XIII

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Nadia era ormai allo stremo. Aveva tentato di libersi dalle corde con tutte le sue forze, ma l'unica cosa che riuscì ad ottenere furono solchi sanguinanti e doloranti intorno ai polsi.
Continuava a non darsi per vinta perché se voleva andare via di lì doveva farlo alla svelta fino a quando gli ostacoli da dover superare erano soltanto due.
Con un tonfo vide la porta sbattere contro la parete e Ferro avanzare con un sorriso spaventoso .
In quel momento capì che non avrebbe potuto più fare nulla.
L'uomo si avvicinò a lei provocandole brividi di terrore. Aveva già visto quegli occhi. Aveva già conosciuto quello sguardo. Quello di chi credeva di essere il padrone di tutto. Quello di chi non aveva paura di nulla e quello di chi aveva perso ogni umanità.
<Finalmente nessuno potrà interromperci mia cara. >Le disse accostando la bocca all'orecchio e leccandole il lobo.
Sembrava un cacciatore che aveva appena raggiunto l'animale colpito per poterlo finire.
Con un cenno della testa diede ordine ad uno dei suoi sottoposti di prendere ciò che gli serviva.
Lo sconosciuto infatti dopo aver recuperato qualcosa su un tavolino si posizionó di fianco a Nadia.
Solo in quel momento vide che in mano aveva una siringa piena di uno strano liquido. La ragazza preoccupata cercó di allontanarsi facendo quasi capovolgere la sedia alla quale era legata.
Il gesto provocò la risata di Ferro che afferrò il suo braccio con violenza e la costrinse a guardarlo.
<Non ti preoccupare piccola ci divertiremo molto insieme. >In quello stesso momento l'altro uomo le infilò la siringa nella spalla e la svuotó.
<Sei la fortunata che potrà provare per prima la nostra nuova droga. Ti permetterà di godere appieno di quello che sta per succedere senza che tu possa interrompere. >finì la frase con una grassa risata,poi incroció le braccia al petto e rimase pazientemente ad aspettare.
Poco dopo la ragazza iniziò a mostrare segni di cedimento e quando fu sicuro che la droga avesse fatto effetto la slegó e la lanció su un materasso lurido appoggiato al pavimento.
<Accendi la telecamera! >Ordinó mettendosi a cavalcioni su di lei<Il tuo amore sarà felice di vederti godere come una puttana. >
Nadia sentiva il sesso di lui premere contro il suo ventre tentò di colpirlo con un pugno, ma l'unica cosa che ne uscì fu una carezza.
Quella droga le aveva tolto ogni capacità di movimento tenendole la mente vigile. Tutti i muscoli del suo corpo ormai non rispondevano più ai suoi comandi.
Fu assalita da disgusto e rabbia perché quella roba era stata creata appositamente per permettere a bestie come lui di poter approfittare di povere ragazze indifese.
Ferro abbassò la cerniera del pantalone liberando con le mani il suo membro eretto. Nadia inorridita chiuse gli occhi cercando di pensare a qualcos'altro, qualcosa che l'avrebbe distratta da quella violenza.
Improvvisamente il suo pensiero volò a Carlotta. Non era pentita di averla protetta e di essere in quel luogo al posto suo. Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Non avrebbe permesso a nessuno di cancellare il suo sorriso contagioso.
Era giusto così... Continuava a ripetersi. Lo aveva capito ormai da molto tempo che il sangue che scorreva nelle sue vene sarebbe stato un grande fardello da sopportare. Per quanto ci provasse si sentiva in debito con tutte quelle persone che, chi le aveva dato la vita, aveva fatto soffrire.
Toccava a lei pagare i debiti della sua famiglia.
Ferro le diede uno schiaffo sul viso con forza affinché lo guardasse. Nadia sentì la guancia bruciare e le lacrime pizzicarle gli occhi. Lo guardó con disprezzo e tentò nuovamente di colpirlo, ma anche il secondo tentativo andò a vuoto.
Ormai era un burattino nelle sue mani, era prigioniera del suo stesso corpo.
<Mi piacciono le ragazze combattive come te, mi piace vederle lottare, soffrire per i propri ideali e piegarle nel momento in cui credono di avercela fatta>disse lui afferrandole il mento e infilando con ferocia la lingua dentro la sua bocca.
Nadia era disgustata, la sentiva muoversi velocemente e cercó di stringerla tra i denti.
Ferro si allontanò subito tenendosi con una mano il labbro ferito e colpendo nuovamente il viso di Nadia.
<La pagherai per questo. > e senza alcuna delicatezza iniziò a spogliarla.

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