VIII

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Nadia si rigiró per l'ennesima volta tra le lenzuola, quella sera proprio non riusciva a prendere sonno. Troppi pensieri si affollavano nella sua mente che uniti al dover stare rinchiusa in una casa sconosciuta le facevano un certo effetto.
Quello che sarebbe potuto succedere a Dominica non la faceva stare tranquilla,sperava di essersi liberata del male ma aveva capito che era  ovunque. Non serve a nulla fuggire perché in ogni angolo del mondo c'è  quel buio che sa celarsi molto bene dietro la normalità.
Guardò nuovamente il soffitto e ripensó alla telefonata di qualche ora prima con Greta.
La donna preoccupata per l'assenza di Nadia le aveva posto mille domande alle quali però neanche Nadia era stata in grado di rispondere. Le aveva mentito dicendo che era andata a trovare una zia malata e che per qualche giorno sarebbe stata lontana.
Non le piacevano le bugie, ma non voleva che Greta si preoccupasse ulteriormente per lei, la situazione era già strana di suo.
Durante tutta la chiamata si sentiva in sottofondo il chiasso ormai familiare del locale e Nadia si rese conto che in qualche modo le mancava. Certo sapeva che ciò di cui aveva nostalgia non era il pub o i clienti, ma la sua quotidianità. Quella monotona quotidianità ben lontana dai giorni grigi della sua infanzia ed emblema di una vita nuova.
Sospirò sconfitta e decise di fare due passi.
Mise i piedi sul pavimento e colpì qualcosa che rotolando fece un forte rumore,si giró verso Carlotta che per fortuna non aveva sentito nulla.
Uscì piano e scese al piano di sotto.
L'intera casa era avvolta nel silenzio e Nadia si chiese se Nicolas fosse tornato. Era ancora confusa perché non riusciva a capire il suo desiderio recondito di vederlo.
Avanzó nel corridoio osservando le fronde degli alberi mosse dal vento. Continuó a camminare finché sentì uno strano rumore. La ragazza si avvicinò all'unica porta aperta e sbirció.
Sembrava che la luna si specchiasse sul pavimento bella come non mai. Senza neanche rendersene fece dei passi in avanti fino a quando uno scroscio d'acqua la fece fermare.
Quello che lei credeva fosse pavimento era in realtà una piscina e nonostante la poca luce riconobbe subito Nicolas. Riusciva  a distinguere nitidamente i muscoli ben definiti che ad ogni bracciata si contraevano e come ogni volta in sua presenza il suo corpo si fossilizzava.
Nicolas diede altre due bracciate fino ad arrivare al bordo della piscina, spostò i capelli bagnati che aveva sul viso e si asciugó gli occhi. Fu solo un quel momento che si accorse di non essere più solo. Si mise subito in allerta, ma non appena riconobbe la persona vicino alla porta si tranquillizzó. A quell'ora dovevano essere tutti a dormire per cui non si aspettava di vederla là.
Non era in grado di dire se quella sorpresa gli facesse piacere o meno. Aveva fatto un patto con se stesso di non lasciarsi mai andare ai sentimenti, quegli inutili momenti di debolezza, ma quella donna lo destabilizzava. Anche se tentava in tutti i modi di non badare a lei, la verità era che da quando l'aveva incontrata finiva sempre per pensarla.
Sorrise tra sé quando si accorse che anche lei era nella sua stessa situazione. Immobile al centro della stanza lo fissava.
Nicolas senza mai staccare gli occhi da quelli di lei inizió a nuotare nella sua direzione.
Quando le fu abbastanza vicino le disse<Vieni>
A quel punto Nadia riprese un pò di sanità e si rese conto che non avrebbe dovuto trovarsi lì. <Io scusami vado via sub....>
<Vieni.> la interruppe Nicolas.
La sua non era una richiesta, ma l'ordine  di chi non era abituato a chiedere.
Nadia non sapeva cosa fare sin da piccola era terrorizzata dall'acqua, fin da quando aveva assistito alla morte di un'intera famiglia nelle torbide acque del lago.
Quello che la frenava in realtà non era il timore di affogare, ma paradossalmente il fuoco che stava divampando dentro di lei.
Non le piaceva sentirsi come una marionetta nelle sue mani, ma la curiosità e l'eccitazione avevano preso il sopravvento su ogni tipo di dubbio.
Si avvicinò ad una sdraio ed iniziò a spogliarsi. Rimasta solo in mutande e reggiseno si diresse verso la scaletta. Scese i primi gradini e sotto gli occhi attenti di Nicolas si sentiva completamente nuda davanti a quello sguardo da cacciatore che aveva appena individuato la sua preda. Lui si avvicinò cauto avvertendo la sua paura, la prese per i fianchi e la fece immergere in acqua. La strinse di più a sé muovendosi piano verso il centro dell'enorme vasca. Quando Nadia si accorse di essere circondata solo da acqua iniziò ad agitarsi muovendo braccia e gambe.
<Ferma! > comandó rude e lei si immobilizzó all'istante.
<Hai paura? >le chiese.
<Certo che ne ho. >
<Hai paura che possa lasciarti affogare. >
<Certo! > rispose lei sempre più arrabbiata, proprio non riusciva a capire dove volesse arrivare.
<Perché sono un mafioso? >
Nadia lo guardó assottigliando gli occhi <non mi interessa che cavolo tu faccia per vivere, dentro ad ognuno di noi c'è un demone nascosto sia che tu sia un mafioso o un barbiere. Ora basta prendermi in giro riportami alla scaletta >
Nicolas rimase un pò perplesso dalla sua risposta e la osservò stranito.
Nadia allora si avvinghió al suo collo per sentirsi più sicura, ma quella fu la scelta sbagliata.
Il suo corpo aderì perfettamente a quello di lui e ogni centimetro della sua pelle sembrava stesse andando a fuoco. Anche Nicolas rimase spiazzato dalle sensazioni che la sua vicinanza provocava in lui, persino il profumo di lei si era fatto più forte. E quando la ragazza voltò il viso per guardarlo negli occhi a separare le loro bocche c'erano solo una manciata di centimetri. Riuscivano a sentire il respiro caldo dell'altro accarezzare la loro pelle.
Goccioline di acqua erano incastrate nelle lunghe ciglia di lui.
Nessuno dei due emise più un suono, continuavano a guardarsi lottando tra il desiderio e la razionalità. Sapevano entrambi che non era una buona cosa avvicinarsi.
Nicolas rappresentava per Nadia quel mondo dal quale era scappata e lei simboleggiava per lui una debolezza.
Cedere significava sconfitta.
<Signore! > la voce di Amir risuonó forte nella stanza prendendo alla sprovvista entrambi. L'uomo che era convinto di trovare solo il suo capo tossì imbarazzato <Signore abbiamo un problema > aggiunse prima di uscire in fretta  .
Nicolas fu grato di quella interruzione perché le cose stavano prendendo una piega sbagliata. Senza dire una parola portò Nadia fino al bordo e dopo aver recuperato un asciugamano andò via.
La ragazza guardò le sue spalle larghe allontanarsi per sparire poi oltre la porta. Non capiva cosa fosse successo. Un attimo prima erano avvinghiati e l'attimo dopo lui sembrava stesse letteralmente scappando.
Prese anche lei un asciugamano, la avvolse intorno al corpo e si sedette sul bordo. Con i piedi nell'acqua osservava l'immagine della luna che ondeggiava nel buio.
Forse non era stata una buona idea quella di accettare il suo invito, avrebbe dovuto rifiutare e andare via perché quella strana sensazione di vuoto che sentiva in quel momento proprio non le piaceva.
Si distese su una sdraio guardando il cielo stellato sulla sua testa. Quella sera non aveva nulla che ricordava il terribile acquazzone di poche ore prima.

Nicolas attraversó il corridoio lasciandosi dietro di sé una scia di goccioline d'acqua, sentiva ancora il corpo caldo e la mente ancorata all'immagine di lei mezza nuda.
Entró nel suo studio incontrando la faccia di Massimiliano che non prometteva nulla di buono.
<Signore ha intercettato un nuovo carico, quando siamo intervenuti era già tutto sparito. Alcuni uomini stanno cercando di recuperarlo. >Gli spiegò brevemente Amir.
<Quel Ferro mi sta davvero facendo arrabbiare. Questo non è il carico che abbiamo anticipato? >
Chiese e gli uomuni nella stanza annuirono.
<Allora come è possibile che lui ci abbia messo le mani? >Urlò buttando all'aria le cose che si trovavano sulla scrivania. <Abbiamo cambiato orario e destinazione proprio per evitare tutto questo, quindi come ha potuto Ferro saperlo?>Gridò con ancora più rabbia.
<Una spia. >disse quasi sussurrando Massimiliano.
<Cosa?>Chiese Nicolas.
<Una spia. >ripeté ad alta voce <è l'unica spiegazione valida. Voglio dire abbiamo accelerato i tempi e solo in  pochi lo sapevamo, quindi.... > lasciò in sospeso la frase.
<una spia?! >Ripeté Nicolas quasi incredulo. Massimiliano doveva avere ragione perché neanche lui riusciva a capire come potesse Ferro essere ovunque. <Amir chiudi la porta. >
L'uomo eseguì subito l'ordine.
Nella stanza c'erano solo gli uomini di cui Nicolas si fidava ciecamente, gli unici su cui poteva contare per scovare l'impostore.
<Amir il tuo compito da adesso è scoprire chi è che sta facendo il doppio gioco e tu Massimiliano tieni  gli occhi aperti. Chiunque sia pagherà con la vita questo affronto. >
Amir annuì con il capo e lasció la stanza.
<Come intendi procedere? > Massimiliano si avvicinò alla scrivania.
<Saremo noi in prima persona a prendere accordi e incontrare clienti, nessun intermediario, solo io e te sapremo cosa sta succedendo. >
<Va bene. E per il carico di stanotte? >
<Chiama Raffael prima di domattina deve farci sapere dov'è finita la roba. >

A quel punto anche Massimiliano lasció la stanza lasciando Nicolas da solo.
L'uomo si avvicinò al carrellino dei liquori, riempì un bicchiere di whisky e lasciò che l'alcol gli bruciasse in gola. Lanciò il bicchiere ormai vuoto che si disintegrò contro la parete.
Uscì e si avviò verso la sua camera , ma prima di mettere il piede sul gradino cambiò idea.
Era passata un'ora da quando aveva lasciato controvoglia quella stanza e senza una motivazione reale ripercorse il corridoio per tornare proprio lì.
Varcó la soglia e lei era  su una sdraio che beatamente dormiva.
Si avvicinò piano senza fare rumore e con delicatezza le spostò una coccia di capelli bagnati dal viso.
Rimase qualche attimo ad ammirarla,come se fosse quella luce in fondo ad un tunnel che in precedenza sembrava infinito e in qualche modo la vista di lei aveva alleggerito almeno un pò il suo umore pessimo.
La osservò ancora come si fa con un diamante prezioso tanto perfetto, ma altrettanto pericoloso.
<Nadia. >la chiamò e lei subito aprí gli occhi sorpresa di trovarlo lì. <stai congelando torna in camera. >le disse prima di andare via.
Nadia si mise a sedere strofinando gli occhi. Il comportamento di lui la spiazzava ogni volta, perché era in grado cambiare nell'arco di qualche minuto. Sconfitta e assonnata recuperò i suoi vestiti e salì al piano di sopra per fare una doccia calda.
<Nadia? >la voce di Domica fece eco nel corridoio.
<Ehi come ti senti? >
<Molto meglio. E tu? Perché hai i capelli bagnati .?>
<oh si è che mi era venuta molta sete e non ho finito di asciugarli. >
Nadia la guardò meglio, non sembrava intenzionata a muoversi da lì.
<Dominica?! Sei sicura di stare bene? >
<io... >la donna non finì la frase perché iniziò a piangere.
Nadia le mise una mano sulla spalla<Se ti fa stare più tranquilla dormirò con te stanotte va bene? >
Dominica le sorrise grata finalmente nella sua vita aveva trovato un'amica

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