Capitolo 62

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Pov's Martina
Dicono che la felicità sia solo l'intervallo di tempo che si intrufola e blocca per qualche istante la tristezza, ti fa tornare a respirare senza sentire un macigno pesante sul petto, e poi se ne va di nuovo lasciando un gusto di amarezza e nostalgia.
Ed ho sempre creduto che fosse così, ne ho sempre avuto la certezza, perché quando mi sembrava di arrivare a toccare il cielo con un dito, quell'immensa distesa blu sembrava allontanarsi da me, come a dimostrarmi che in realtà avrei dovuto accontentarmi e basta, accontentarmi di vedere il cielo e non desiderare niente di più che guardarlo e guardarlo ancora. Che ammirarlo e immaginare solamente cosa ci fosse dietro e dentro, senza avere il bisogno né la voglia di dare per certe o sbagliate le mie ipotesi.
E invece io sono sempre stata una persona che vuole andare oltre, camminare fuori dagli schemi, guardare oltre i miei passi e quelli delle persone che mi stanno accanto. Questa cosa mi ha sempre fatta estraniare, perché tutti seguono ciò che è più facile vivere e quei pochi che non lo fanno, si vedono mettere da parte. Io sono tra questi ultimi, quelli che nessuno chiama se si esce e si ha voglia di incontrarsi, quelli che non cerchi se non per chiedere qualche consiglio che poi non seguiranno ugualmente, quelli che "quanto stiamo bene insieme" ma poi cercano tutti, tranne che te.
E questa cosa mi è pesata tanto, soprattutto all'inizio, quando sentivo il bisogno di essere accettata. Ed è pesata anche alla mia famiglia che mi considerava sciocca solo perché non condividevo idee o passioni con gli altri ragazzi della mia età.
Poi col tempo ho imparato che non posso cambiare quella che sono, che posso impormi di uscire una volta in più di quanto vorrei, ma che già due volte sono troppe e se lo faccio controvoglia tanto vale non farlo, che la notte dormo lo stesso anche se gli altri mi considerano strana o diversa, e che non posso trattenere la felicità, non posso allungare la sua durata, non posso far sì che rimanga con me per sempre e che non smetta di cullarmi se non riesco a prendere sonno.
È stato difficile da accettare anche questo, il fatto che la tristezza duri sempre di più, e che mischiata alla nostalgia di quel che è stato e che non c'è più, poi ti fa stare ancora peggio. E senti quell'amaro in bocca, sintomo di chi ha avuto tutto e poi l'ha perso. Di chi non l'avrà mai più indietro.
La tristezza ha il passo veloce ma silenzioso, prima ti si incastra nelle costole, ti entra nelle ossa, e si addormenta un po' per farti godere gli ultimi attimi di felicità. Ma tu non lo sai e allora non ti godi un bel niente, e la felicità sembra normalità ed è lì che sbagli. È lì che perdi.
Però Gaia, con te la quotidianità aveva un sapore diverso, non di normalità e cose scontate. Aveva un sapore come quello del caffè appena sveglia, che ti piaceva sempre bere tiepido e con un po' di latte dentro. Nel senso che il caffè è sempre lo stesso, ma il sapore cambia in base a come ti svegli, in base alla persona con la quale lo bevi, in base alle labbra che baci prima e dopo averlo sorseggiato. In base a cosa farai nella giornata, nel senso che il sapore della tazzina di caffè prima di un tuo concerto saprà sempre e solo di sogni sudati e realizzati con tanta determinazione e amore.
Il mio, quello che sorseggio ora, sa di nostalgia, malinconia, mancanza ma anche tanto amore. Sa di quell'emozione che tu nelle tue canzoni citi spesso.
Sai di saudade e intanto fuori piove.
Fuori piove nel senso che le nuvole stanno svuotando tutto il loro contenuto, forse pesava su di loro in un modo lancinante, forse vogliono liberarsi, o forse anche il cielo piange perché non ci sei. Non ora, non qui, non con me.
Ma fuori piove anche nel senso che se non ci sei il sole non c'è, a prescindere dai gradi che fanno, dalla stagione in cui siamo. Nel senso che nel mondo c'è così tanto odio e cattiveria che il bene sembra non poter arrivare mai.
Alcune volte nemmeno ci spero più.
Il sole è così coperto dalle nuvole.
Tu sei coperta dal tuo lui, ora, che forse ti sta stringendo a sé sotto coperte che, invece, per me, sapranno sempre di noi.
E sai, va bene così, perché se ci penso io, quelle che siamo ora, una accanto all'altra, non le so immaginare. Siamo cambiate, siamo cresciute, e forse non siamo più così compatibili come sembrava.
Però che bella che sei, che belli i tuoi occhi, che bello il tuo sorriso, il modo in cui ti muovi mentre canti.
Che bella che sei.
Lo sarai per sempre agli occhi miei, anche se non ti vedo e non ti guardo più.

Oggi ho un'intervista, mi chiederanno di parlare del mio primo singolo che uscirà tra poche ore, tu lo conosci già ma ho aggiunto delle parti.
È interamente dedicato a te, è tutto il mio cuore, è il sogno che esce dal cassetto e si materializza. È il foglio stropicciato sul letto a notte fonda mentre tu mi guardi con gli occhi di chi ce l'ha fatta e vuole che ce la faccia anche io.
Forse avevi ragione, Gà, forse anche io ho un posto, forse la mia musica merita di essere ascoltata.
Vorrei dirti tutto questo in faccia, e invece continuo solo a pensarlo mentre fisso davanti a me la sedia su cui amavi sederti quando ancora vivevano insieme nella mia nuova casa, che prima era nostra, lontano dalla mia famiglia che di amore non ha avuto quasi niente, ma vicina alla tua, che c'è sempre stata per entrambe. Frida ogni tanto viene a trovarmi, mi chiede cosa è successo tra noi, e perché non ci vede più insieme.
Ed io non so rispondere, tu l'hai capito cosa è successo?
Forse è vero che il tempo allontana, e che le situazioni e gli impegni fanno sì che questa lontananza mentale persista. Eppure tre anni fa stavamo qui, per la prima volta. Te lo ricordi?
È un anno che non sei qui, un anno in cui mi sono data da fare per la mia, di musica, e per una buona volta ti ho messa in secondo piano. Un anno in cui non sono riuscita a guardare né a toccare nessuna, un anno in cui tu ti sei messa accanto l'ultima persona con la quale avrei immaginato tu potessi condividere la tua quotidianità. Non lo sopporto, lo sai, ma quanto lo invidio, quanto vorrei essere Marco solo Dio lo sa.
Anche se so che noi due saremo sempre noi due, e che mai nessuno potrà essere lontanamente paragonabile a quell'amore così strano ma vero che ci legava.
Non ci sei. Non qui. Non ora.
E lì dove sei tu non ci sono nemmeno io, ma se qualcosa dovesse andare storto, cercami, arriverò con il fiatone e gli occhi stanchi, ma pronti ad ascoltarti e a guardarti come mai nessuno, al di fuori di me, saprà fare mai.
I sorrisi, gli occhi lucidi, le gambe che tremano, le farfalle nello stomaco, l'amore, i traguardi, le cose belle e inaspettate, quelle belle e cercate tanto.
Ti dedico tutto.
Ma ti dedico soprattutto il mio primo brano, una promessa eterna, quella che ci siamo fatte quella notte, occhi negli occhi, su un letto sfatto pieno di sogni.
Ci sarò, ora e sempre.
"Luci accese" sono io.
"Luci accese" è per te.

Tra qualche ora metterò il prossimo, che sarà il penultimo.
L'ultimo arriverà dopo la mezzanotte, capirete il perché.
Fatemi sapere cosa ne pensate❤️

Un giorno, se ti vaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora