Capitolo 61

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Pov's Martina
<Ciao Marti, è stato bello conoscerti. Scrivimi quando ti va, mi fa piacere parlare con te> mi saluta Giorgia, mentre sposta i suoi capelli ricci e neri leggermente dietro le spalle, per far sì che non le comprano quei due bellissimi occhi scuri, che stanno diventando un po' lucidi.
Appena mi stacco dall'abbraccio, e ricambio il suo saluto, mi avvicino a Luciana che mi stringe forte a sé. È un abbraccio da mamma, un abbraccio che sa di "ovunque sarai e qualsiasi cosa farai, mi troverai in prima fila a fare il tifo per te". Un abbraccio che sa di conforto, di sicurezza, di luci sempre accese nonostante tutto.
Un abbraccio che sulla mia pelle non sentivo da un po', un abbraccio che mi è mancato e che credo mi mancherà per sempre.
Chissà se mi pensi, mà.
Chissà se mi senti, quando ti penso, quando vorrei cercarti ma non lo faccio.
Chissà se ti penti, mà, di tutte quelle parole, degli sguardi schifati, di non aver cercato di fermare papà, e, anzi, di averlo incitato.
Chissà se ogni tanto ti manco, se ti viene voglia di tornare indietro, riavvolgere il tempo, ricominciare da capo e cambiare tutto.
Non lo so, forse non lo saprò mai.
Ma forse "mamma" non è la donna che ti fa nascere, se poi ti guarda come mi hai guardato tu, se poi ti fa sentire sbagliata e vorrebbe cambiarti. E allora dico ancora più forte che per essere chiamata "mamma" non è necessario aver portato in grembo il bambino. Io so che Luciana è una mamma, anche se non sono stata concepita da lei. Lo sento ugualmente. Perché una mamma è mamma sempre, non solo con i bambini che ha partorito. È come se si appropriasse di alcuni gesti e movenze, e se li portasse dietro sempre e comunque, a prescindere dalle persone con cui parla.
Una mamma può essere considerata tale anche e persino se non ha figli.
Se ha quell'amore senza limiti e sotterfugi, allora è mamma. Punto.
<Grazie di tutto Luciana, di tutto ciò che hai fatto per noi. Hai una bella famiglia, davvero> le sussurro, e lei mi ringrazia emozionata, mentre nel suo accento e nel tono di voce sento le melodie del Brasile che immagino le manchi più dell'aria.
L'ultima che saluto è Frida, che mi guarda con il labbro inferiore leggermente al di fuori come per farmi capire che le mancherò, che vorrebbe che non partissi, che è vero che tutto resta nel cuore, ma averle accanto, certe persone, è un'altra cosa.
E non hai detto niente, eppure hai ragione, Frì.
<Rimani ancora un po'?> mi chiede innocentemente, quando la prendo in braccio per salutarla come si deve.
<Non posso piccolina, devo andare ad incoraggiare Gaia. Già non ha voi, immagini che brutto se dovesse fare tutto da sola?> cerco di spiegarle, mentre mi guarda attenta negli occhi ed io le accarezzo i capelli corti.
<Però mi mancherai> mi risponde, dopo aver annuito capendo il mio punto di vista. Mi si scioglie il cuore, e sento gli occhi pizzicare quando si porta le mani sui suoi per fermare le lacrime che, però, scendono ugualmente, tradendo questo suo tentativo.
<Ei non piangere, appena posso vengo a trovarti, ok?> cerco di rassicurarla mentre mi sciolgo un po' per questa reazione inaspettata.
<Te lo prometto> le dico, e ci credo davvero.
Tornerò, Frì. Tornerò forse tra qualche mese, quando saranno finiti i concerti, Gaia potrà riposarsi a casa sua, e rivedere la sua famiglia. Tornerò qui con lei, prenderò la macchina e ve la porterò io.
Solo per vederla così, solo per vedervi così.
Che bello l'amore, a prescindere dal tipo, che sia per un figlio, per la persona che si ha accanto, per i genitori, per i fratelli, per la musica, per le belle parole.
Che bello l'amore, e basta.
E tu lo sai da sempre, e l'ho capito quando non ti è importato che tua sorella, accanto a sé non avesse un maschio. Quel "siete belle" mi rimbomba nella testa da quando me l'hai detto, e sono sicura che saprà farlo ancora più forte quando un qualsiasi sguardo strano mi farà sentire come se stessi sbagliando tutto.
"Belle", un aggettivo femminile plurale, rivolto ad una coppia che in tanti considererebbero tutto, tranne che bella.
E invece quella bella sei tu, che non ti stai lasciando andare e tieni strette le tue idee anche se sei in balia del mondo, ora che, così piccola, potresti benissimo prendere per giusta qualsiasi cosa i tuoi amichetti dicano.
Sono sicura, invece, che continuerai a guardarci così come fai ora: come se non avessi visto mai niente di più bello e vero.
<Ti voglio bene> mi risponde semplicemente, per poi scendere dalle mie braccia.
Guardo Gaia, è emozionata e le viene da piangere. Sa che non si vedranno per un bel po', sa che non può farci nulla e che nemmeno loro potranno fare qualcosa. È tutto così frenetico, un impegno attaccato all'altro che non le lascia il tempo nemmeno di respirare. Credo che se ne accorga solamente quando è sul palco, le urla dei fans la sovrastano, le loro braccia sono rivolte al cielo e i loro occhi si incrociano velocemente con i suoi.
Usciamo dalla casa di Gaia, che la sua famiglia, invece, lascerà tra poco, dopo aver sistemato un po' ed essersi preparate.
Il suo sguardo è un po' perso, tutto quello che sta vivendo è ciò che ha sempre sognato, e glielo si legge in faccia, ma alcuni sacrifici sono veramente grandi soprattutto se hanno a che fare con il tempo, che, poi, si sa, non ti riporta indietro nessuno.
Senza dire niente avvicino la mia mano alla sua e faccio intrecciare le nostre dita, le accarezzo il palmo della mano mentre scendiamo le scale.
<Grazie Bì> mi ringrazia lei
<Grazie a te. È bello vedervi così unite> le dico di rimando, e lei alza il suo sguardo su di me per controllare se sto bene, se mi pesa non sentirli, non viverli.
Mi pesa, un po', ma se ci sei tu giuro che tutto il resto fa meno paura.

Fatemi sapere cosa ne pensate❤️
-3 a "luci accese"! Ricordatevi di pre-salvarlo e pre-ordinarlo

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