nemmeno lei. Sospiro, sono sicura che è per il fatto che mi sto frequentando con Gaia. Poso le mie cose, faccio una doccia veloce e prendo il telefono per controllare i messaggi: anche stavolta niente di niente, tra due ore inizierà il concerto e mi arrendo al fatto che ormai mi scriverà solamente dopo averlo terminato.

Martina: Immagino che tra l'ansia e i preparativi hai molto da fare, cerca di stare tranquilla, sei fortissima. In bocca la lupo Bì, ci sentiamo dopo.

Le scrivo io, non sono arrabbiata con lei, assolutamente no, sono stata io a chiederle di non pensare troppo al fatto che siamo distanti, però al tempo stesso mi avrebbe fatto piacere ricevere un messaggio, per sapere se va tutto bene. Prima di scendere al piano di sotto per cenare, metto sulle instagram stories la foto delle nostre mani intrecciate, accompagnata dal cuore blu.
Ti penso forte Gì, vai e spacca tutto.

Ecco a voi il capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate❤️

Un giorno, se ti vaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora