Pov's Martina
Una volta aver finito di mangiare non ci alziamo da tavola, anzi, restiamo un po' a parlare: Giorgia ci racconta di una litigata tra due passanti alla quale ha assistito mentre ci aspettava fuori dalla stazione, e Frida mi racconta di una volta in cui ha litigato con una sua compagna di classe perché le aveva detto che non le piaceva Gaia.
Questa bambina e la sua mancanza di autocontrollo mi ricordano molto me qualche anno fa, rido immaginandomela scazzare e urlare parole incomprensibili in portoghese, come ha detto di aver fatto.
Dopo una mezz'oretta ci alziamo da tavola, e sorrido al pensiero che non mi era mai capitata una cosa del genere, anzi. Io e la mia famiglia mangiamo quasi sempre tutti insieme, ma non parliamo molto, se non del loro lavoro stressante o qualche loro sbrocco per un casino combinato da me. Non c'è dialogo, non c'è uno scambio di idee, pareri, emozioni ed esperienze, o almeno non più, non da quando gli ho detto che mi piacciono le ragazze.
Quel giorno me lo ricordo bene, dopo mesi e mesi di domande e dubbi, di volte in cui mi ero imposta di non capirlo, e poi, capendolo, di non accettarlo, avevo capito che non era possibile tenere nascosta una cosa così grande, così importante, e che mi avrebbe potuto rendere felice per davvero.
Ci siamo seduti a tavola a cena, c'era la pasta con le zucchine, me lo ricordo ancora l'odore che c'era nell'aria mentre iniziava il declino del rapporto con i miei genitori: sembra una cretinata, eppure da quel giorno non la mangio più, mi ricorda la notte passata a piangere, le urla di mamma e lo sguardo deluso e schifato di papà. Mi ricorda la mia voglia di cambiare ciò che provavo, di cambiare quella che sono, mi ricorda la vergogna che provavo guardandomi allo specchio e quella che sentivo crescere dentro di me quando trovavo una ragazza bella. Mi ricordo il peso sul cuore che pensavo se ne sarebbe andato dopo averne parlato, perché provocato da un segreto che non riuscivo più a portarmi dentro, e mi ricorda che quel peso c'è ancora, c'è e lo sento forte, alcune volte ancora di più.
<Marti mi aiuti a scegliere cosa mettermi?> mi propone Frida, ed io annuisco con un sorriso per poi seguirla in camera di Gaia.
<Qual è la tua borsa?> le chiedo, lei me ne indica una rosa ed io la metto sul letto, per poi aprirla.
<Qualcosa di bello per favore> mi chiede gentilmente con un sorrisetto dolcissimo, e alle propongo un pantalone nero con una maglietta a maniche corte decorata con un disegno molto carino.
<È la mia preferita> esclama, per poi abbracciarmi e chiedermi di seguirla in bagno dove dovrò aiutarla a prepararsi e ad indossare i vestiti.
Nel corridoio incrociamo Gaia, che mi ferma per stamparmi un bacio sulle labbra,
<Frì ora vengo ad aiutarti io, lasciala stare> le dice la ragazza più grande,
<io voglio lei> le risponde Frida per poi stringersi alla mia gamba, io le accarezzo i capelli.
<Tranquilla Gì, ci penso io> le dico con dolcezza, per poi sistemarle dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le copriva il viso. Lei mi sorride e poco dopo mi allontano, per mano alla piccolina della famiglia che sembra apprezzare la mia presenza.
<Marti> richiama la mia attenzione mentre prova a togliersi la maglia, senza grandi risultati. Mi avvicino e gliela sfilo io, per poi incitarla a continuare a parlare.
<Ma perché ti piace Gaia?> mi chiede, ed io rimango stupita da una domanda così grande fatta da una bambina piccola come lei.
<Perché è gentile e dolce con me, e poi è bellissima, non credi?> le rispondo semplicemente io, cercando di ridurre al massimo della semplicità la mia risposta, che in realtà richiederebbe ore ed ore di tempo per essere completa.
Gaia mi piace perché è bella, dentro e fuori, perché è delicata, sempre, anche con chi non lo meriterebbe. Gaia mi piace perché si è sempre mostrata per quello che è, perché alcune volte ne va fiera ed altre si mette in dubbio, senza, però, mai peccare di arroganza o mancare di rispetto a se stessa né agli altri. Gaia mi piace quando è concentrata e si morde il labbro inferiore, o quando è agitata e non fa altro che mettersi i capelli dietro le orecchie e poi toglierli e rimetterli dov'erano, così fino a quando non si accorge di averlo fatto troppo spesso e sorride imbarazzata.
Gaia mi piace quando sul palco è libera di essere se stessa, quando crede in ciò che fa ed in ciò che è, quando crede in me e nel fatto che riusciremo a stare insieme troppi problemi. Gaia mi piace quando ricorda il suo passato con quel sorriso malinconico e un po' amareggiato, di chi ha avuto tanto ma poi l'ha perso per colpa di chissà chi. Gaia mi piace quando ricorda Bahia e i suoi occhi si illuminano un po' più del solito, quando, mentre parla, mischia portoghese e italiano senza accorgersene.Gaia mi piace perché ha il coraggio che io non ho, la forza che non so tirar fuori, le idee che non so far valere.
Gaia mi completa, mi riempie, è una parte di me, quella bella, quella pura, quella speciale.
Sorrido ai miei pensieri, con la speranza di riuscire, un giorno, a dirle tutto ciò che provo guardandola negli occhi.
<Siete belle insieme> mi dice Frida, dopo aver annuito in risposta alla domanda che le ho fatto poco fa.
<Grazie nanetta> le rispondo con un sorriso, per poi aiutarla a sistemarsi i capelli.
Una volta fatto, mi metto dietro di lei e ci guardiamo allo specchio <siamo fighe> esordisce ed io scoppio a ridere per la convinzione con la quale l'ha detto.
<Concordo con te> annuisco per poi cominciare a fare delle facce strane allo specchio.
<Ci facciamo una foto Marti?> mi propone ed io annuisco sorridente, di solito non faccio una buona impressione a primo impatto, e invece lei sembra trovarsi bene con me.
Sorridiamo allo specchio per poi fare facce buffe e scattare una decina di foto, subito dopo la prendo in braccio e andiamo da Gaia, che ci sta aspettando per uscire.Eccomi con un nuovo aggiornamento!
Fatemi sapere❤️
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Un giorno, se ti va
FanficQuesta è la storia dell'amore tra Gaia e Martina, un amore nato per caso, considerato sbagliato, ma che le farà tornare a respirare.